di Nica FIORI
Recentissimi scavi hanno portato alla luce ambienti inediti delle abitazioni dei dignitari della corte di Elena, la madre di Costantino, che possiamo ammirare in visite guidate serali.
Nell’area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme gli ultimi scavi, eseguiti nel maggio 2017, hanno messo in luce degli ambienti inediti relativi a due domus di età costantiniana, costruite a ridosso delle mura Aureliane: ricche abitazioni che dovevano far parte di un più ampio quartiere costruito agli inizi del IV secolo d.C. per i dignitari della corte di Elena, la madre di Costantino, proclamata Augusta nel 324.
Elena è stata una figura importantissima nella vita di questo imperatore e, contrariamente al figlio che soggiornò a Roma solo per brevi periodi (del resto l’impero era vastissimo ed egli lo percorse in gran parte, giungendo a stabilire la sua dimora a Costantinopoli), si stabilì nel Palazzo del Sessorio, dove svolgeva il ruolo di luogotenente di Costantino. Di questa imponente residenza imperiale possiamo ammirare i resti di una grande aula conosciuta col nome di tempio di Venere e Cupido. Nell’atrio dello stesso Palazzo Sessoriano sorse l’importante basilica di Santa Croce in Gerusalemme, costruita per accogliere le sacre reliquie della Croce di Cristo.
Il rinvenimento di queste reliquie, cui Elena deve la sua santità, è a metà tra storia e leggenda. Le è stato attribuito, infatti, diversi anni dopo la sua morte (mentre le fonti più antiche non ne parlano) e ad esso deve un successo iconografico eccezionale.
Flavia Iulia Helena era nata, probabilmente intorno al 248/9, nella città di Drepanum, in Bitinia (nell’attuale Turchia), ribattezzata Helenopolis dal figlio in suo onore.
Doveva essere di umili origini (Sant’Ambrogio la definisce stabularia, una sorta di locandiera), ma il suo incontro con Costanzo Cloro le avrebbe cambiato la vita.
È molto probabile che i due vivessero in concubinaggio e nel 274 Elena partorì Costantino a Naisso. Quando nel 289 Costanzo divenne Cesare (nell’ambito della cosiddetta Tetrarchia) e sposò Teodora, dopo aver ripudiato Elena, la vita della donna tornò nell’oscurità fino al 306, quando a York le truppe proclamarono Costantino come successore del padre. Da quel momento Elena si unì alla corte di suo figlio, prima a Treviri e poi a Roma, dopo che Costantino ebbe sconfitto Massenzio a Ponte Milvio nel 312.
L’evento più memorabile della vita di Elena fu il suo viaggio in Palestina e nelle altre province orientali (327-328) compiuto quando aveva circa 80 anni. La descrizione di questo viaggio da parte di Eusebio di Cesarea (autore della Vita di Costantino) ci fa pensare a un pellegrinaggio. Eusebio ha occhi soltanto per la generosità di Elena, che finanziò la costruzione di chiese e varie opere di bene, ma può anche essere che il suo viaggio fosse un atto politico di conciliazione. La gente che viveva in oriente poteva essere insoddisfatta delle radicali riforme religiose di Costantino, che includevano la sostituzione di molti ufficiali con dignitari cristiani. Inoltre, la popolarità dell’imperatore poteva aver subito danni dall’uccisione (o meglio condanna a morte) di sua moglie Fausta e di suo figlio Crispo (nato dal primo matrimonio di Costantino) nel 326, forse a seguito di una possibile relazione amorosa tra i due.
Poco dopo il suo viaggio in Oriente, Elena morì e fu sepolta a Roma nel mausoleo (noto come Torpignattara per la presenza di anfore o pignatte nella costruzione muraria) vicino alla chiesa dei Santi Marcellino e Pietro sulla via Casilina.
Le due domus che ammiriamo nell’area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme dovevano essere a due piani, come si vede dai fori che sostenevano le travi del solaio, ma si è conservato solo il pianoterra, sullo sfondo affascinante delle arcate dell’acquedotto Claudio e delle Mura Aureliane.
