di Claudio LISTANTI
Il concerto fa parte dell’iniziativa Gesualdo Project promosso dall’istituzione concertistica romana. Trionfo per Paul Agnew e per tutto il complesso Les Arts Florissants
L’Istituzione Universitaria dei Concerti di Roma (Iuc) si sta imponendo sempre di più nell’ambito del mondo musicale romano per le sue stagioni concertistiche, a vocazione principalmente ‘cameristica’, proponendo appuntamenti che per i suoi contenuti sono sempre stimolanti e di grande interesse. La risposta del pubblico è del tutto lusinghiera perché le presenze presso la storica sede dell’Aula Magna dell’ Università La Sapienza ci sembrano sempre più numerose e caratterizzate da spettatori provenienti da ambiti e gusti diversi con la presenza dei giovani sempre più consistente. Certo quest’ultimo fenomeno può essere favorito dal fatto che l’attività della Iuc si svolge prevalentemente all’interno della maggiore università di Roma ma, sull’esperienza da noi provata in contesti analoghi, si può senz’altro dire che questi numeri sono favoriti anche dalle felici scelte artistiche proposte che, negli anni sono, riuscite a ‘formare’ un pubblico fedele all’impostazione della sua attività concertistica.
La prova lampante di quanto appena detto si può riscontrare nel concerto proposto per l’inaugurazione del Ciclo Minerva, i concerti serali della Iuc, per la Stagione 2019-2020, tenuto martedì 15 ottobre scorso ed interamente dedicato a musiche di Carlo Gesualdo da Venosa. Il concerto ha avuto un notevole, e per certi versi insolito, riscontro di pubblico, nonostante Gesualdo, sicuramente grande musicista ma conosciuto di più per la sua biografia che per i suoi innegabili capolavori. Proporre un concerto interamente costituito da musiche di questo genere, almeno qui in Italia, è fatto del tutto eccezionale. Solitamente Gesualdo entra in programmi più variegati e poliedrici quindi, il concerto in questione, poteva avere caratteristiche di monotonia, ma il pubblico lo ha seguito con estremo interesse, applaudendo a lungo al termine per dimostrare il suo incondizionato gradimento. Tutto ciò, a nostro avviso, è frutto innegabile della validità della politica culturale messa in atto dalla Iuc.
Per riferire del concerto ascoltato il 15 ottobre è indispensabile partire dal Gesualdo Project iniziativa messa in atto dalla direzione artistica di Giovanni D’Alò con la finalità principale di proporre da oggi fino al 2021 l’esecuzione dei Sei Libri di Madrigali a 5 voci di Gesualdo e, parallelamente, altre iniziative volte a presentare libri inerenti alla vita del musicista e a trasmissioni radiofoniche specificatamente dedicate grazie alla collaborazione con la Radio Vaticana. A supporto di tutto ciò occorre ricordare l’attività di IucTube (https://www.iuctube.com/) rivolta all’integrazione ed al rinnovamento della comunicazione tra Iuc e pubblico. A dimostrazione proponiamo un bellissimo video Ti illustro… Carlo Gesualdo realizzato con la tecnica cinematografica del ‘time lapse’ da Marianna Galleano che riassume in meno di tre minuti la vita di Gesualdo.
Per l’esecuzione dei madrigali la Iuc si è inserita nell’attività de Les Art Florissants diretto da Paul Agnew, il complesso che quest’anno festeggia i quaranta anni dalla fondazione, ed ha già iniziato il programma che prevede l’esecuzione dei sei libri dei madrigali gesualdiani. L’inserimento della Iuc è avvenuto ad iniziativa avviata con i primi due libri già eseguiti ottenendo, però, l’esclusiva per l’Italia, fatto che accresce la valenza di questi concerti alla Sapienza.
Per questo concerto della Iuc, primo dei quattro appuntamenti romani, Les Art Florissants, oltre ad eseguire il Terzo Libro hanno recuperato una parte accettando di eseguire una selezione dl Primo e Secondo Libro restituendo all’iniziativa una parte dell’integralità. Gli altri concerti saranno a febbraio 2020 (Quarto libro) e due nel febbraio 2021 (Quinto e Sesto libro).
Come accennato Gesualdo è conosciuto per la sua biografia anche se, per la verità molti dei fatti ch lo riduardano sono ancora sconosciuti; in primis le date di nascita e di morte per le quali non si hanno documenti certi. Ad oggi si tende a considerare che la sua vita coprì un periodo compreso tra il 1566 ed il 1613. Due sono gli avvenimenti principali della sua esistenza: il sanguinoso epilogo, nel 1590, del suo matrimonio con la cugina Maria d’Avalos che uccise dopo che la colse in flagrante adulterio con l’amante e le sfarzose nozze avvenute in Ferrara nel 1594 con Eleonora d’Este. Tutti eventi che ne fanno una figura tipica.
