di Claudio LISTANTI
Al Teatro dei Rinnovati un applaudito concerto dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino diretta da Fabio Luisi con lo straordinario contributo della pianista Lilya Zilberstein. In parallelo una mostra dedicata agli strumenti musicali di M’Horó.
Chi ben comincia è a metà dell’opera! Questo proverbio, di origine latina, ma entrato nella cultura popolare per stimolare l’impegno di chi ha deciso di intraprendere un percorso di lavoro o una attività piuttosto ardui per un cammino che può riservare possibili difficoltà e ostacoli; ma allo stesso tempo può significare che chi ha intrapreso il percorso ha raggiunto lo scopo prefissato lasciando immaginare un proseguo altrettanto felice fino al raggiungimento del traguardo.
Non vogliamo annoiare oltre il nostro lettore ma pensiamo che la nostra citazione possa compendiare meglio di ogni altra cosa l’apertura del Chigiana International Festival & Summer Academy di Siena edizione 2019, cha ha avuto luogo lo scorso 6 luglio, (cfr https://www.aboutartonline.com/il-prossimo-6-luglio-al-via-il-chigiana-international-festival-summer-academy-2019/ )presso uno dei luoghi più prestigiosi e rappresentativi della vita culturale della splendida città toscana: il Teatro dei Rinnovati. (Fig. 1)
Per spiegare in maniera approfondita il nostro pensiero occorre partire dal titolo che il direttore artistico del festival, Nicola Sani, ha voluto dare alla manifestazione senese: ‘Out of nature’, tramite il quale Sani ha stabilito una sorta di ‘filo’ guida per una programmazione molto articolata basata non solo su concerti ma anche su eventi e performance per determinare una connessione tra Musica, Arte e Natura che ne evidenzi le relazioni che intercorrono tra loro e, soprattutto, quanto questi elementi abbiano influenzato l’ispirazione dei grandi artisti.
E’ questo un’ulteriore dimostrazione del cambiamento posto in atto da Sani nel dirigere la prestigiosa manifestazione, da cinque anni nelle sua salde, ed esperte, mani che ha ottenuto in questo lustro convincenti e lusinghieri successi che sono le solide basi sulle quali è costruita complessivamente la programmazione che gode anche della collaborazione di prestigiosi musicisti che contribuiscono alla formazione artistica dei giovani collocando tutta l’organizzazione come importantissimo punto di riferimento culturale italiano ed internazionale.
Per stabilire questo rapporto tra natura e musica non c’è niente di meglio che la Sinfonia n. 6 in fa maggiore, op. 68 “Pastorale” di Ludwig van Beethoven, (Fig 3) la cui esecuzione è stata uno dei punti cardine del concerto inaugurale del 6 luglio, la composizione che, forse, meglio di ogni altra riesce a stimolare l’emotività dell’ascoltatore coinvolgendolo con l’evocazione di scene di vita campestre che, usando un termine in po’ riduttivo, scaturiscono da una partitura ‘a programma’ sintetizzato dalle didascalie di ognuno dei cinque movimenti: Piacevoli sentimenti che si destano nell’uomo all’arrivo in campagna, Scena al ruscello, Allegra riunione di campagnoli, Tuono e tempesta, Sentimenti di benevolenza e ringraziamento alla Divinità dopo la tempesta.
Il genio di Beethoven consente al brano di travalicare i confini della musica a programma per dirigersi verso una vera e propria sperimentazione realizzata tramite un progetto, forse non completamente compreso all’epoca, quello di regalare all’ascoltatore una sinfonia costruita su uno stile che sia sintesi tra antico e moderno, tra la musica a programma ed il superamento degli schemi formali della sinfonia.
Il concerto inaugurale è stato affidato a Fabio Luisi (Fig. 4) ed all’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino della quale è Direttore Musicale che, inspiegabilmente (forse per qualche ruggine residua della Battaglia di Montaperti?), mancava da Siena da circa 16 anni. A parte gli scherzi il ritorno della prestigiosa compagine orchestrale permette al festival di arricchire la già consistente valenza artistica di tutti gli interpreti per un valore aggiunto utile all’incremento della qualità musicale offerta.
Importante è stato il contributo di Fabio Luisi, direttore di grande esperienza esecutiva, tutta messa al servizio della serata, offrendoci una esecuzione molto ben calibrata nell’insieme che ha messo in risalto la potenza dei momenti lirici della sinfonia, come le piacevoli sensazioni dell’arrivo in campagna (primo movimento) e la quiete magica della scena presso il ruscello (secondo movimento) e la delicata giovialità ‘popolare’ della riunione dei contadini del terzo movimento per giungere a quel sentimento di ringraziamento per lo scampato pericolo rappresentato dal temporale che chiude questo straordinario affresco sonoro. Il tutto ottenuto grazie ad una attenta direzione basata sull’eleganza dei suoni e sull’esaltazione di quella orchestrazione ‘filigranata’ frutto della maestria compositiva di Beethoven. I tempi adottati sono risultati un po’ dilatati orientando l’esecuzione più verso il classicismo di Haydn e Mozart che verso il tardo Beethoven come siamo abituati ad ascoltarla. La ‘Pastorale’ ha chiuso il concerto ed il pubblico ha riservato a Fabio Luisi un vero e proprio successo personale dimostrando anche soddisfazione per il ritorno a Siena dell’orchestra del Maggio.
