di Mario URSINO
I Cento Anni di “Valori Plastici” (1918-1921)
Ai primi di aprile del 1990 fu presentato all’asta da Christie’s di Roma l’archivio di Mario Broglio (Piacenza 1891 – Lucca 1948), pittore, collezionista, e fondatore a Roma con Roberto Melli (1885-1958) della celebre rivista Valori Plastici nel 1918.
La stampa diede notizia della suddetta asta con uno scettico commento sulle possibilità che una tale importante raccolta potesse essere assicurata “a qualche pubblica istituzione” (“Il Giornale”, 1° aprile 1990), data l’imminenza della vendita in una sede dove solitamente lo Stato non compete. E invece fu questa l’occasione per una sorprendente smentita da parte delle pubbliche istituzioni, ovvero della Galleria Nazionale d’Arte Moderna, che, già in possesso di un dettagliato elenco del prezioso fondo documentario, ne dichiarò l’eccezionale interesse con una notifica-lampo (D.M. 9 aprile 1990) alla Casa d’Aste Christie’s al fine di poter esercitare il diritto di prelazione, al prezzo battuto, il 10 aprile 1990, appunto nella sede di Roma.
Velocemente attivai, incaricato dall’allora Soprintendente Augusta Monferini di inviare al superiore Ministero, all’attivissimo e sensibile Direttore Generale Francesco Sisinni (altri tempi!), una relazione storico-artistica sull’importanza di codesto Archivio, al fine di consentire all’Amministrazione di valutarne l’eccezionalità e avviare il previsto meccanismo della tutela ai sensi della storica legge 1° giugno 1939, n. 1089, poiché il fondo – recita poi il provvedimento ministeriale sopra citato – documenta: “in maniera primaria gli sviluppi dell’arte europea e italiana dagli anni Dieci al termine della Seconda Guerra Mondiale”; in tal modo la Galleria Nazionale d’Arte Moderna poté acquisire l’importantissimo Archivio “Valori Plastici”. Si tratta di una composita documentazione che include gli originali completi della famosissima rivista (1918-1921) e delle sue pubblicazioni monografiche: la prima fu dedicata a Giorgio de Chirico con dodici illustrazioni di sue opere, ormai celebri, preceduta da uno studio critico di Carrà, da una presentazione biografica di Savinio e numerosi giudizi critici di Ardengo Soffici, Louis Vauxcelles, Etienne Charles, André Salmon, Roger Marx, Maurice Reynal, Giuseppe Papini, Guillaume Apollinaire (si veda l’edizione francese con l’elenco delle opere [fig. 1] con la riproduzione dell’Autoritratto di de Chirico del 1920, con la famosa scritta Et quid amabo nisi quod rerum metaphysica est?, Monaco, Staatgalerie Modernkunst [fig. 2].
Numerose, inoltre, sono le lettere, le foto, i disegni, e i documenti che testimoniano la formazione della rivista e delle attività degli artisti riuniti intorno al periodico, come Carrà, de Chirico, Melli, Arturo Martini, Savinio, Soffici. Importanti monografie e studi furono poi dedicati all’arte e agli artisti stranieri dell’avanguardia, da Kandiskij a Klee, a Picasso e ai maggiori protagonisti del cubismo, a movimenti quali De Stijl e Blaue Reiter.
Va ricordato, a questo proposito, che circa cinquant’anni fa (1969) la rivista Valori Plastici 1918-1921 fu riedita in copia anastatica, conforme all’originale a cura degli Archivi d’Arte del XX secolo – Roma e dall’editore Mazzotta-Milano.
Franco Russoli (1923-1977) nel recensire questa importante ristampa scriveva sul “Corriere della Sera” nell’aprile 1970:
“Vi si leggono scritti e vi si vedono riprodotte opere di artisti che furono, nell’anteguerra, promotori e protagonisti dell’avventura futurista e di altre eversive avanguardie culturali. Ma il clima e il comportamento sono totalmente cambiati: in quelle pagine spira un’aria rarefatta, vi aleggia uno spirito severo e meditativo, piuttosto teso verso la rivelazione di una realtà eterna e immutabile dei diversi aspetti occasionali del vero, che non alla tumultuante esaltazione del presente dinamico e del futuro affascinante”.
