di Claudio LISTANTI
A colloquio con i vincitori del 75mo concorso di Canto del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto
Recentemente sono stati comunicati i vincitori del 75mo Concorso di Canto del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Sono sette giovani cantanti: Maria Stella Maurizi soprano, Sara Cortolezzis soprano, Giacomo Pieracci basso, Oronzo D’Urso tenore, Elena Finelli soprano, Matteo Lorenzo Pietrapiana basso-baritono e Elena Salvatori soprano. Hanno superato il severo e competente giudizio della Giuria, presieduta dalla grande Mariella Devia, e composta dal musicologo Giancarlo Landini e dai rappresentanti della Direzione Artistica dell’Istituzione, Michelangelo Zurletti e Enrico Girardi che ha esaminato una cospicua quantità di concorrenti provenienti da tutta Europa.
I nominativi di questi sette cantanti si vanno aggiungere alla lunga lista di cantanti lirici ai quali il Concorso ha offerto, in questi 75 anni, di ottenere una valida ribalta, e tra questi anche cantanti divenuti poi grandi nomi della lirica.
Ad essi è destinata una borsa di studio destinata al loro perfezionamento vocale e all’approfondimento dell’interpretazione vocale, recitazione, preparazione dello spartito con celebri cantanti, registi e direttori d’orchestra. Una attività completata anche da lezioni di Storia del Melodramma, lingua straniera, movimento corporeo, mimo e danza con abbinato anche un corso di foniatria specifico per la voce cantata.
Abbiamo intervistato alcuni di questi sette cantanti risultati vincitori per permettere ai nostri lettori una conoscenza più approfondita di questi giovani interpreti per un colloquio dal quale emerge la loro cura nell’affrontare lo studio di questa difficile arte per raggiungere il tipo di repertorio scelto ed i personaggi fondamentali ad esso legati e, soprattutto, avere ben presente il traguardo da raggiungere con la maturità.
Maria Stella Maurizi. Soprano. Anni 22
-Dalle graduatorie leggiamo che lei ha ottenuto il punteggio più alto nella graduatoria del Concorso di quest’anno. Per tutti gli appassionati è questo un fattore di stimolo e interesse. Nelle specifiche del concorso la sua voce è classificata come ‘soprano’. È un termine vasto nei contenuti e quindi vorrei chiederle in quale tipologia di soprano può essere classificata la sua voce anche se, vista la sua giovanissima età, potrebbe mutare le caratteristiche con lo sviluppo della carriera.
R: Gli insegnanti che mi hanno seguita durante il percorso di studi mi hanno indirizzata verso il repertorio di soprano lirico pieno, con la consapevolezza che in un futuro potrei approcciare il repertorio più drammatico.
-Quali sono stati i suoi maestri e quali hanno influito di più sulla sua preparazione?
R: Ho iniziato la mia preparazione con il mezzosoprano Beatrice Mezzanotte, anch’essa vincitrice del concorso di Spoleto, la quale mi ha permesso di scoprire il mondo dell’opera e di predisporre le basi per sviluppare la mia vocalità. Ho poi potuto perfezionare la tecnica e ampliare il repertorio grazie alla mia attuale Maestra di canto al Conservatorio Rossini, Anna Vandi, che mi segue da tre anni e alla quale sono molto grata per aver avuto fiducia in me e per essere riuscita a valorizzarmi.
-Quale è il personaggio al quale la sua voce e il suo modo di interpretare vorrebbe essere legata?
R: Personalmente mi sento fortemente legata ai personaggi femminili più forti, impavidi ed emancipati dell’operistica, capaci di rivaleggiare e prevalere sui ruoli maschili più di impatto. Penso a personaggi con caratteri straordinari: dalla composta sofferenza della Contessa de “Le nozze di Figaro”, passando per la folle autorevolezza di Lady Macbeth e arrivando alle donne pucciniane di maggior trasporto emotivo quali Tosca e Turandot.
-Ad oggi ha partecipato ad esecuzioni di opere liriche?
R: Non ho mai partecipato a produzioni operistiche, questo del Teatro Lirico Sperimentale sarà il mio vero e proprio debutto e sono veramente entusiasta di potermi mettere alla prova in un contesto così entusiasmante.
