di Silvana LAZZARINO
Una grande mostra a Mamiano di Traversetolo Parma interpreta i volti dell’uomo di oggi attraverso una visione moderna della tradizione classica e del mito
“Iper originale”, secondo Salvador Dalí, “commovente fino alle lacrime” nelle parole di René Magritte:
la pittura di Giorgio de Chirico ha conquistato alcuni tra i più grandi artisti surrealisti e ha esercitato uno straordinario ascendente sull’arte del Novecento. De Chirico è stato il geniale inventore della pittura metafisica, una delle più importanti correnti artistiche della modernità, grazie alla quale gli enigmi che percorrono l’esistenza prendono forma attraverso atmosfere sospese e pervase di inquietudine.
Il mito, la tradizione classica diventano occasione di lettura del pensiero moderno
grazie a due figure di spicco del secolo scorso quali Giorgio De Chirico e Alberto Savinio. I due fratelli, con linguaggi diversi hanno saputo restituire una rivisitazione di storie lontane eppure vicine per rispondere agli interrogativi dell’uomo contemporaneo aprendo ad una vera e propria mitologia moderna come la definì Breton il quale vedeva i due fratelli in simbiosi nello spirito nelle loro espressioni artistiche di respiro metafisico.
A Giorgio De Chirico e Alberto Savinio, definiti i dioscuri dell’arte del XX secolo, indicati da Jean Cocteau essere “ l’uno la spiegazione dell’altro”, è dedicata la mostra che apre il 16 marzo 2019 nella Villa dei Capolavorisede della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo presso Parma dove reterà aperta fino al 30 giugno 2019.
Curata da Alice Ensabella, Università di Grenoble, e da Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca, l’esposizione “De Chirico e Savinio. Una mitologia moderna” attraverso oltre centotrenta opere tra celebri dipinti e sorprendenti lavori grafici, che procedono dalla nascita dell’avventura metafisica, al ripensamento della mitologia in chiave moderna, fino alla vasta produzione per il teatro, documentata anche da preziosi costumi per opera lirica, evidenzia affinità, differenze legate alla loro produzione pittorica, letteraria e teatrale ancorata a quell’universo fantastico del mito.
Nati in Grecia dove hanno trascorso l’intera infanzia Giorgio (1888-1978) e Andrea (1891-1952) De Chirico, appartenenti ad un milieu alto borghese e cosmopolita, ebbero un’educazione solida influenzata dal romanticismo e dal nichilismo tedeschi, ma in particolare dall’avanguardia parigina e dalla cultura classica mediterranea greca e italiana. Musicista e compositore, poi scrittore Savinio è figura poliedrica che giunge alla pittura a trentacinque anni, mentre Giorgio De Chirico fin da subito appena adolescente intuisce il suo percorso volto a questa arte.
Nonostante la comune formazione filosofico letteraria e artistica che li portò a soffermarsi su tematiche legate alla condizione umana in cui sono contemplati diversi interrogativi sulla vita, e sul richiamo al motivo del mito, comprese le emozioni legate alla partenza e al distacco, alla commozione del ritorno, tra attesa e nostalgia, Giorgio De Chirico e Alberto Savinio manifestarono fin dall’inizio diversi modi di approccio alla pratica artistica.
Le loro opere sebbene fondate su tematiche comuni, approdavano a rappresentazioni diverse sia dal punto di vista stilistico, sia iconografico:
De Chirico si mostra più freddo, concettuale accompagnato sempre dalla rappresentazione degli enigmi anche dopo la fase metafisica come si evince dai paesaggi con richiamo ai miti dell’antichità, i gladiatori in procinto di vivere o morire, i cavalli tra le rovine della civiltà greca, o autoritratti e nature morte ridondanti. Alberto Savinio proietta nel suo universo estetico i parametri legati al gioco e all’ironia introducendo proprio la leggerezza dell’ironia entro le fredde e silenziose atmosfere metafisiche attraverso una raffigurazione fantastica. Il risultato è quello di trovare nella stessa rappresentazione dai colori vivaci, oggetti animati e inanimati: così entro un’atmosfera ludica e improbabile si vengono a confondere e decontestualizzare forme umane e animali come si trattasse di una visione sospesa in un tempo onirico, libero da condizionamenti.
Diversi i contributi in catalogo per la Silvana Editoriale a cura di Alice Ensabella e Stefano Roffi: si procede da quello di Nicol Mocchi sull’approccio dei fratelli alle fonti a quello di Alice Ensabella e Mauro Carrera che si sono soffermati sul confronto tra i due fratelli rispettivamente nella disciplina pittorica e teatrale; senza dimenticare quelli di Gerd Roos su aspetti specifici dell’iconografia saviniana e di Daniela Ferrari centrati sullo stesso aspetto riferito all’opera di De Chirico.
Sede della Fondazione Magnani- Rocca– il cui scopo è diffondere e promuovere l’arte e la cultura- , la Villa dei Capolavoridi Mamiano di Traversetolo presso Parma, ospita la prestigiosa collezione di Luigi Magnani (1906-1984), che accanto ad opere di Gentile da Fabriano, Filippo Lippi, Carpaccio, Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck e Goya, contempla tra i contemporanei Renoir, Monet, Cézanne, fino a De Chirico, De Pisis, 50 opere di Morandi, Burri, oltre a sculture di Canova e di Bartolini.
Sono presenti nella villa anche importanti mobili e oggetti Impero tra cui una grande coppa in malachite sostenuta da un tronco di palma e tre chimere in bronzo dorato, stile Impero ad opera di Pierre Philippe Thomire il più grande cesellatore dell’Impero realizzata a Parigi verso il 1807, e mobili ispirati agli antichi fasti egizi, greci e romani come i “commodes” che montano caratteristici piedi a plinto fasciato, detti anche a zampa da elefante, i “secrètaires” con piede a zampa ferina, piano in marmo e cassetti nascosti dietro ante decorate con bronzi dorati e i “meubles d’appui” tra cui quello in radica di olmo con piano in marmo nero di Jacob Desmalter.
Accanto a “Paysage de Cagne” (1905-08) di Renoir in cui spicca l’intensità delle gamme cromatiche e la perdita delle linei di contorno che si confondono con le vibrazioni della luce, va citata la più celebre incisione di Dürer “Melencolia” del 1514 e l’opera del Canova “Tersicore” realizzata verso la fine del 1811, l’ultima opera d’arte acquistata prima della morte da Luigi Magnani.
Silvana LAZZARINO Parma marzo 2019
De Chirico e Savinio. Una mitologia moderna
Fondazione Magnani-Rocca,. Via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Mostra e Catalogo (Silvana Editoriale) a cura di Alice Ensabella e Stefano Roffi,
saggi in catalogo di Mauro Carrera, Alice Ensabella, Daniela Ferrari, Nicol Mocchi, Stefano Roffi, Gerd Roos. Orario: da martedì a venerdì 10-18, sabato, domenica e festivi 10-19, chiuso il lunedì, Aperto anche lunedì di Pasqua, 25 aprile, 1° maggio, 2 giugno. dal 16 marzo al 30 giugno 2019