Caravaggio. Un Discount sempre aperto

redazione

Piovono Caravaggi

Arieccolo ! una volta l’esclamazione romanesca -ma del tutto comprensibile anche nella padania di oggi (ammesso che esista)- veniva affibbiata ad un noto politico democristiano piccolo di statura ma combattivo e non privo d’ironia e mordacità molto toscane, che ricompariva quando occorreva chiudere una certa fase politica o aprirne un’altra o anche e soprattutto quando meno te l’aspettavi, tanto che per lui era diventato una specie di epiteto. Oggi questa sorte rischia di toccare a Michelangelo Merisi da Caravaggio, visto che anche il grande genio lombardo lo si vede ricomparire qua e là, tirato per la giacca ora da qualche sprovveduto dilettante allo sbaraglio improvvisatosi chissà come chissà perché degno di dire la sua, ora perfino da qualche studioso magari ansioso di ricavare i suoi cinque minuti di celebrità inventandosi attribuzioni insostenibili. E’ il caso dell’ultima ‘novità’ (‘novità’ manco per niente a dire la verità!) presentata qualche giorno fa sul il Giornale.it da Andrea Dusio  autore nel 2010 di un discusso “Caravaggio White Album” (Cooper 2010), il quale –con qualche remora, bisogna riconoscerlo- ha reso pubblico un san Gerolamo che sarebbe -in forza, citiamo, di  “una fitta rete di indizi convergenti, autografo di Michelangelo Merisihttp://www.ilgiornale.it/news/spettacoli/mistero-napoletano-passando-londra-spunta-caravaggio-1727155.html. E fin qui niente di male, sarà pur vero che tre indizi si dice facciano una prova, ma nel caso del Merisi sono le prove e non gli indizi che ci vogliono; tanto più se gli indizi sono i soliti tre o quattro pentimenti e le immancabili incisioni che in diagnostica ormai si vendono evidentemente un tanto al peso e non si negano a nessuno; i problemi iniziano quando (a dire il vero con minore cautela di quella mostrata fin lì) l’articolista afferma che “il primo effetto di quest’inedito è di far finalmente giustizia dell’identificazione del San Girolamo segnalato negli inventari Giustiniani con il dipinto presente nel Museo di Montserrat”. Qui le cose non tornano, perché il dipinto Monserrat si attaglia perfettamente a quello ascritto al Merisi a suo tempo dal compianto studioso e noto caravaggista Maurizio Marini –lui si, esperto di Caravaggio riconosciuto a livello internazionale- che lo pubblicò svariate volte come San Gerolamo in meditazione, appartenuto ai Giustiniani (citato nell’inventario del 1638) e citato da Giovanni Michele Silos nella sua Pinacotheca sive Romana Pictura et Sculptura, edita nel 1673 (cose che giustamente anche Dusio cita ma per dimostrare curiosamente come Marini avesse sbagliato !), ripreso da tutti gli studiosi a cominciare da Silvia Danesi Squarzina nei tre basilari volumi dedicati alla Collezione Giustiniani, Einaudi, 2003 (con dimensioni differenti da quelle riportate da Marini ma anche diverse da quelle riportate su il Giornale.it). E ripreso perfino dallo stesso Dusio in uno scritto del giugno 2011 intitolato “Troppe cose non vanno su quel Sant’Agostino“. L’ennesima versione del San Gerolamo sub judice è del tutto priva invece di riscontri documentari e non si capisce bene se si voglia far passare per replica del San Gerolamo già Giustiniani -a questo punto disperso- ovvero replica di un altro San Gerolamo dipinto per una famiglia napoletana; ovviamente niente documentazione e, soprattutto, riscontri stilistici imparagonabili. Quello che dispiace è che ad avallare l’incongruente attribuzione sia uno studioso solitamente attento e capace; ora, aspettare la pubblicazione Skira ci sembra uno sforzo eccessivo.  Anche se occorre riconoscere che tutto fa brodo al discount Caravaggio, che è sempre aperto !

P d L luglio 2019