di Marcello FAGIOLO / Francesco PETRUCCI
Riceviamo e volentieri pubblichiamo questi contributi dedicati alla vita e alla figura di Irving Lavin, di Marcello Fagiolo –un documento con le testimonianze di molti studiosi del Centro Studi Cultura e Immagine, inviate alla Sig.ra Marylin – nonché di Francesco Petrucci, direttore del Museo del Barocco Romano di Palazzo Chigi in Ariccia. Ci uniamo alle loro parole con particolare vicinanza, ricordando che About Art ebbe il piacere di ospitare di recente un articolo del Professor Lavin https://www.aboutartonline.com/caravaggio-il-vero-matteo-e-i-beatles-irving-lavin-vs-sara-magister-english-text-with-italian-translation/ il quale mostrò sempre attenzione per la nostra rivista di cui si dichiarava attento lettore. L’articolo di Francesco Petrucci -che ringraziamo- riprende in modo più completo il testo che comparirà sul prossimo numero del Giornale dell’Arte
TESTIMONIANZE PER IRVING LAVIN
DEL CENTRO DI STUDI SULLA CULTURA E L’IMMAGINE DI ROMA
(Marcello e Maria LUISA) Marilyn cara, siamo rimasti sconvolti dalla impensabile notizia. Ma nello stesso tempo continuiamo a sentire Irving sempre vivo accanto a noi. Non a caso in questi giorni pensavo a Irving nel terminare un breve saggio per gli Atti di un convegno sulla Luce, che dunque a maggior ragione posso dedicare adesso alla sua vivissima memoria… Ti attendiamo fiduciosi a Roma, per abbracciarti ancora e rievocare la luce dei nostri incontri… Marcello (e Maria Luisa)
(Tod Marder) I thank the gods for two of my most memorable meals as an art historian, and both shared with Irving and Marilyn. The first was in the 1980s when, at CAA in New Orleans, Irving insisted on finding spareribs and we ended with a tour of the native quarters of the city. The second was in Madrid where we found ourselves eating, talking, and laughing together for at least two and a half hours, at a very late hour, before finally returning to our hotels and the rest of the Prado/Bernini conference. Thank you Irving and Marilyn for those and many other memories in Princeton, Washington, New York, and our beloved Rome… Tod
(Francesco Petrucci) caro Marcello e cari amici del Centro Studi, sono molto commosso e partecipo con affetto al Vostro grande dolore, si tratta di una enorme perdita per la storia dell’arte e per gli studi su Bernini, che rimangono orfani sconsolati di un loro padre insostituibile… Francesco
(Sebastiano Roberto) Dear prof. Marilyn, it is really very sad to find myself expressing with a few words a demonstration of infinite gratitude and affection for a great “Master” Irving Lavin who taught me so much through his acute and enlightening pages on the Baroque (and not only). I always tell, often also to my students, that the wonderful pages on the Unity of the visual arts in Bernini, as well as those of Marcello and Maurizio Fagiolo in their Bernini’s monograph, have been definitely impressive and formative for me that I was starting to study the Bernini works. But among the many memories that can come back to my mind, of the many lectures and conferences of Irving Lavin that I have listened over the years, the most beautiful is certainly linked to our meeting in Madrid in February 2015, on the occasion of the great symposium on Bernini and spanish monarchy. It was there that I could shake hands for the first time to the great prof. Lavin and to be able to converse with him about our berninian passions … it was there that we could share informal moments of great sympathy with you, Irving and great friends like Marcello, Maria Luisa, Delfin, Helene … it was a great pleasure and honor for me, a beautiful memory that I will keep with pride. I hope to be able to hug you again soon … and thanks for everything you and Irving have given us… Sebastiano Roberto
