Frank Holliday, fino al 13 ottobre 2019 al Museo Carlo Bilotti esposte le opere dipinte a Roma

redazione

Fino al 13 ottobre 2019 al Museo Carlo BilottiAranciera di Villa Borghese

In mostra le opere dell’artista Frank Holliday, dipinte a Roma nell’estate del 2016

Si è inaugurata a Roma, al Museo Carlo Bilotti, la mostra Frank Holliday in Rome, a cura di Cesare Biasini Selvaggi. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale di Roma- Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio dell’Ambasciata Americana e con i servizi museali a cura di Zètema Progetto Cultura, la mostra è organizzata e sponsorizzata da Partners & Mucciaccia.

Si è conclusa nell’aprile del 2018 al MoMA di New Yorkla mostra “Club 57: Film, Performance, and Art in the East Village, 1978-1983”. Realizzata in collaborazione con la Keith Haring Foundation, questa mostra è stata la più grande mai dedicata allo storico locale dell’East Village che ha contribuito a proiettare nel mito la controcultura newyorkese a cavallo tra anni Settanta e Ottanta. Particolare attenzione è stata dedicata alla sua scena artistica, con l’esposizione diopere di Keith Haring, Kenny Scharf, Adolfo Sanchez e Frank Holliday. Poco più di un anno dopo, Frank Holliday fa il suo primo ingresso in un’istituzione museale italiana con la sua personale al Museo Carlo Bilotti, in cui vengono esposte 36 opere, tutte realizzate nel 2016 durante quello che l’artista statunitense stesso ha definito il suo soggiorno “monastico” romano.

Nell’estate 2016, infatti, Holliday ha lavorato alacremente nel suo studio vicino a Piazza Navona, avendo come ispirazione le opere dei maestri della storia dell’arte, prime fra tutte quelle di Caravaggio. Come ricorda l’artista nell’intervista inedita con Anney Bonney, girata da Eric Marciano, a Roma dipingevala mattina e a pranzo andava a guardare qualche tela di Caravaggio. Particolarmenteemozionante per lui era entrare in quello splendido spazio tranquillo, prescelto, della Cappella Contarelli –che aveva più o meno le dimensioni del suostudio romano. Stava in piedi davanti ai dipinti del ciclo pittorico su san Matteo e si lasciavainvadere dalla loro potenza; poi tornava allo studio per continuare a lavorare.

Osservando le opere d’arte in Italia Frank Holliday ha scoperto che ci sono tre “zone”: il paradiso, che di solito è luminoso, arioso e senza peso –qualcosa che non possiamo avere ma di cui possiamo farci un’idea. Poi c’è la terra e, quindi, l’inferno. E l’inferno è la forza di gravità, che cerca sempre di aggrapparsi a noi per tirarci giù. E noi siamo incastrati tra i due. L’artista ha osservato a lungo come il Bernini abbia affrontato il problema della gravità nelle sue opere, trovandolo geniale e avvertendo nei suoi lavori l’attrazione del peso della terra e la ricerca della spiritualità nella pietra. Nei suoi dipinti del “ciclo romano” –puntualizza il curatore della mostra Cesare Biasini SelvaggiFrank Holliday ha scandagliato proprio questo spazio intermedio tra l’inferno e il paradiso, quella dimensione di mezzo. La sua grande maestria sta nel dare immagine a qualcosa di assolutamente immateriale, nel dipingere cioè la realtà nella sua irrealtà, cercando l’aldilà in questo mondo, questo mondo nel pensiero dell’aldilà. La bellezza del colore controbilancia la solidità del gesto pittorico, in un susseguirsi di paradossi dove luci e ombre, cadute e ascese, assenze e presenze diventano inscindibili.

In occasione della mostra sarà pubblicato un catalogo edito per i tipi di Carlo Cambi Editore, con testi di Cesare Biasini Selvaggi, Carter Ratcliff, un’intervista di Anney Bonney, oltre a un’antologia critica e ad apparati bio-bibliografici

Frank Holliday, uno degli artisti del Club 57, fa il suo primo ingresso in un’istituzione museale italiana con una mostra personale di 36 opere dipinte nel suo studio vicino a Piazza Navona. Nato nel 1957 a Greensboro, nel North Carolina, dopo gli studi al San Francisco Art Institute e il New York Studio School, si stabilisce a New York dove raggiunge la fama all’inizio degli anni Ottanta, associato alla scena artistica dell’East Village e del Club 57. Nei primi anni della sua carriera ha lavorato a stretto contatto con Andy Warhol e altri artisti quali Keith Haring, Ann Magnuson e Kenny Scharf, esponendo alla Kenny Schacter Gallery, Tony Shafrazi Gallery, Debs & Co., Tom Cugliani Gallery, The Kitchen, Dru Artstark e GAL Gallery. Ha partecipato a numerose mostre collettive presso prestigiose realtà newyorkesi come The Arts Club, Derek Eller, White Columns, Sandra Gering Gallery, Amy Lipton Gallery, Elizabeth Dee, Barbara Toll Fine Art and Club 57, LennonWeinberg, PS1 e il Club 57 con Keith Haring.I suoi lavori sono conservati in numerose importanti collezioni sparse negli Stati Uniti, in Europa, Giappone, Australia, Messico, in spazi come il Weatherspoon Museum at The University of North Carolina di Greensboro, il Museum Frederick Russe di Stoccolma (Svezia),il Museo delle Miniature di Amsterdam (Olanda), il MoMA e la DIA Art Foundation di New York

La mostra è a cura di Cesare Biasini Selvaggi

Informazioni

Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese. Da martedì a venerdì ore 13.00 – 19.00 (ingresso fino alle 18.30). Sabato e domenica ore 10.00 – 19.00 (ingresso consentito fino alle 18.30). Giorni di chiusura: Lunedì ingresso gratuito alla mostra e al museo.

Tel 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

Gabriella Gnetti. Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura. Via Attilio Benigni 59 00156 Roma. +39 06 82077305 +39 348 2696259 g.gnetti@zetema.it