Nella prima parte del concerto è stato eseguito il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore op. 23 di Piotr Ilijc Cajkovskij, vero e proprio caposaldo della Storia della Musica per la letteratura per strumento solista ed orchestra. Assieme all’orchestra del Maggio diretta da Fabio Luisi c’era una grande interprete del nostro tempo, la pianista Lilya Zilberstein. Anche questa proposta metteva in evidenza uno dei tanti pregi del Chigiana International Festival & Summer Academy, vale a dire la partecipazione ad esso di insegnanti di prestigio che con il loro apporto contribuiscono a trasferire alle giovani leve la loro esperienza di strumentisti per ‘raffinare’ ed ‘arricchire’ il loro modo di suonare ed interpretare per una più solida prospettiva futura.
Lilya Zilberstein, (Fig 5) moscovita di nascita e tedesca d’adozione, è una delle pianiste più celebrate di oggi la cui fama è iniziata nel 1987 con la sua vittoria al Concorso Busoni di Bolzano. Poi grandissime esperienze in tutto il mondo tra le quali quella con Claudio Abbado che la chiamò per i concerti della Filarmonica di Berlino. La sua presenza al Teatro dei Rinnovati per l’esecuzione del capolavoro del musicista russo ha contribuito, oltre a tutto il resto del quale abbiamo già parlato, a richiamare un pubblico delle grandi occasioni che ha seguito con attenzione e concentrazione tutta la serata.
La Zilberstein ha esibito la sua consueta ‘forza’ interpretativa basata sulla sua eccellente ‘tecnica’ che le regala sicurezza e raffinatezza nel suonare, dimostrando di essere a suo agio non solo nelle straordinarie volute del trascinante (possiamo anche dire mitico) primo movimento composto dall’Allegro non troppo e molto maestoso e Allegro con spirito presentando un intenso secondo movimento, Andantino semplice, Appassionato e contabile che confluisce nello slancio ritmico dell’altrettanto trascinante Allegro con fuoco finale.
L’esecuzione, però, metteva in luce la mancanza della necessaria amalgama tra orchestra e solista che materializza i contrasti interiori contenuti nel discorso musicale ideato da Cajkovskij, elemento che ha tolto un po’ di ‘tensione’ ed ‘emotività’ all’ascoltatore che, comunque, al termine ha tributato alla Zilberstein una lunga serie di applausi.
L’importanza della giornata del 6 luglio a Siena non si esaurisce con il concerto serale presso il Teatro dei Rinnovati. Ci fa piacere segnalare un’iniziativa del tutto in linea con il motto guida del Chigiana International Festival & Summer Academy 2019, Out of Nature, del quale ne accresce lo ‘spirito’ ed il significato intrinseco.
Nel pomeriggio, infatti, è stata inaugurata la mostra M’Horó Suite. Sculture … per orchestra, (Fig 6) curata da Antonio e Salvatore Falbo, Roberto Messina e la Minotauro Fine Art Gallery e visitabile fino al 31 agosto per tutta la durata del Festival. Voluta dal direttore artistico Nicola Sani a completamento della proposta culturale di tutto il festival è collocata negli spazi del ChigianArtCafè, un nuovo spazio creato per stimolare discorsi ed approfondimenti sulla ‘Contemporaneità’; è composta di opere di M’Horó, sconosciuto quanto enigmatico artista, che fa del recupero di materiali metallici rottamati l’elemento base della sua arte riplasmandoli con il solo ausilio della forza manuale e di qualche, semplice, attrezzo meccanico.
Per l’occasione i rottami sono divenuti figure e miniature di strumenti musicali, come un violino (Fig. 7), un violoncello ed un fagotto ed ottenendo così rispetto per la natura ed evocare quella linea ‘verde’ necessaria alla soluzione dei problemi ambientali di oggi, rafforzata dall’eleganza formale degli strumenti musicali prodotti ed irrobustire lo spirito di quel rapporto musica-natura evocato dal programma del Chigiana International Festival 2019, nobilitato anche dal fatto che M’Horó donerà le sculture/miniature realizzate per il Festival ai grandi maestri chigiani di strumenti ad arco.
Claudio LISTANTI Roma luglio 2019