Fascino e mistero dell’arte giapponese in Europa; il “Giapponismo” in mostra a Rovigo (Palazzo Roverella, dal 28 settembre)

di Silvana LAZZARINO

La mostra “GIAPPONISMO Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915” aperta dal 28 settembre 2019 a Rovigo presso Palazzo Roverella restituisce le tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento

Malinconici e silenziosi spazi di una natura portatrice di contemplazione e sguardi verso l’infinito, distese di paesaggi e vedute attraversati da scie luminose portatrici di vita e nuovo respiro, alberi in fiore, figure femminili seducenti e enigmatiche, sono al centro dello scenario artistico dellarte giapponese legata alla decorazione, all’illustrazione anche di libri. Un’ arte raffinata, elegante che, sempre più apprezzata in Europa, verso la fine del XIX secolo, ha portato una nuova ventata di poesia e originalità con modelli e consuetudini stratificate nei secoli. Nuove norme compositive giocate su scorci arditi e sulla sintesi di luci e colori luminosi, iniziavano così ad essere motivo di interesse da parte di importanti correnti artistiche europee. Non solo, ma la nascente cultura liberty e modernista era attenta a quei valori decorativi e rigorosi dell’arte giapponese.

Utagawa Hiroshige trentasei celebri vedute del Fuji

Una nuova tendenza che incuriosiva la ricca borghesia internazionale, catturando l’attenzione di due intere generazioni di artisti, letterati, musicisti e architetti. Tra gli artisti affascinati da questo movimento accanto agli Impressionisti come Monet, Degas, troviamo anche i Nabis e poi Toulouse Lautrec, solo per citarne alcuni che in modi differenti si sono ispirati a specifici aspetti di questa arte tra stili e tecniche. E’ infatti all’inizio degli anni ’60 dell’Ottocento che nel Vecchio continente, in particolare in Francia, iniziarono a diffondersi ceramiche, stampe, ed arredi da giardino dall’Impero del Sol Levante che, nel 1853 si era aperto al resto del modo. Inizialmente infatti le prime xilografie si diffusero, grazie al commercio di vasi e ceramiche: in molti casi le preziose stampe erano usate come carta da imballaggio per impacchettare e avvolgere i preziosi oggetti. Così ad esempio i celebri mangadi Hokusai o le stampe luminose di Utamaro e Hiroshige ebbero una grande influenza sugli Impressionisti, i Nabis, fino al Secessionismo viennese, per poi diventare solo una generica tendenza per un gusto orientale con gli anni ‘20 è30 del secolo scorso.

A ripercorrere il giapponismo lungo un arco temporale di circa 50 anni a partire dagli anni Sessanta dell’Ottocento è la mostra “GIAPPONISMO Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915” che apre al pubblico il 28 settembre 2019 a Rovigo negli spazi di Palazzo Roverella. Curata da Francesco Parisi il percorso espositivo, iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, ripercorre una pagina interessante dell’arte europea e mondiale soffermandosi sulle tendenze giapponiste dell’Europa tra Ottocento e Novecento dalla Germania all’Olanda, dalla Francia all’Austria, alla Boemia, fino all’Italia.

Suddiviso in quattro ampie sezioni, dove sono affrontate la pittura e la grafica, l’architettura, le arti applicate, e poi l’illustrazione, manifesti e arredi, il percorso espositivo è strutturato seguendo una linea di raffronto che affianca agli originali giunti dal Giappone, individuati quali oggetto di passione e studio in Europa, le opere che da questi stessi reperti hanno tratto una particolare influenza nello stile e nei contenuti.

Quattro sezioni, che sottolineano l’importanza svolta dalle quattro grandi Esposizioni Universali che in quei decenni grazie alla presenza dei padiglioni giapponesi, contribuirono a svelare e dare risalto al nuovo che giungeva da così lontano, da quel luogo sconosciuto e magico portatore di fascino e mistero.  Si pensi al lancio dei prodotti del Sol Levante con l’esposizione londinese del 1862, e alla loro massima diffusione legata a quelle parigine del 1867 e ’78 dove quei prodotti ebbero un’altissima richiesta, per arrivare all’esposizione del 1911 per il cinquantennale dell’Unità d’Italia dove quei prodotti ebbero vasta influenza su molti artisti delle nuove generazioni.

Fernand Khnopff Le Rose 1912

Mistero e fascino per quanto sconosciuto legato in generale all’Oriente, già a partire da metà Settecento aveva coinvolto molta letteratura e teatro, basti pensare alla trilogia della “Sposa persiana” scritta da Carlo Goldoni o alla “Turandot” di Carlo Gozzi.

Accanto ai capolavori di Gauguin, Toulouse Lautrec, Van Gogh, Klimt, Kolo Moser, James Ensor, Alphonse Mucha si potranno ammirare le tendenze giapponiste anche nelle opere degli inglesi Albert Moore, Sir John Lavery e Christopher Dresser; degli italiani Giuseppe De Nittis, Galileo Chini, Plinio Nomellini, Giacomo Balla, e ancora Antonio Mancini, Antonio Fontanesi e Francesco Paolo Michetti con il suo capolavoro “La raccolta delle zucche”. Senza dimenticare i francesi Pierre Bonnard, Paul Ranson, Maurice Denis ed Emile Gallé e i belgi Fernand Khnopff e Henry Van De Velde.

Lungo il percorso si resta incantati dallo scenario descritto inAlbero in fiore” da Kolo Moser, o da colori brillanti delle nature morte restituite da Gauguin in “Fête Gloanec”, per poi passare agli ambienti dei cabaret, varietà in cui si muove lo spaccato umano parigino della Belle Époque con Toulouse Lautrec nelle sue litografie, illustrazioni, di cui qui è presente “Reine de Joie”.

Francesco De Nittis, Fra i paraventi, Pescara, collezione privata.

Si può poi restare incuriositi e catturati dagli scorci arditi di Utagawa Hiroshige nelle sue trentasei celebri vedute del Fuji  e dalle decorazioni per il “Paravento” di Rudolf Schlattauer, senza dimenticare la veduta sempre del Fuji con l’opera di Emil OrlikPaesaggio con il monte Fuji” . Figure femminili eleganti e aggraziate con anche la presenza di elementi floreali si trovano nelle opere di Fernand Khnopff e Edgard Degas rispettivamente con “Le Rose” e  “Femme se coiffant”.

 Entro una linea asimmetrica e dinamica si muove anche l’arte ornamentale di Henry Van De Velde; mentre il pioniere dell’Art Nouveau Alphonse Mucha sottolinea l’eleganza e l’astrazione del segno grafico proiettando in tutta la sua produzione artistica compresi i gioielli, caratteristiche proprie delle stampe giapponesi e dei motivi ricorrenti in esse dalle libellule agli iris, dai motivi ad onda ai drappeggi degli abiti.

Silvana LAZZARINO    29 Settembre 2019

GIAPPONISMO.Venti d’Oriente nell’arte europea. 1860 – 1915

a cura di Francesco Parisi

Rovigo, Palazzo Roverella.28 settembre 2019 – 26 gennaio 2020.Inaugurazione venerdì 27 settembre 2019