di John T. SPIKE, Thomas WILLETTE, Pierluigi CAROFANO
Raymond Ward Bissel è scomparso lo scorso 26 ottobre all’età di 83 anni nella sua abitazione al n. 5 di Northwick Court, Ann Arbor, MI 48105, dopo una lunga lotta contro varie gravi malattie. Era conosciuto come un esperto di arte barocca italiana e in particolare per aver studiato approfonditamente la figura e l’opera di Orazio e Artemisia Gentileschi di cui era considerato tra i massimi esperti a livello internazionale. Si era ritirato dall’insegnamento nel 2007 dopo una lunga carriera all’Università del Michigan, ma aveva continuato a scrivere contributi e saggi per libri, riviste e cataloghi di mostre ed a partecipare a convegni e conferenze; lo avevamo personalmente conosciuto in una di queste circostanze, gentile e generoso con noi studiosi più giovani. Pubblichiamo perciò con molta partecipazione i ricordi di John T. Spike e di Thomas Willette, a seguire quello di Pierluigi Carofano, con il quale in tempi recenti aveva stretto una autentica amicizia e un vero sodalizio in Italia.
John T. SPIKE
Ward and I were friendly scholars or scholarly friends, which means that we were happy to hear from each other, whenever some point of scholarship arose. It was always a pleasure to see him, standing out in a crowd, usually at exhibition openings, which happened less often, alas, after I moved to Florence in 1989. I still remember him vividly, always smiling broadly, and always generous and thoughtful in his words. Ward was much taller than me with a generous thatch of blondish hair on top, which now I realize made him seem younger. I thought of him as a few years older than me, so I’m surprised to learn in your announcement that he was born in 1936.
Ward Bissell was an excellent scholar and a gracious, fair-minded man. He was both painstaking and thorough in his research and his catalogues of the paintings of Orazio Gentileschi and Artemisia Gentileschi remain the standard sources on their works. His abiding purpose was to facilitate his colleagues’ studies, rather than obsess over winning an argument. In reviewing his catalogue raisonné of Orazio Gentileschi in The Art Bulletin in 1984, I summed up as follows: “It is impossible to find fault with the diligent and ample research in the individual entries…Bissell’s scrupulousness and courtesy in his citations in the Catalogue and in numerous footnotes of the contributions of other scholars are exemplary…Orazio Gentileschi and the Poetic Tradition in Caravaggesque Painting represents a valuable addition to Seicento painting studies and its catalogue of paintings will not be superseded in the foreseeable future.” Thirty-five years later, Ward’s scholarship still stands tall in the front line of Seicento studies, constantly cited in the newest articles and books. I feel deeply privileged to have been his friend. And now that he is gone, we will all miss him.
Ward e io eravamo studiosi amichevoli o si può dire amichevolmente studiosi, il che significa che eravamo felici di sentirci l’un l’altro, ogni volta che sorgeva un punto di studio. È sempre stato un piacere vederlo, distinguerlo in mezzo alla folla, di solito alle aperture delle mostre, cosa che è accaduta meno spesso, purtroppo, dopo il mio trasferimento a Firenze nel 1989. Lo ricordo però ancora vividamente, sempre sorridente e sempre generoso e premuroso. Ward era molto più alto di me con un generoso tetto di capelli biondi in cima, che -ora me ne rendo conto- me lo faceva apparire più giovane. Lo consideravo infatti un po’ più grande di me, e quindi ora sono sorpreso di sapere che era nato nel 1936.