Le sue composizioni seguono un certo senso la sua vita. Innanzitutto i madrigali, composizioni vocali polifoniche basate su testi letterari di carattere profano. Venivano utilizzati testi di autori emergenti come Petrarca, Marino, Guarini, Tasso. Nati nel XIV secolo si svilupparono fino alla prima metà del XVII secolo; con il passare degli anni i testi utilizzati passarono da quelli costituiti da sequenze di terzine, spesso di cospicua lunghezza per passare negli ultimi tempi ad una forma letteraria libera, senza vincoli strutturali come prova l’abbondono di testi di celebri poeti per rivolgersi a testi anonimi spesso scritti dai musicisti stessi.
Di questa evoluzione già se ne ravvisano gli effetti nei madrigali presentati nel concerto del 15 ottobre. In quelli dei primi due libri molti sono di Giovanni Battista Guarini come ‘Tirsi morir volea’ ed il consecutivo ‘Frenò Tirsi il desio’ tutti incentrati sulla parola ‘morire’ ma per far trasparire un irresistibile ‘erotismo’. Da non dimenticare le due ‘perle’ del finale del primo libro, ’Son si belle le rose’ di Livio Celiano e ‘Bella angioletta, da le vaghe piume’ del Tasso scritto per la straordinaria artista di quei tempi, Laura Peperara che era danzatrice, cantante ed arpista; due madrigali senza dubbio più leggeri ma sempre legati alla parola. Qualche tentativo di abbandonare gli antichi schemi c’è nel secondo, come evidenziato anche dalla selezione operata nel concerto della Iuc, con due madrigali su testi anonimi, ‘Hai rotto e sciolto e spento a poco a poco’ e ‘Non mi tolga il ben mio’ dove l’elemento contrappuntistico diventa più spigliato.
Con il Terzo Libro giungiamo alla svolta per il Gesualdo musicista. Abbandona quasi del tutto i poeti rinomati per utilizzare testi anonimi ed introdurre una libertà espressiva più consona al suo sentire. Al contrario dei primi due libri, scritti con ogni probabilità a Napoli, il Terzo fu scritto a Ferrara. Infatti appare evidente che segue gli insegnamenti di Luzzasco Luzzaschi, musicista al servizio del ferrarese Alfonso d’Este. Il primo dei madrigali è ancora del Guarini ‘Voi volete ch’io mora’ dal clima denso e dolente ma già con il sesto arriva la vivacità di ‘Ahi. Disperata e cruda’ su testo anonimo e con il quattordicesimo, sempre di anonimo, ‘Crudelissima doglia’ dagli elementi contrastanti ma idoneo alla visione musicale di Gesualdo così come i contrasti amorosi del diciassettesimo ‘Se vi miro pietosa’.
L’esecuzione offerta da Les Art Florissants che ricordiamo fondata da William Christie ed ora nelle sapienti mani del direttore e tenore Paul Agnew è stata semplicemente ‘grande’. Hanno mostrato una intonazione impeccabile, conditio sine qua non per questo genere di musica, dando all’ascoltatore l’impressione di ascoltare un perfetto strumento musicale. Accanto ad una misurata cura dell’emissione tra i vari cantanti è risultata molto evidente la cura nella pronuncia delle parole risultata a noi italiani pura e senza inflessione. Eccezionale se si considera che i componenti del complesso sono per tre unità di estrazione anglosassone, due olandese ed una australiana. Inoltre per sostenere senza apparente fatica un programma così corposo dimostrano di avere un’ottima tecnica vocale che rende i loro suoni leggeri, eleganti, raffinati e coinvolgenti.
Al termine del concerto il pubblico ha decretato a Les Arts Florissants un vero e proprio trionfo con numerose chiamate al proscenio sottolineate da scroscianti applausi. Vogliamo però concludere con una domanda quasi d’obbligo, alla quale è difficile dare una risposta che noi, però, cercheremo di dare: come si pone l’ascoltatore del terzo millennio di fronte a musiche di Gesualdo da Venosa, lontane da noi più di quattrocento anni?
Forse al primo approccio l’ascoltatore prova un certo senso di ripetitività e noia, sicuramente non un gradimento immediato. Questo perché nelle sue orecchie è entrata buona parte di quelle composizioni scritte in questo intervallo di quattrocento anni, dove si è prodotto di tutto e di più, inutile fare un elenco. Ma se si ascoltano le musiche di Gesualdo con molta attenzione, come del resto si è potuto fare alla Iuc, si capisce che queste musiche sono ‘filigranate’; nel complesso una grande architettura musicale dove nulla è di troppo e tutto è in funzione dell’invenzione musicale con l’intreccio delle voci che si insinuano l’una nell’altra dove sembrano incontrarsi per poi allontanarsi per un movimento ‘sinuoso’ affascinante ed infine appagante, vettore privilegiato di sensazioni e stati d’animo, una musica che ci circonda e ci trasporta ammaliandoci.
Claudio LISTANTI Roma 18 ottobre 2019