-Quale è l’operista al quale si sente più vicina per le sue caratteristiche di voce?
R: Da un punto di vista vocale mi sento molto vicina alla scrittura verdiana perché riesce a creare un connubio perfetto tra lo stile belcantistico e la forza espressiva trascinante e coinvolgente che caratterizza il dramma musicale messo in scena da Verdi.
-Nel suo curriculum leggo che lei è di origine umbra. Sente un particolare legame con lo ‘Sperimentale’ che è uno dei frutti dello sviluppo culturale della sua regione?
R: Purtroppo, i miei studi in Umbria sono stati molto brevi e non mi hanno permesso di creare un legame effettivo con la realtà locale. Posso dire però che già nel periodo di permanenza trascorso qui ritengo lo Sperimentale una realtà incredibilmente stimolante e di alto perfezionamento.
Giacomo Pieracci. Basso. Anni 25
–Il suo curriculum ci dice che la sua è classificata voce di basso. È un termine un po’ generico e le chiedo a quale tipo di basso e di repertorio possiamo classificare la sua voce anche se, vista la sua giovanissima età, potrebbe mutare le caratteristiche con lo sviluppo della carriera.
R: Mi identifico attualmente come un basso-cantante tendente al profondo, in quanto ho spesso affrontato un repertorio belcantistico anche se mi sto perfezionando, e sto quindi cercando di acquisire, le competenze che mi permettano di spaziare in vocalità eterogenee e in repertori sempre più vasti.
-Quali sono stati i suoi maestri e quali hanno influito di più sulla sua preparazione?
R: Durante il mio percorso di studi che sto per terminare, ho avuto l’opportunità di incontrare diversi professori, ma ce ne sono alcuni che per me sono stati fondamentali. In primis Luigi Pagliarini, che per primo mi ha introdotto al mondo del canto non appena sono entrato in conservatorio, attraverso il canto corale (che considero una disciplina fondamentale per la mia formazione e per la mia attività di musicista, in particolare la musica corale polifonica) e successivamente indicandomi la strada del canto lirico. Poi Maurizio Leoni, professore indispensabile per il mio percorso, in quanto è il maestro con cui ho affrontato le prime vere difficoltà tecniche e con cui ho esaminato i primi ruoli, in un percorso durato quattro anni. Altri due maestri fondamentali per la mia preparazione al mondo del canto sono stati (e sono tutt’ora) Gabriele Lombardi e Marina Comparato che mi hanno convinto, spronato, preparato e fortemente sostenuto a partecipare al concorso del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto. Questi sono i maestri che sono stati indispensabili durante il mio percorso di studi. E lo rimarranno per molti anni ancora.
-Nel suo curriculum leggo che studia anche direzione d’orchestra. Tale esperienza influisce sul modo di cantare ed interpretare i vari personaggi?
R: La direzione d’orchestra è un elemento molto importante della mia vita da musicista. Sicuramente mi aiuta a capire meglio dal punto di vista analitico l’opera che affronto, ma anche a cercare di capire alcuni aspetti drammaturgici dei personaggi che il compositore ha pensato nel momento in cui stava scrivendo. E poi ammetto che mi diverto molto a studiare le opere anche dal punto di vista del direttore d’orchestra: qui i fiati, lì gli archi, qua corni e timpani. È molto stimolante capire cosa succede in buca mentre sei sul palco con gli occhi puntati sulla bacchetta.
– Quale è il personaggio al quale vorrebbe essere legato per la sua voce e il suo modo di interpretare?
R: Il personaggio in cui mi ritrovo maggiormente e che amo di più in questo momento è Banco dal “Macbeth” di Verdi. È un ruolo che ho costruito (e sto costruendo) passo dopo passo, prima scontrandomici dal punto di vista tecnico e successivamente dal punto di vista interpretativo. È un ruolo che devo ancora far maturare ma sono certo che col tempo migliorerà sempre di più.
-Ad oggi ha partecipato ad esecuzioni di opere liriche?
