Presentata la nuova rosa Augusta Palatina negli Horti Farnesiani del Palatino

di Nica FIORI

Augusta Palatina.

È lei la regina dei fiori nel viridarium degli Horti Farnesiani sul Palatino, presentata il 22 maggio 2019 dalla direttrice del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo, e da Gabriella Strano, architetto paesaggista dello stesso Parco. Si tratta di una rosa ibrida che contiene un patrimonio genetico antico ed è stata dedicata nella sua prima fioritura a Greta Thunberg, la ragazza svedese che sta combattendo per la salvaguardia del clima della Terra.

Alla presenza dell’ambasciatore svedese Robert Rydberg, la direttrice A. Russo ha dichiarato che questo fiore

“è il simbolo dell’impegno nel preservare i caratteri originari della natura, così come ci ricorda Greta con la forza del suo messaggio e con l’energia positiva che trasmette alle generazioni più giovani a cui appartengono il futuro e la salvaguardia del nostro Pianeta”.

Ma, ovviamente, oltre al nome di Greta, non possiamo trascurare il ricordo dell’archeologo e architetto Giacomo Boni (1859-1925) che nel 1917, all’epoca della sua direzione dei Monumenti di Roma, volle far rivivere sul Palatino le rose e le altre piante tipiche dell’antichità, nell’area dei rinascimentali giardini Farnesiani, basandosi sullo studio degli autori classici (Teofrasto, Virgilio e Plinio) e della “pittura di paesaggio” negli affreschi di Pompei e di Roma. E sono proprio le parole di Boni che accolgono i visitatori nel viridarium:

Vorrei far ricca la flora palatina; vorrei far sentire l’influenza educativa emanata dall’amoroso rispetto alle piante e di cui mostrano aver gran bisogno taluni visitatori”.
Palatino, Roseto Boni; ©-E.-Monti.jpg

Come dargli torto? Il connubio tra piante e archeologia è decisamente affascinante e rispecchia  il legame che da sempre Roma ha avuto con i fiori. La città, infatti, era posta sotto la protezione di Flora, la dea della primavera e della forza vitale, e per questo l’erudito bizantino Giovanni Lido attribuisce all’Urbe, oltre al nome segreto Amor, quello sacro di Flora. E, tra i fiori di questa dea, il più amato è stato ed è sicuramente la rosa, sacra anche a Venere.

Narra il mito che dalla schiuma del mare, da cui nacque la dea dell’amore e della bellezza, spuntò un cespuglio spinoso che, irrorato dal nettare degli dei, si riempì di rose bianche. In ambito ellenistico la rosa simboleggiava, invece, il primo grado d’iniziazione ai misteri di Iside, la maggiore divinità femminile egizia. Ed è per questo che il protagonista dell’Asino d’oro di Apuleio può guarire dalla sua metamorfosi solo mangiando le rose della dea.

La rosa era sicuramente il fiore più usato nell’antichità, sia a scopo cosmetico che terapeutico;

ad es. la rosa canina è così chiamata perché la si usava, secondo quanto scrive Plinio, per combattere la rabbia dei cani. Da oggetto di piacere e lussuria (pensiamo ai banchetti romani, nei quali gli ospiti venivano letteralmente sommersi dai petali di rosa, come raffigurato da sir Lawrence Alma Tadema nel dipinto “Le rose di Eliogabalo”),

Alma Tadema, Le Rose di Eliogabalo © Studio Sebert Photographes

la regina dei fiori è diventata nel Medioevo un simbolo di trascendenza. Il poeta persiano Gialal-ed-Din Rumi la considerava una manifestazione dell’Uno ineffabile:

Ogni rosa, pregna di intenso profumo, narra, quella rosa, i segreti del Tutto“.

Ma poiché il Tutto è inaccessibile al profano, questo fiore allude anche al segreto ermetico, chiuso e inviolato. Per questo rose a cinque petali, racchiuse in un nimbo, venivano scolpite nei confessionali e nelle decorazioni di sale adibite alla trattazione di affari di Stato.

Emblema anche della passione di Cristo, per via delle sue spine, la rosa è diventata nel cristianesimo un simbolo di comunione con Dio, tanto che Dante immagina l’Empireo come una candida rosa, formata dai beati disposti lungo la spirale dei petali. E la Madonna è la regina di questo regno, il Fiore dei fiori. Per questo pregare con il rosario significa costruire mentalmente una corona di rose in onore della Madre di Dio.

L’impianto del viridarium palatino voluto da Boni è rimasto invariato nel tempo, nelle sue linee essenziali, fino agli inizi del 1960, quando l’area ospitò un nuovo roseto. Nel 2018 le rose di allora, quasi tutte senescenti, sono state sostituite con un nuovo impianto che ripercorre la storia e l’evoluzione delle rose, a partire dalle antiche Alba, Damascena e Gallica. Alcune varietà ci colpiscono per la loro fragranza particolare, altre per la tonalità, che può anche mutare nel breve periodo di fioritura. Nell’antichità, dagli incroci spontanei delle rose botaniche, nacquero quelle chiamate “antiche”, dall’intensa fragranza e dalla fioritura primaverile. Fu solo alla metà dell’Ottocento che si iniziò a incrociare le diverse varietà in modo da ottenere risultati rivoluzionari, come la capacità di fiorire più volte nell’anno, perdendo però in molti casi il profumo. Queste rose, dette “moderne”, furono realizzate grazie all’arrivo in Europa di una varietà cinese detta Tea (o tè), il cui nome forse deriva dal fatto che questi fiori venivano trasportati nelle stesse navi che portavano il tè in Inghilterra. Con esse si riuscì a ottenere stabilmente il colore giallo, che nelle ibridazioni di norma si perdeva.

La nuova rosa Augusta Palatina si distingue per il suo fiore pieno, regolare e simmetrico,

Parco archeologico Colosseo, Rosa Augusta Palatina, © E. Monti

di color porpora, con sfumature violetto nei petali più esterni e ciliegia per quelli centrali, caratteristiche della specie Gallica. Secondo Gabriella Strano, questa rosa somiglia nel colore a quella Prenestina, o Rubra, rappresentata nelle catacombe di Priscilla. È il risultato di otto anni di studi e di sperimentazioni dell’ibridatore Davide Dalla Libera, che ha unito con un’ibridazione la Tuscany Superb con la Rosa Francofurtana. Nell’ambito della sistemazione del giardino di rose, presso il quale è sepolto Giacomo Boni, è stata riqualificata anche la novecentesca “Fontana dei papiri”, che zampilla ogni ora con una musica di accompagnamento.

La Fontana dei papiri, foto N.Fiori

Il progetto è stato elaborato dall’Ufficio giardini del Parco archeologico del Colosseo, diretto dall’architetto Maddalena Scoccianti.

Nica FIORI     Roma   maggio 2019

Rosa Augusta Palatina

Roma, Horti Farnesiani sul Palatino

Orario Parco archeologico del Colosseo: dal 22 maggio al 31 agosto 2019: dalle 8,30 alle 19,15 (la biglietteria chiude un’ora prima). Biglietto Foro Romano Palatino SUPER (con ingresso ai siti speciali visitabili): intero € 16, ridotto € 2 (riduzioni e gratuità secondo la normativa vigente)

Per gli ulteriori orari consultare il sito  http://www.parcocolosseo.it