(Michela Di Macco) Caro Marcello, ritengo necessario impegnarci per dedicare a Lavin un importante incontro di studio. La coppia Lavin ci è stata vicina e Irving ha sempre ricordato il suo legame con Argan. Con me sono stati davvero affettuosi e godere della loro vicinanza mi è sempre sembrato un grande privilegio. Quella di Irving e Marilyn era una unione scientifica e sentimentale meravigliosa: saperli ora separati mi addolora ancora di più. Un caro abbraccio, Michela
(Antonio Latini) Caro Marcello, sia pure da lontano, per geografia e per disciplina, condivido il grande dispiacere per questa perdita e mi unisco a tutti voi nella testimonianza di condoglianze. Un pensiero affettuoso per Sylvia se avrai occasione di contattarla. Colgo l’occasione per un forte abbraccio Antonio
(Giulia Fusconi) Caro Marcello, personalmente non ho molto da dire perché ho avuto un incontro diretto con Lavin e sua moglie solo in occasione di una piacevolissima cena d’estate, non molti anni fa nel terrazzo della casa di Evelina Borea, che frequentava la coppia con cadenza regolare da quarant’anni (venivano, come sai, ogni anno, d’estate, ospiti dell’Accademia Americana). Ricordo una persona spiritosa e allegra, oltre che competente… Un caro saluto Giulia
(Lydia Salviucci Insolera) Caro Marcello, per chi studia il Barocco gli scritti di Irving Lavin sono come… le colonne tortili che sorreggono il baldacchino di Bernini… Mi piace ricordarLo citando un saggio nel catalogo per la mostra del 2000 a Caen sull’arte barocca dei Gesuiti, dal titolo ora molto evocativo: “La morte di Bernini: prospettive di redenzione”. Nelle prossime lezioni in Gregoriana dedicherò certamente ulteriore spazio alla sua basilare opera di storico e critico berniniano. Lydia Salviucci
(Marco Bussagli) Carissimo Marcello, ho avuto la fortuna di conoscere Lavin nel 1992, nell’anno di Piero della Francesca. Allora avevo dedicato una monografia al maestro di Sansepolcro e il giornale “Avvenire” mi chiese di intervistare il grande studioso. Il professore mi accordò subito un incontro e, quando ci vedemmo nella bella cornice dell’Accademia Americana, fu gentilissimo e affabile, con quel fluente Italiano che mi lasciò ammirato. L’intervista uscì e fu il mio primo articolo sul giornale che ancora ospita i miei contributi. Poi ebbi modo d’incontrarlo ancora e, insieme a Marilyn, animammo il dibattito su Piero al Convegno di Urbino di quello stesso anno. L’ultima volta che l’ho visto, insieme alla Signora, fu a cena da Maria Grazia Bernardini, insieme a Claudio Strinati, in una serata piacevolissima. Ebbi la fortuna di potergli donare e dedicare il mio libro su I denti di Michelangelo. Mi ascoltò con grande attenzione e fu simpatico e spiritoso come suo solito. Quando gli chiesi il permesso di baciare la signora per salutarla, mi disse: «Due baci sulla guancia non sono un problema perché significano amicizia… il guaio è quando ne danno uno solo…» e giù a ridere. Mi mancherà tanto… il grande studioso, il suo magistero inarrivabile che continuerà a costituire un punto di riferimento per tutti noi, e la sua umanità. Mi ritengo davvero fortunato ad averlo conosciuto. Un abbraccio forte forte a Marilyn da Marco Bussagli.
(Anna Lo Bianco) E’ un dolore vedere andar via un grande come Irving Lavin. A più di novanta anni ha sempre mantenuto la curiosità e la passione di un giovane studioso, ma con la sua sapienza infinita. Ho intensificato i rapporti con lui e con Marilyn dopo la mia nomina a Palazzo Barberini. Lì consegnò alla Galleria tutte le bozze del grande volume sui documenti Barberini e iniziò a partecipare alle vicende della liberazione del palazzo dal Circolo Ufficiali seguendo ed esultando dei risultati. Nel prosieguo, fino a ieri, sempre disponibile e gentile, con lo stile dei grandi. Ricordo uno sguardo arguto vivace e una profondità di pensiero unica. Credo che Marilyn si sentirà molto sola e le sono avvero vicina. Addio Irving, grande!