Ward Bissell era un eccellente studioso e un uomo gentile, sempre giusto ed imparziale. Era attento e scrupoloso nelle su ricerche e i suoi cataloghi dei dipinti di Orazio Gentileschi e Artemisia Gentileschi rimangono le fonti primarie per lo studio delle loro opere. Il suo scopo costante era quello di facilitare gli studi dei suoi colleghi, piuttosto che l’ossessione di imporsi in una discussione. Rivedendo il suo catalogo ragionato di Orazio Gentileschi in The Art Bulletin nel 1984, ho riassunto come segue: “È impossibile trovare difetti nella diligente e ampia ricerca nelle singole voci … La scrupolosità e la cortesia di Bissell nelle citazioni nel Catalogo e in numerose note a piè di pagina dei contributi di altri studiosi sono esemplari … Orazio Gentileschi e la Tradizione poetica nella pittura caravaggesca rappresenta una preziosa aggiunta agli studi di pittura del Seicento e il suo catalogo di dipinti non sarà sostituito nel prossimo futuro”. Trentacinque anni dopo, l’insegnamento di Ward si erge ancora in prima linea negli studi sul Seicento, costantemente citato negli articoli e nei libri più recenti. Mi sento profondamente privilegiato per essere stato suo amico. E ora che se n’è andato, mancherà a tutti noi.
John Thomas SPIKE, New York, 31 october 2019
di Thomas WILLETTE
Raymond Ward Bissell, known to scholars of Italian Seicento painting as R. Ward Bissell, died on Saturday, October 26, at his home in Ann Arbor, Michigan. Ward had been struggling with cancer for some time, and more recently with pneumonia. He is best known for his monographs on Orazio Gentileschi (1981) and Artemisia Gentileschi (1999), and for a number of important essays, some of them controversial, all of them highly influential. His article for the “Art Bulletin”, Artemisia Gentileschi, A New Documented Chronology” (1968) was fundamental to the wave of new scholarship that dramatically lifted her stature in 1970s and 1980s. His contribution to the Festschrift for Harold Wethey, “Concerning the Date of Caravaggio’s Amore Vincitore” (1974) caused a storm of consternation for daring to redirect the path of this artist’s early development in Rome. Ward’s most enduring contribution to our understanding of Italian painting, through his articles, conference papers, exhibition catalogs and monographs, resides in his thoughtful, scrupulously sensitive, even intimate grasp of the nuances that define and distinguish the hands of the two Gentileschi. Ward Bissell will also be remembered was a great teacher, who sat on the committees of no fewer than forty-two Ph.D. dissertations in the Department of the History of Art at the University of Michigan prior to his retirement in 2007.
Raymond Ward Bissell, noto agli studiosi della pittura italiana del Seicento come R. Ward Bissell, è morto sabato 26 ottobre nella sua casa di Ann Arbor, nel Michigan. Ward aveva lottato contro il cancro per qualche tempo, e più recentemente contro la polmonite. È noto soprattutto per le sue monografie su Orazio Gentileschi (1981) e Artemisia Gentileschi (1999), e per numerosi saggi importanti, alcuni controversi, tutti altamente influenti. Il suo articolo per l’Art Bulletin Artemisia Gentileschi, A New Documented Chronology” (1968) è stato fondamentale per lo sviluppo degli studi e incrementò notevolmente la sua statura di studioso negli anni ’70 e ’80.
Il suo contributo al Festschrift per Harold Wethey, Concerning the Date of Caravaggio’s Amore Vincitore (1974) provocò un vero e proprio sbigottimento per aver cercato reindirizzare il percorso del primo periodo romano di Caravaggio. Il contributo più duraturo di Ward alla nostra comprensione della pittura italiana, attraverso i suoi articoli, per conferenze, per cataloghi di mostre e per monografie, risiede nella sua comprensione premurosa, scrupolosamente sensibile, persino intima delle sfumature che definiscono e distinguono le mani dei due Gentileschi.
Ward Bissell verrà anche ricordato come un grande insegnante che fece anche parte dei consigli giudicanti in non meno di quarantadue dottorati di ricerca, presso il Dipartimento di Storia dell’Arte dell’Università del Michigan prima della sua pensione nel 2007.
