di Nica FIORI
Grande operazione del Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale
A distanza di sei anni dal clamoroso furto degli Ori Castellani dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, si sono concluse le indagini che hanno portato al recupero quasi totale dei gioielli rubati in modo rocambolesco il 30 marzo 2013, durante la notte precedente la Pasqua.
Una preziosissima collana con smeraldi incisi, perle e balasci (pietre rosse simili a rubini) si è aggiunta ai precedenti gioielli, già recuperati dal Reparto Operativo del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC), il cui valore ammonta a più di 3.000.000 di euro. Dopo la morte di un ricettatore, che era tenuto sotto controllo dai carabinieri del TPC, la moglie del defunto ha restituito la collana, che mancava ancora all’appello, e che ora possiamo ammirare dopo un accurato restauro. L’indagine investigativa, chiamata Operazione Villa Giulia, è stata illustrata nel corso di una conferenza stampa nel Museo di Villa Giulia dal tenente colonnello Nicola Candido e dal tenente colonnello Massimo Maresca, alla presenza del direttore del Museo Nazionale Etrusco, Valentino Nizzo, dei funzionari e del personale di vigilanza presente la notte del furto.
I ladri, incappucciati e armati di ascia e fumogeni, riuscirono a rompere le vetrine e a sottrarre 27 gioielli ottocenteschi
(tralasciando per fortuna quelli antichi), mentre altri vennero fatti cadere durante la fuga e vennero recuperati nelle sale e nel giardino di Villa Giulia dal personale e dai carabinieri accorsi dopo l’allarme. Nel corso dei primi accertamenti riguardanti un antiquario romano implicato nel caso, vennero fermate all’aeroporto di Fiumicino la figlia dell’antiquario e una ricca cittadina russa, che fu trovata in possesso di un catalogo della collezione e di foto delle vetrine degli ori e dell’impianto di videosorveglianza del museo di Villa Giulia. Venuto meno l’acquisto da parte della russa, gli autori del colpo cercarono di piazzare altrove i preziosi monili, ma la costante pressione investigativa ha consentito, attraverso centinaia di intercettazioni e decine di perquisizioni, l’individuazione degli esecutori materiali del furto e dei ricettatori e il recupero quasi totale dei gioielli, avvenuto in più tempi.
Il direttore Valentino Nizzo ha ricordato che quest’ultima restituzione coincide con il centenario della donazione della Collezione Castellani a Villa Giulia, che comprende, oltre agli Ori, una quantità notevole di vasi, bronzi e altri oggetti etruschi conservati nel museo. La volontà esplicita dell’ultimo erede dei Castellani, la famosa famiglia romana di orafi, antiquari e collezionisti, fu quella di “opporsi” con quel gesto simbolico alla dispersione all’estero della più celebre Collezione Campana (venduta in seguito alla bancarotta del marchese Campana), ritenendo che i reperti antichi ritrovati nel territorio italiano dovessero far parte del patrimonio nazionale.
La dott.ssa Maria Paola Guidobaldi, conservatrice delle collezioni museali, ha invece illustrato l’operato dei Castellani, a partire dall’iniziatore Fortunato Pio Castellani (Roma 1794-1865), che aprì a Roma un prestigioso laboratorio di oreficeria. Proprio perché appassionati di arte antica, Fortunato Pio e i figli Augusto e Alessandro, si ispirarono per molte delle loro creazioni agli ori riportati alla luce durante gli scavi archeologici dell’epoca, creando un nuovo stile che si affermò rapidamente. Si lasciarono influenzare, in particolare, dalle raffinate oreficerie orientalizzanti delle necropoli di Cerveteri, Veio, Vulci e Tarquinia, soprattutto per la tecnica della granulazione e della filigrana. Ebbero modo, tra l’altro, di studiare a fondo e restaurare i gioielli antichi della collezione Campana. Ad Augusto Castellani, in particolare, si deve l’acquisto in blocco nel 1861/62 del corredo di un’intera tomba di Praeneste (la cosiddetta Tomba Castellani), in parte oggi diviso tra i Musei Capitolini e Villa Giulia e in parte venduto (alcuni oggetti furono venduti al British Museum).
A loro si devono eccezionali rielaborazioni, ma anche gioielli innovativi, come quelli monetali, i micromosaici e quelli con l’applicazione di pietre preziose o semipreziose sapientemente intagliate. Il successo delle oreficerie Castellani, apprezzate all’epoca dai Savoia e dalle aristocrazie internazionali, fu tale che ancora oggi ispirano i più noti creatori di gioielli (come Bulgari), e Il loro marchio della doppia C è stato imitato da Cartier e Chanel. La doppia C è legata, oltre che al cognome di Castellani, a quello del duca Michelangelo Caetani, (Roma 1804-1882), appassionato disegnatore di gioielli per l’atelier Castellani, oltre che dantista e uomo politico.
In seguito al furto la Sala dei Sette Colli, che accoglieva la collezione, venne chiusa per due anni, prima di ripresentare i materiali al pubblico con un nuovo blindatissimo allestimento nella cinquecentesca Sala delle Arti e delle Scienze, ribattezzata con il nome di “Camera delle Meraviglie”. Il periodo di chiusura ha permesso di restaurare i gioielli e studiare a fondo le tecniche e le leghe usate dalla famosa famiglia romana.
Nel nuovo allestimento gli ori antichi sono disposti sulla destra di chi entra, mentre le creazioni ottocentesche sono sulla sinistra: si va dal periodo primigeno (per usare la terminologia di Augusto Castellani), che prevede anche l’uso di argento e ambra, al periodo tirreno, all’etrusco, al siculo, al romano, al medievale (con straordinari smalti e pietre preziose usati per disegnare motivi sacri, come l’Agnello mistico o l’Annunciazione), alla Rinascenza e al periodo moderno.
Una scelta dei gioielli recuperati è sapientemente disposta in un’altra vetrina, in attesa di andare in mostra prossimamente al Quirinale. È difficile resistere al loro fulgore e ai colori delle gemme, dalle ametiste agli smeraldi, ma ancora di più ci incanta quella loro particolare interpretazione dell’antico, come per esempio nel gioiello con il micromosaico della civetta di Atena, o nel bracciale con le scritte in greco Psyche ed Eros. Una preziosa collana d’oro, pur restaurata, mostra i segni del furto subito, perché manca di una bulla (una sorta di amuleto) . Si è persa pure una perla dalla collana con gli smeraldi, ma dopo una simile violenza da parte di ladri privi di scrupoli, è normale che rimanga qualche cicatrice.
Nica FIORI Roma aprile 2019
Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia
Piazzale di Villa Giulia 9 – Roma. Orario: 9-20 (la biglietteria chiude alle 19), chiuso il lunedì. Biglietto: intero 8€, ridottissimo 2€, gratis per gli aventi diritto. Possibilità di formule di abbonamento. Info: http://www.villagiulia.beniculturali.it/