(Carla Benocci) Con tanto dispiacere ho appreso la notizia della morte del professore, col quale ho avuto lunghe e affettuose telefonate, alcuni mesi or sono, a proposito della Villa Ludovisi e delle pitture secentesche di cui parlavo nel mio volume. Parlare con lui di un capolavoro secentesco romano e delle molteplici possibili interpretazioni è stato per me un privilegio, vissuto con ironia e gioia insieme a lui. Rimpiango davvero che non ci sia stato un rapporto diretto più lungo: parlare con un maestro è sempre un’esperienza bellissima, che lascia però anche rimpianto. Auguri affettuosi alla signora Marilyn da Carla Benocci
(Liliana Barroero) Nel mio percorso di ricerca, ho conosciuto Irving Lavin attraverso le sue opere, in particolare i suoi studi di tema berniniano che, per il loro sguardo innovativo, mi hanno aperto squarci di luce sulla cultura del Seicento. Poi l’ho frequentato negli ultimi anni, quando insieme a Marilyn veniva a Roma d’estate: facevo parte del gruppetto di commensali che la comune amica Evelina Borea amava riunire sulla sua bella terrazza. Erano momenti piacevoli e distesi, durante i quali la sua vivacità intellettuale aveva modo di esprimersi in modo del tutto informale. Poi questa consuetudine si è interrotta: Marilyn aveva comunicato che entrambi si sentivano un po’ stanchi e che per quell’anno non sarebbero venuti a Roma. Non l’ho più rivisto, ma ho appreso della sua gioia per essere stato inserito tra i “riscopritori” del Seicento nel volume che insieme ad Andrea Bacchi avevo curato per incarico di Michela di Macco, con uno scritto dedicato a lui e al suo Bernini a firma di Yuri Primarosa. Un saluto a questo maestro ironico e gentile, il cui ricordo resterà sempre vivo in me. Liliana Barroero
(Maria Grazia Bernardini) Cara Marilyn, mi unisco agli amici del Centro Studi per rinnovarti l’espressione del mio più profondo cordoglio per la perdita di Irving. Come sai, ho avuto varie occasioni di incontrare Irving di persona, ho avuto la fortuna di scambiare un rapporto epistolare, e soprattutto mi sono avvalsa dei suoi scritti durante i miei studi su Bernini e Caravaggio, avendo così modo di conoscere la persona e lo studioso. Provo una profonda ammirazione e affetto per Irving, per la sua affabilità e cortesia, per il suo entusiasmo, e per il suo metodo di lavoro, rigoroso, puntiglioso, scrupoloso, per la sua capacità di cogliere i significati più complessi della storia dell’arte, per la sua ampiezza di vedute. Era un punto di riferimento e mi mancherà moltissimo. Mi affiderò, come ho fatto finora, ai suoi illuminanti studi. Siamo felici di aver avuto la fortuna di conoscerlo. Un grande abbraccio da Maria Grazia
(Elisabeth Kieven) Dear Marilyn, my heart goes out to you. I remember vividly the spirited discussions, talks and inspiring publications of both of you. I am sad that this long companionship has ended. The meeting in Madrid remains a lasting memory. Un abbraccio Elisabeth Kieven
(Serenita Papaldo) La triste notizia della scomparsa di Irving mi ha fatto tornare con dolorosa nostalgia agli incontri quasi annuali con lui, Marilyn e Oreste Ferrari in piacevoli colazioni all’Accademia americana o in Convegni all’estero, accomunati dall’ interesse per la scultura del Seicento romano e per pionieristici progetti di informatica applicata ai beni culturali. Una delle coppie più straordinarie del nostro mondo si è spezzata: ma al di là dei fondamentali contributi scientifici, resterà sempre nel nostro cuore il suo sorriso, il suo entusiasmo e il suo amore per la nostra città. Serenita Papaldo
(Claudio Strinati) In un certo senso, e forse in quello più vero, mi considero allievo di Irving. La sua figura ha accompagnato tutta la mia vita di studioso e continuerà ad accompagnarla… Prima è stato un nome su un articolo coincidente con l’inizio dei miei studi d’arte. Era il 1966, Maurizio e Marcello stavano per pubblicare Il gran teatro del Barocco ed io ero appena entrato all’Università di Roma. Iniziavo quella ricognizione bibliografica che mi avrebbe permesso poi, se non altro, di potermi considerare un addetto ai lavori. Uno dei primissimi articoli che lessi fu quello di Irving che aveva scoperto i busti di Bernini giovanissimo a San Giovanni dei Fiorentini. Di colpo appresi un metodo, un approccio, una mentalità, peraltro in dialettico rapporto con ciò che sentivo dai miei maestri Argan prima, Brandi poi. Continuavo