Thomas WILLETTE. University of Michigan Ann Arbor; 31 october 2019
di Pierluigi CAROFANO
Ho avuto la fortuna e l’onore di conoscere Raymond Ward Bissell nella primavera del 2005, quando – su consiglio dell’amico Marco Amedeo Lazzari – lo invitai a far parte di un giovanissimo comitato scientifico chiamato a curare la mostra sul Naturalismo e il caravaggismo nella Toscana del Seicento (Pontedera 2005). Per me ed i miei colleghi, alcuni ancora freschi di dottorato di ricerca o di Scuola di Specializzazione, il nome di Bissell era collegato a quelli di Orazio ed Artemisia Gentileschi e i suoi studi, specie la monografia su Orazio del 1981, veri e propri testi sacri da conoscere a menadito. Con qualche titubanza scrissi una articolata email a Bissell, allegando il progetto della mostra e i nomi dei membri del comitato (tra i quali c’era un solo docente universitario); con mia grande sorpresa non soltanto mi rispose nel giro di qualche ora, ma dalle sue puntuali osservazioni capii che aveva studiato il progetto e che ben conosceva gli studi, le pubblicazioni di noi tutti. La mostra di Pontedera del 2005 fu una occasione per molti di noi ma più ripetuta di lavorare a fianco di uno dei massimi studiosi del caravaggismo e nei giorni del convegno di studi che ne seguì tutti noi ne apprezzammo la sua profonda umiltà – una umiltà quasi artigiana – di fronte alla storia dell’arte come terreno di esperienze comuni di confronto. Ricordo che ogni sua considerazione finiva con la domanda: “Tu cosa ne pensi?”; e non era una domanda retorica in quanto egli ricercava il confronto come sale della ricerca. Ricordo ancora che durante i “tempi morti” dell’allestimento della mostra chiese a me ed al collega Franco Paliaga di accompagnarlo a visitare alcune chiese dell’entroterra nel volterrano che aveva studiato in gioventù. Rimasi stupito nel constatare la fresca conoscenza di un territorio che noi stessi facevamo fatica a leggere capillarmente. Raymond era fatto così, se faceva una cosa la faceva al meglio delle sue possibilità. L’ho rincontrato successivamente in numerose occasioni legate al comune campo di ricerca (ricordo ad esempio una visita emozionante al Kunsthistorisches Museum di Vienna, dove discutemmo di fronte ai quadi di Orazio Gentileschi sino all’orario di chiusura) o la lezione, emozionante, che tenne ai miei studenti a Pisa sulla Musa Clio attribuita ad Artemisia Gentileschi (conservata a Palazzo Blu), o il suo entusiasmo quando gli proposi, pochi anni fa, di partecipare ad uno dei simposi organizzati dall’Accademia di studi caravaggeschi a Santa Maria Tiberina nel Palazzo Bourbon del Monte. Credo di raccogliere il pensiero di tutti quelli che lo conobbero in quella occasione, magica per ambiente e spirito di amicizia, nell’affermare che Raymond lì, da buon americano occidentale, dette il meglio di sé, conversando amabilmente di politica senza risparmiare critiche motivate a ciò che da poco era accaduto nel suo paese (si erano concluse da pochi giorni le elezioni del Presidente della Repubblica post Barack Obama), ma anche di cucina, di moda… A tutti noi però aveva celato che era malato da tempo.
Nei circa quindici anni della nostra amicizia non l’ho mai sentito parlare male di un collega, e quando non era d’accordo su conclusioni sulle quali egli aveva un punto di vista diverso, più volte l’ho sentito dire: “Forse devo ricominciare a studiare questo argomento e vedere se ci sono punti di convergenza”.
Soltanto in una occasione ho riscontrato in lui una punta di amarezza. Una sera d’estate, sotto il grande abete del castello di Lippiano, dopo un buon bicchiere di vino rosso, mi confessò di aver sofferto per l’esclusione dalla grande mostra (2001) dedicata ad Orazio ed Artemisia Gentileschi. Io risposi ingenuamente che i suoi studi ricorrevano spesso nei testi dei saggi e delle schede, nella bibliografia finale. Mi rispose con una frase provocatoria che mi lasciò di stucco: “Forse i miei studi sono superati ed è giusto che la ricerca vada avanti. È tempo di una nuova monografia su Orazio Gentileschi? Perché non ti assumi questa responsabilità”. Usò proprio questo termine “responsabilità”. Non è detto che prima o poi mi misuri in questa sfida. Mi addolora soltanto il pensiero che potrò soltanto dedicarla alla memoria di Raymond.
Pierluigi CAROFANO Pisa 31 ottobre 2019