La domus più importante, sulla sinistra, è detta dei ritratti per la presenza dei busti, uno maschile e uno femminile (presumibilmente i proprietari) che ornano il pavimento a mosaico di due triclini, in mezzo a motivi floreali.
L’altra domus, sulla destra della prima, è detta della fontana, per la presenza appunto di una fontana semicircolare rivestita da lastrine di marmo bianco che ne arricchisce il cortile. Entrambe furono distrutte e interrate in seguito ai lavori di innalzamento delle mura Aureliane voluti all’inizio del V secolo da Onorio, il primo imperatore romano d’Occidente. Del resto lo stesso Palazzo del Sessorio cadde in rovina dopo la morte di Elena, mentre si affermò il toponimo Jerusalem del sito per la presenza della chiesa che attirava i pellegrini e che divenne nel tempo una delle Sette chiese del celebre pellegrinaggio romano, da eseguire a piedi nell’arco di due giorni.
A partire dalla metà del XIX secolo, l’area di Santa Croce in Gerusalemme è stata adibita quasi esclusivamente a uso militare, con una vasta piazza d’armi centrale, attorno alla quale erano disposti numerosi fabbricati. Nell’ambito dei lavori di restauro e ristrutturazione di uno di questi edifici, nel settembre 2016 è stato rinvenuto un pavimento in mosaico.
La scoperta è apparsa subito in collegamento con le due domus adiacenti ed è stata l’occasione per un intervento più ampio, uno scavo stratigrafico svolto nel mese di maggio 2017, che ha portato alla luce tre ambienti, tutti pertinenti alla Domus dei ritratti di cui si è chiarita la planimetria.
Il primo ambiente, che vediamo a sinistra del triclinio con il ritratto femminile, doveva essere un atrio, scoperto o parzialmente scoperto, con affreschi sulle pareti. Da questo, attraverso una soglia che conserva le impronte dei cardini di una porta, si accedeva a un corridoio con pavimento a mosaico bianco a tessere larghe.
È stata rinvenuta pure una terza stanza scoperta. Si tratta di un ambiente di servizio delimitato da muri in tufelli e laterizi, con una vasca in cocciopesto collegata a una canaletta di deflusso e un piano adibito a bancale e, probabilmente, alla cottura. In seguito il piano fu sostituito da un semplice focolare, acceso direttamente sul piano del pavimento.
L’indagine archeologica ha permesso, quindi, di capire dove era ubicata l’entrata di questa residenza, che prima si ipotizzava sul lato opposto rispetto al vero atrio. Il corridoio, con la sua funzione di snodo, chiarisce poi l’articolazione in ambienti di servizio, come il terzo vano ritrovato, e di rappresentanza, cioè i due triclini con i mosaici pavimentali figurati a cui si accedeva attraverso un cortile. Tra i molti ritrovamenti, si evidenziano frammenti di marmi colorati e di affreschi parietali, indizio di come la domus fosse in vario modo decorata.
Infine, dalla parte opposta della Domus dei ritratti, vicino alla fontana dell’altra domus, è stato scoperto il passaggio a una terza residenza, che una vasta fossa moderna ha distrutto quasi totalmente. Rimangono solo pochi resti di intonaco dipinto sulle pareti, che sono stati staccati.
Le domus, dopo un accurato restauro che fa risaltare le murature e i pregevoli mosaici del IV secolo, sono ora oggetto di visite guidate gratuite tutti i giorni fino al 16 luglio (alle ore 19), senza prenotazione, e dal 21 luglio fino al 1° settembre tutti i venerdì (dalle ore 20 alle 23) a pagamento e su prenotazione. È l’occasione per conoscere un’area archeologica affascinante, che comprende anche ciò che resta del circo variano (un circo privato della dinastia severiana) e una lussuosa domus affrescata del II secolo, appartenuta a Aufidia Valentilla.
di Nica FIORI 8 luglio 2017