a studiare i suoi scritti e, come spesso mi capita con persone di cui conosco l’attività, mi ero immaginato il suo aspetto fisico. Ma dovetti aspettare circa dieci anni per scoprire come fosse fatto. Era esattamente come me l’aspettavo, l’ immagine della bonarietà e della inflessibilità indistricabilmente saldate dentro un temperamento e un eloquio di implacabile dolcezza. Così siamo diventati amici e i nostri incontri sono stati sempre più frequenti e coinvolgenti, specie quando Evelina Borea divenne Soprintendente e mi rese partecipe di tanti momenti di incontro e di studio. Conobbi Marilyn ovviamente e non mi capacitavo che questa eruditissima ragazzina, di una simpatia e di un entusiasmo veramente contagiosi, fosse più grande d’età di lui. E così sono rimasti per me: una ragazzina che non ha perso una stilla di quello sguardo un po’ malizioso e un po’ interrogativo con cui si rapporta alle cose della vita e un placido veggente che ha avuto persino il vezzo di farsi crescere una bella barba avvicinandosi sempre più all’etò tarda, recitando piuttosto bene la parte dello studente di quel Centro di cui è rimasto sempre il docente per antonomasia. Non ho mai visto l’Institute for Advanced Studies. Marilyn, nell’ultimo pranzo che abbiamo fatto insieme con Irving a Roma mangiando la pasta al burro, me lo ha un po’ descritto. Mi ha detto della loro residenza in mezzo alla Natura, il ritmo delle giornate scandito con armoniosa pazienza, la ricerca. Ecco cosa ho imparato da loro. E li abbraccio dal più profondo del cuore… Claudio
(Angela Negro) Carissima Marilyn, ci siamo incontrati con Irving alcuni anni fa per il restauro degli Angeli di Bernini a Sant’Andrea delle Fratte, per il convegno sui Barberini, per il restauro della Deposizione di Daniele da Volterra a Trinità dei Monti, lavori che ho diretto. Cosa posso dirti? Solo che non devi sentirti sola perché hai avuto una vita bellissima e condivisa con una persona di straordinaria apertura intellettuale, oltre che molto cara e simpatica, “italiano ad honorem”. Il suo insegnamento, attraverso i suoi scritti, sarà sempre con noi e così il suo quasi infantile entusiasmo per ogni nostra ricerca. Ti abbraccio così come abbraccio lui che sarà sempre con noi… Angela Negro
(Elisa Debenedetti) Non ho frequentato molto Lavin, forse perché i miei interessi sono orientati piuttosto sul Settecento. Ne conservo però un ricordo molto vivo nei due convegni alla “Sapienza” dedicati ad Adolfo Venturi (2006) e a Giulio Carlo Argan (2010): del secondo soprattutto mi ha colpito la sua straordinaria relazione su “Argan e la retorica”. In tempi più recenti l’ho ritrovato con la moglie alla Corsini e mi rimane vivo nella mente il suo sguardo penetrante e affettuoso e il pacato tono della voce. Non mi resta che un, veramente affettuoso, abbraccio a Marilyn!
(Daniela Gallavotti Cavallero) Marilyn e Irving sono stati per me due grandi maestri. Li ho incontrati per la prima volta quasi quarant’anni fa. Da allora li ho rivisti in numerose occasioni, sempre insieme, legati dalla loro meravigliosa complicità di sentimenti e di pensieri. Marilyn, penso alla tua sofferenza, e ti abbraccio con tanto affetto, Daniela
(Joseph Connors) In his scholarship Irving was a beacon and in his personality a bridge between the European and American worlds. Our last meeting, a chance encounter in the Institute cafeteria last spring, was for me a stroke of luck that let us pick up the threads in the eternal disputa between Bernini and Borromini. It was lovely to hear him tell the story of going one day many years ago to San Giovanni dei Fiorentini to search for the Borromini tomb and finding instead the Bernini busts. Half of a scholarly couple like none other is gone, but the links he help forge between our worlds, the friendships, and the treasure house of ideas will live on. Heartfelt condolences, Marilyn, Joe Connors
(Saverio Sturm) Caro Marcello, mi unisco al ricordo tuo e di tanti per piangere la scomparsa di un maestro insostituibile per tante generazioni di studiosi. Ho avuto, in anni recenti, solo poche occasioni di ascoltare e incontrare Irving a Roma, che mi hanno tuttavia consentito il privilegio di conoscerne la sapienza e la brillantezza dello studioso, ma anche l’ironia e la disponibilità umana nel rispondere a chi lo interrogava sulle questioni più diverse. Resta l’enorme eredità dei suoi studi, tra cui ricordo in particolare l’imprescindibile Bernini e l’unità delle arti visive. Un abbraccio a Marilyn e ai suoi cari Saverio