R: Finora la maggior parte degli impegni su un palcoscenico hanno sempre riguardato piccole produzioni che sono gravitate intorno al mondo dei conservatori. Ma qualche piccolo ruolo l’ho debuttato in teatri minori, come Norton da “La cambiale di matrimonio” di Rossini o Simone dal “Gianni Schicchi” di Puccini.
-Quale è l’operista al quale si sente più vicino per le sue caratteristiche di voce?
R: L’operista che sento più vicino alla mia vocalità in questo periodo è Verdi, ma devo confessare che c’è un secondo operista a cui sono molto affezionato e che sento molto vicino: Monteverdi. Con la sua musica ho un rapporto un po’ speciale. Il primo personaggio affrontato su un palcoscenico, in forma di concerto, fu Caronte da “L’Orfeo” per il Monteverdi Festival di Cremona. Successivamente, in differenti occasioni, ho interpretato Seneca ne “L’incoronazione di Poppea” e Plutone ne “Il ballo delle Ingrate” (anche se quest’ultimo non è propriamente un’opera, ma un madrigale rappresentativo).
Matteo Lorenzo Pietrapiana. Basso-baritono. Anni 28
-Il suo curriculum ci dice che la sua è classificata voce di basso-baritono. È un tipo di voce particolare anche piuttosto impegnativa per l’interpretazione dei personaggi ad essa legati. Ci può spiegare averso quale repertorio si orienta?
R: Ultimamente sto sicuramente orientando i miei studi verso il repertorio buffo, in seguito all’incontro con il maestro Bruno Praticò. Un repertorio questo, che permette sia un’espressione adeguata della vocalità che il perfezionamento, teatralmente parlando, di un’indole scenica alla quale sono da sempre particolarmente legato.
-Quali sono stati i suoi maestri e quali hanno influito di più sulla sua preparazione?
R: I maestri che hanno contribuito maggiormente al mio sviluppo, non solo vocale ma anche artistico e personale, sono senz’altro Alessandro Tenaglia, al quale devo la scoperta più intima e profonda di un’espressività sincera e autentica tramite lo studio del repertorio cameristico; Alda Caiello, che mi ha guidato in quello che ritengo l’inizio vero e proprio del mio percorso, permettendomi anche di scoprire un repertorio meraviglioso come quello moderno; Gioacchino Zarrelli, anch’esso mentore importante con il quale ho affrontato le difficoltà legate alla mia vocalità, avvicinandomi inoltre alle opere rare, spesso sottovalutate ma di grandissimo valore; infine Bruno Praticò, con il quale ho da subito provato una forte affinità, che mi ha istruito sia dal punto di vista tecnico che da quello espressivo, cercando di infondere la sua immensa esperienza teatrale. Sono profondamente grato ad ognuno di loro.
-Quale è il personaggio al quale la sua voce e il suo modo di interpretare vorrebbe essere legato?
R: Oggi direi Don Magnifico de “La Cenerentola” di Rossini, un personaggio senz’altro buffo, ma incredibilmente sfaccettato e profondo, ricco di infinite sfumature e personalità, capace di essere il vero protagonista sotto copertura di un’opera straordinaria e completa sotto ogni punto di vista.
-Ad oggi ha partecipato ad esecuzioni di opere liriche?
R: No, per quanto mi riguarda l’avviamento al debutto sarà letterale, sotto ogni punto di vista. Sinceramente non vedo l’ora di poter rispondere diversamente a questa stessa domanda fra qualche mese, memore di quella che sono certo sarà una bellissima esperienza.
-Quale è l’operista al quale si sente più vicino per le sue caratteristiche di voce?
R: Sicuramente Rossini, oltre ad essere un operista straordinario, capace di reinventarsi continuamente lungo una carriera lunghissima, ha scritto un’infinità di ruoli affini alla mia vocalità. Personaggi meravigliosi che vorrei interpretare e aggiungere al repertorio, ognuno originale e stimolante a suo modo.
Elena Salvatori. Soprano. Anni 22.
-Anche lei Elena, come altre cantanti del concorso, possiede una voce da ‘soprano’ e quindi le rivolgo la stessa domanda rivolta alla Maurizi. Poiché è un termine vasto nei contenuti vorrei chiederle in quale tipo di soprano può essere classificata la sua voce anche se, vista la sua giovanissima età, potrebbe mutare le caratteristiche con lo sviluppo della carriera.
