di Giusy EMILIANO
A Varsavia fino al 24 Maggio si potrà ammirare la nuova personale di Marco Angelini dal titolo “Fluid Memories”.
La mostra, organizzata dalla galleria Apteka Sztuki in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di Varsavia, è curata da Katarzyna Haber e Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci. Il progetto espositivo patrocinato da Artinfo, Format, Kultura Enter, O.pl, Accademia Polacco-Giapponese di Information Technology e Stolica, presenta opere realizzate tra il 2017 e il 2019: un’installazione, un video, tecniche miste su tela e sculture. Come cita la curatrice Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci:
“L’arte di Angelini prescinde la negatività e l’affanno, scevra da ogni malessere ci accompagna verso una placida accettazione del nostro vissuto, utilizzando la memoria come veicolo inesauribile a cui attingere per generare nuovi frammenti, nuove vie, nuove ri-soluzioni.”
Le opere di Marco Angelini espongono un carattere non definito del mondo. Egli lo smembra lo interpreta e lo pone sulla tela rendendolo “vivo” al disordine e alla poetica interpretativa.
La sua produzione artistica, non è mai scontata, anzi, egli evidenzia la fragilità degli oggetti e attiva analogie sulla vita culturale e sociale dei luoghi creando un copione collettivo. Gli omaggi ricorrenti alla cultura polacca ne evidenziano il bene e la relazione verso una terra vibrante di stimoli. I segni culturalmente condizionati come quelli della pittura sollecitati dai luoghi di passaggio, riportano nei propri interstizi delle tracce meno intenzionali e attraverso questi che si possono percepire il tratto della personalità profonda dell’artista Angelini.
Gli oggetti utilizzati dall’artista trascinano, nella loro essenza, uno storico vissuto, essi giocano un ruolo attivo e dinamico poiché, pur portando un’essenza temporale, vengono poggiati sulle tele in ordine cromatico e misurato. In quest’azione creativa-concettuale Marco Angelini pare voglia portarci su un doppio binario interpretativo. Da una parte restituirci la giusta lentezza per apprezzare i concetti artistici, ma dall’altra parte ci spinga a osservare le scomposizioni materiche per ricordarci la struttura scomponibile dell’universo, uguale, precaria, delle forme dei pixel e degli “shock visivi” del mondo mediatico contemporaneo. Con il principio di analisi storica basato sull’iconografia, egli è in grado di spiegare la realtà attraverso concatenamenti e combinazioni, al fine di creare un’esperienza immaginifica concreta e attuale.
L’indagine artistica fatta durante i suoi viaggi porta e riporta un concetto di leggibilità degli spazi urbani e naturali, portando con sè un’energia ritmica che si trasforma attraverso il tempo ovvero una registrazione attraverso un viaggio nel tempo. Marcel Duchamp descriveva questo sbilanciamento temporale sottolineando che ogni opera è ontologicamente in ritardo e noi ne percepiamo solo i frammenti sparsi nel contesto, attraverso cui ne prendiamo coscienza.
Giusy EMILIANO Aprile 2019