(Alessandro Mazza) Caro Marcello, ho davanti agli occhi il contributo del prof. Lavin al volume in tuo onore La Festa delle Arti. La sua lettura di Frank Gehry fra Barocco e contemporaneo, fra tessuto e architerttura, fra solidità e respiro e vibrazione della massa “animata” della costruzione, costituisce per me, nella estrema sottigliezza di analisi, il paradigma di quella “genesi delle forme” OLTRE il tempo, gli stili e le categorie che vedo come la prospettiva, lontana e affascinante, cui osare avvicinarmi e ispirare il mio lavoro di ricerca. Grazie… Alessandro
(Andrea Spiriti) Un pomeriggio ormai lontano visitavamo Villa Aldobrandini a Frascati, non ancora accessibile al pubblico. Cominciai, giovane studioso, a dialogare con un personaggio autorevole. Da parte sua, nessuna allure accademica; invece la voglia di capire, la disponibilità, la curiosità, la generosità, in poche ore, di mettere a disposizione le proprie conoscenze, con una levitas venata dì’ironia. Quell’uomo era Irving Lavin… Andrea Spiriti
La recente scomparsa di Irving Lavin *
(*le foto dell’articolo sono di Carolina Marconi, che ringraziamo)
(Saint Louis, Missouri, 14 dicembre 1927 – Princeton, New Jersey, 3 febbraio 2019), ha privato il mondo culturale americano del più autorevole esegeta dell’arte italiana rinascimentale-barocca e gli studi berniniani del loro padre putativo, lasciandoli orfani.
Non c’è dubbio che dopo l’esemplare catalogazione sulla scultura berniniana di Rudolph Wittkower (1955) e l’innovativa apertura totalizzante di Maurizio e Marcello Fagiolo (1967), il volume di Lavin Bernini and the unity of the visual arts (1980), costituisca il più importante contributo contemporaneo all’analisi della visione estetica berniniana nella sua complessità.
La piena coscienza critica del metodo iconologico
– Lavin è stato dal 1973 successore, dopo Millard Meiss, di Erwin Panofsky all’Institute for Advanced Study di Princeton –, dell’importanza dell’analisi storicistica e documentaria – fu allievo di Horst Waldemar Janson e Walter Friedländer –, senza trascurare i fondamenti della visione puro-visibilistica, lo hanno portato a sviluppare un’analisi innovativa e insuperata, anche nello specifico berniniano, interpretandone il “bel composto” non solo in termini estetici, ma come piena coerenza tra contenuto e forma.
La sua cronologia della produzione giovanile berniniana,
basata su una serrata indagine stilistica e documentaria, nel pieno rispetto dell’autorevolezza delle fonti – sottovalutate invece da un recente negazionismo, che rischia di portare ad arbitrarie derive personalistiche, con incongrui spostamenti in avanti dell’intera prima produzione –, rimane ineludibile.
Rigorosi gli studi sulla spiritualità di Bernini, che non fu costretto ad alcuna abiura o rinuncia a soggetti profani, aderendo pienamente, in ragione della sua profonda religiosità – fu intimo di papi come Urbano VIII e Alessandro VII, assiduo del Generale dei Gesuiti Padre Oliva, con i quali discuteva in pari grado di teologia –, al misticismo barocco di cui fu massimo interprete del suo secolo nelle arte figurative.
Esemplari le “riflessioni” di Lavin sulla preparazione alla morte del Bernini,
culminate negli studi intorno alla vexata questio del busto del Salvator Mundi, su cui, con rara onestà intellettuale, ha ribaltato la sua posizione originaria – che lo aveva portato a pubblicare per primo come autografa la versione di Norfolk –, dopo il ritrovamento della versione di San Sebastiano Fuori le Mura, le considerazioni tipologiche e simboliche sul “ritratto del principe cristiano ideale”, l’analisi delle caricature del Bernini come prima satira sociale, e molto altro…
Numerose sono state le opere restituite dall’insigne studioso al sommo artefice, a partire dai busti di Antonio Coppola, Antonio Cepparelli e del cardinal Damasceni Peretti, alla progettazione da lui documentata dell’abside di Santa Maria in via Lata o della tomba Naro in Santa Maria sopra Minerva, fino alla recente geniale attribuzione del busto del giurista Prospero Farinacci, a conferma della priorità del giovane Bernini rispetto al padre nel genere ritrattistico, contrariamente a quanto alcuni oggi ritengono senza alcun appiglio stilistico, documentario e supporto delle fonti.
Francesco PETRUCCI Roma febbraio 2019