Si tratta, come è noto, del “ritorno all’ordine”, alla grande tradizione italiana del Trecento e Quattrocento, del “ritorno al mestiere” predicato da de Chirico, Savinio e Carrà, e diffuso attraverso un’aura metafisica, filosofica e culturale che trovava il suo parallelo letterario negli scrittori e critici della La Ronda, 1919-1923, altra celebre rivista dell’epoca (dove apparvero scritti dello stesso de Chirico e Savinio), formata da Riccardo Bacchelli, Antonio Baldini, Bruno Barilli, Vincenzo Cardarelli, Emilio Cecchi, Lorenzo Montano, Aurelio Saffi che praticavano la “prosa d’arte” come mezzo di rinnovamento linguistico: affermava infatti Cardarelli nel “Prologo” in apertura di questa rivista nel 1919:
“Il nostro classicismo è metaforico e a doppio fondo. Seguitare a servirsi con fiducia di uno stile defunto non vorrà dire per noi altro che realizzare nuove eleganze, perpetuare insomma, insensibilmente, la tradizione della nostra arte”.
È ciò che nella pittura ha fatto in massimo grado Giorgio de Chirico.
A Broglio quindi va il merito di aver colto il senso di questa diffusa tendenza da lui fatta confluire in forma di aperto dibattito su Valori Plastici, di cui furono pubblicati quindici numeri: il primo è del 15 novembre 1918, l’ultimo è il n. 5, anno III, del settembre-ottobre 1921.
Il primo numero si apre con l’illustrazione di un dipinto di Carrà (oggi celeberrimo), L’ovale delle apparizioni, 1918 [fig. 3] (acquistato per le collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna nel 1986 dalla famosa collezione di Riccardo Jucker), e con uno scritto dello stesso artista dal titolo, in un certo senso simmetrico, Il quadrante dello spirito [fig. 4]; nello stesso numero è riprodotto anche il famosissimo dipinto di de Chirico, Il grande metafisico, 1917 [fig. 5], appartenente al Museum of Modern Art di New York. I numeri 2 e 3 sono dedicati interamente alle avanguardie francesi con interventi di Salmon, Cocteau, Jacob, Dermée, Birot, Cendrars, Breton, Soupault, Aragon.
Ma l’importanza dell’Archivio “Valori Plastici” non consiste solo nella raccolta degli originali della rivista, come si è detto, dei documenti sulla sua storia, delle pubblicazioni monografiche da essa curate, ma serve ancora a ricostruire la figura e la personalità di Mario Broglio (v. Autoritratto, 1934, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna [fig. 6]) come artista e collezionista. In questo senso l’archivio viene a ricongiungersi a due serie importantissime di disegni di de Chirico che avevano fatto parte della collezione di Broglio e di sua moglie, la pittrice Edita Walterowna Zur-Muelen (Smiltene, Lettonia 1886 – Roma 1977): si tratta dei bellissimi dodici disegni per il dramma fantastico di Massimo Bontempelli, Siepe a Nord-Ovest, edito da
Valori Plastici nel 1922 [da fig. 7 a fig.18], e di cinque rarissimi disegni del periodo metafisico ferrarese eseguiti da de Chirico tra il 1916 e 1918, entrati nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna rispettivamente nel 1987 e nel 1978. I cinque disegni metafisici [da fig. 19 a fig. 23], come è noto, sono: Il filosofo e il poeta, 1916, L’Apparizione, 1917, La Sposa Fedele, 1917, Consolazioni metafisiche, 1918, La Casa del poeta, 1918 (di cui due, La Sposa Fedele, 1917 e Consolazioni metafisiche, 1918, furono pubblicati sulla rivista del maggio-giugno 1920), e colmano in parte la documentazione nel nostro museo del “pictor optimus” di quegli anni cruciali del primo periodo metafisico.
Essi facevano parte di un gruppo che Broglio aveva trattenuto per sé a conferma dell’alto interesse che aveva per Giorgio de Chirico. Notevole è stato il suo impegno nel promuovere mostre in Italia e all’estero di artisti italiani, e in particolare di de Chirico con il quale aveva stabilito contatti quasi in esclusiva tra il 1919 e il 1922 (di cui l’Archivio ovviamente dà conto come nella seguente lettera di de Chirico a Broglio:
“Caro Broglio, in seguito alla tua lettera del 23 ottobre 1919 ti confermo di accettare la tua proposta per una collaborazione letteraria mensile alla tua rivista contro compenso di £ 50 (cinquanta) per pagine 6 di stampa almeno. Mi vincolo inoltre a non pubblicare i miei scritti in nessuna rivista d’Italia o all’estero per il periodo di un anno. Ti saluto caramente Giorgio de Chirico”).
Per concludere va ricordato che Mario Broglio promosse sin dal 1919 per l’amico de Chirico esposizioni a Roma (Galleria Bragaglia), a Parigi da Paul Guillaume, a Ginevra e a Berlino nella Galleria Nazionale,
e l’ultima nel 1922 a Firenze alla “Fiorentina Primaverile”, data che segna anche il declino di Valori Plastici sia come editoria, sia come movimento artistico.
Mario URSINO Roma aprile 2018