di Nica FIORI
La Collezione Torlonia: la prossima mostra a Palazzo Caffarelli
“Una storia a lieto fine”
Così è stata definita da Salvatore Settis la lunga vicenda che ha portato alla realizzazione della mostra The Torlonia Marbles. Collecting Masterpieces, che si terrà dal 25 marzo 2020 al 10 gennaio 2021 nei Musei Capitolini, nella nuova sede espositiva di Palazzo Caffarelli. Si tratta di una mostra attesissima, preannunciata già nel marzo 2016 a seguito di un accordo tra la Fondazione Torlonia e il Mibact e presentata ora alla Stampa alla presenza del ministro Dario Franceschini.
Si tratta di uno dei progetti di mostra più prestigiosi, per partecipazioni istituzionali (Soprintendenza Statale e Sovrintendenza Capitolina), valore scientifico ed eccezionalità dell’evento, che ha come curatori lo stesso Salvatore Settis e Carlo Gasbarri, entrambi studiosi di primo piano, esperti archeologi e accademici dei Lincei. L’organizzazione sarà di Electa, come pure il catalogo, mentre Bulgari è sponsor principale del restauro delle opere esposte.
Potremo finalmente ammirare una selezione di 96 marmi di arte classica della celebre collezione principesca della famiglia Torlonia, non a caso definita “la collezione delle collezioni”, visto che in essa confluirono collezioni più antiche, tra cui la Savelli, la Cesi, la Giustiniani, i marmi dello studio di Bartolomeo Cavaceppi e i materiali di scavo di Porto e della Villa dei Quintili.
Quando nel 1859 il principe Alessandro Torlonia allestì il suo museo nel Palazzo Torlonia alla Lungara, la collezione comprendeva 620 statue esposte in 77 sale: indubbiamente una delle più prestigiose collezioni private del mondo. Purtroppo già a partire dalla fine dell’Ottocento il museo non venne più aperto al pubblico, divenendo di fatto una “collezione fantasma”, relegata nelle cantine del palazzo, quando più di 40 anni fa le storiche sale vennero trasformate in miniappartamenti. Per fortuna esiste un catalogo a stampa firmato nel 1875 da Pietro Ercole Visconti, comprendente le fototipie di tutti i pezzi (cosa rarissima per l’epoca) ed è su quelle foto che si sono formati molti studenti di archeologia, non potendo accedere alla visione degli originali.
La mostra darà conto della storia del collezionismo ripercorrendo le diverse fasi della costituzione della raccolta dei marmi Torlonia. Nella prima sala sarà esposto anche il catalogo, su un tavolo di porfido, il marmo imperiale per eccellenza perché evoca con il suo colore la porpora. E ai lati ci saranno due sfilate di busti a rendere l’idea dell’allestimento nel palazzo alla Lungara.
Tra le opere di maggior spicco che verranno esposte, figureranno alcuni capolavori dell’età classica quali l’Hestia Giustiniani (simulacro di Vesta che costituiva il principale ornamento della Galleria Giustiniani), la Fanciulla Torlonia (singolare lavoro di scultura etrusca ritrovato a Vulci), l’Ulisse che esce dall’antro di Polifemo, proveniente dalla collezione Albani, la Venere Anadiomene dalla collezione Cesarini, la Statua di Filosofo seduto della Collezione Caetani –Ruspoli, il Rilievo con scena di porto, che raffigura l’antica Portus con il suo Faro a più piani, e tra i ritratti il Vecchio da Otricoli, o Busto di Galba: uno dei ritratti più rari della serie imperiale.
Non faranno parte della mostra, invece, i celebri affreschi staccati dalla Tomba François di Vulci, in quanto conservati a Villa Albani e non alla Lungara. Ricordiamo che Villa Albani venne pure acquisita dai Torlonia con la sua prestigiosa collezione di arte classica, che era stata sistemata dal Winckelmann, universalmente noto come il fondatore dell’archeologia moderna per l’impulso rivoluzionario da lui dato allo studio della scultura antica.
Il percorso della mostra, che affronta la storia del collezionismo, si lega nel Campidoglio alla presenza dei bronzi lateranensi che Sisto IV donò al Comune di Roma nel 1471. La riapertura di una porta (ora temporaneamente chiusa) restituirà l’accesso all’adiacente Esedra del Marco Aurelio, dove probabilmente verranno esposti i celebri bronzi dello Spinario e della Lupa capitolina.
La mostra, che sarà poi ospitata in musei internazionali (alcuni ne hanno già fatto richiesta), è il primo passo per rendere fruibile al pubblico il Museo Torlonia, che, come ha affermato il ministro Dario Franceschini, “avrà una sua sede a Roma in un edificio statale, anche se rimarrà di proprietà privata”. Ma non si può, per ora, ipotizzare una data. Il Museo Torlonia è di estremo interesse non solo per gli straordinari reperti antichi, ma anche per capire l’evoluzione del gusto antiquario nell’arco di più secoli, e più esattamente tra Rinascimento e Neoclassicismo. Infatti nel passato si è più volte proceduto a restauri integrativi, eseguiti da grandi artisti. Non possiamo non ricordare tra i restauratori l’Algardi, Duquesnay e Bernini, che intervennero nella collezione Giustiniani, e Cavaceppi per la collezione Albani. È questo il motivo per cui troviamo anche ritratti antichi con busti moderni in entrambe le collezioni, come è pure integrato il grande sarcofago Savelli confluito nella collezione Giustiniani e quindi nella Torlonia.
Nica FIORI Roma 18 ottobre 2019