R: Questa è una domanda molto interessante sulla quale ho avuto modo di soffermarmi particolarmente in questo anno di pandemia. Non avendo potuto prendere lezioni pratiche, infatti, ho avuto modo di concentrarmi sulla teoria. Malgrado io abbia cercato di definire ad ogni costo la mia vocalità, la mia insegnate mi ha ricordato che siamo cantanti, “non macchine che si possono codificare”. Alla domanda, quindi, risponderei così: ad oggi ho tendenzialmente una voce chiara e mi sento più a mio agio su ruoli vivaci e giovani, forse più riconducibili ad un soprano leggero, ma credo che la mia vocalità stia maturando e, pur rimanendo chiara, abbraccerà un repertorio più lirico.
-Quali sono stati i suoi maestri e quali hanno influito di più sulla sua preparazione?
R: La mia maestra di canto è Wilma Vernocchi, celebre soprano forlivese che mi ha preso sotto la sua guida appena tredicenne comprendendo a fondo la mia personalità, emotività e determinazione. Negli anni mi ha coinvolta con passione nel mondo della lirica cercando di ampliare il più possibile la mia prospettiva, stimolandomi a frequentare nuovi ambienti e insegnati e trasmettendomi un insegnamento basato su serietà e professionalità.
-Nel suo curriculum è riportato il fatto che buona parte delle sue esperienze di studio e di partecipazione ai concerti si è svolta all’estero. Quanto ha influito sulla sua preparazione?
R: Fin da giovanissima ho sfruttato le vacanze estive cercando di mettermi in gioco in ambienti diversi, è così che ho partecipato a numerose masterclass in accademie europee trovando ambienti estremamente professionalizzanti, con studenti provenienti da tutto il mondo. Queste esperienze mi hanno accresciuto molto sia come cantante che come persona. Vedere il ruolo che gioca in questi ambienti la musica operistica italiana, che a livello internazionale rappresenta una vera e propria eccellenza, è stato motivo di grande orgoglio.
-Quale è il personaggio al quale la sua voce e il suo modo di interpretare vorrebbe essere legata?
R: Sono una persona molto determinata e ho un’idea di cosa vorrei diventare da grande, ma per scaramanzia e un pizzico di modestia, risponderò con diplomazia. Spero di poter affrontare ogni personaggio che mi capiterà di interpretare da qui al futuro nel migliore dei modi. Sono una vera melomane e non vedo l’ora di poter trovare il ruolo perfetto per me.
-Ad oggi ha partecipato ad esecuzioni di opere liriche?
R: No, nessuna. Onestamente mi ero iscritta a questo concorso per imparare a gestire l’ansia durante delle prove così importanti, senza preoccuparmi della mia poca esperienza. Arrivare tra i vincitori è stata una sorpresa, non ero preparata a tutto questo e nei primi giorni mi sono sentita disorientata e spaventata. Ora sono molto emozionata e non vedo l’ora di avere l’opportunità di mettermi in gioco nella mia prima opera sul palco.
-Quale è l’operista al quale si sente più vicina per le sue caratteristiche di voce?
R: Come già accennato, sono ancora in una fase di studio e ricerca sulle caratteristiche peculiari della mia voce e sto cercando di sperimentare ruoli diversi in diversi stili e periodi. Mi sento attualmente più vicina, come gusto personale, agli operisti italiani del bel canto come Bellini e Donizetti, ma il mio periodo preferito rimane il verismo italiano con Puccini e Mascagni, anche se la mia voce è ancora troppo giovane per rendere al meglio in questi ruoli.
Questa è la premessa della stagione lirica spoletina che sarà aperta il 3 settembre con The rape of Lucretia, di Benjamin Britten e proseguirà il 10 settembre con l’intermezzo settecentesco, praticamente inedito, L’ammalato immaginario di Leonardo Vinci e il 17 settembre con il grande repertorio operistico, Madama Butterfly di Giacomo Puccini.
Claudio LISTANTI 18 luglio 2021