di Silvana LAZZARINO
In mostra a Roma al Museo di Roma in Trastevere fino al 19 gennaio 2020
Prima fotoreporter donna entrata a far parte della famosa agenzia fotografica MAGNUM, Inge Morath come poche artiste ha saputo restituire le emozioni della vita cogliendo l’autenticità e la spontaneità di sguardi, gesti di quanti incontrati e conosciuti, ma anche la magia di luoghi unici di città visitate nei suoi numerosi viaggi. L’amore per il viaggio, la curiosità nel voler scoprire nuove abitudini e culture e un’ottima conoscenza di diverse lingue, le hanno permesso di staccarsi dalla sua terra l’Austria per avvicinarsi anche ad altri luoghi legati a Paesi di cui fermava con il mezzo fotografico ogni aspetto sociale, umano compresi scorci e paesaggi. Basti pensare alla magia di Venezia dove si reca agli inizi degli anni Cinquanta durante il suo primo viaggio in Italia, città che ha subito conquistato il suo sguardo e il suo cuore dando inizio alla sua passione per la fotografia che diventa poi professione.
A questa straordinaria fotografa che ha saputo cogliere quella luce impercettibile negli sguardi di persone comuni e note da lei incontrate, è dedicata la mostra che si è aperta nella Capitale il 30 novembre 2019 presso il Museo di Roma in Trastevere (Piazza S. Egidio 1/b) dove resterà visibile fino al 19 gennaio 2020. Promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, e curata da Marco Minuz, Brigitte Blüml – Kaindl, Kurt Kaindl. Organizzazione: Suazes, in collaborazione con Fotohof e Magnum photos, l’esposizione “INGE MORATH. La vita. La fotografia” attraverso 12 sezioni ripercorre le più significative esperienze professionali e umani della grande artista attraverso 140 fotografie e decine di documenti originali. I suoi scatti sono accompagnati anche da immagini, realizzate da grandi maestri come Henri Cartier-Bresson e Yul Brinner, che ritraggono Inge Morath in diversi momenti della sua carriera. Viene ripercorso il cammino umano e professionale della fotografa austriaca dagli esordi come giornalista, all’apprendistato al fianco Ernst Haas ed Henri Cartier-Bresson, fino alla collaborazione con prestigiose riviste quali Picture Post, LIFE, Paris Match, Saturday Evening Post e Vogue.
Nata a Graz in Austria nel 1923 Inge Morath si dedica inizialmente alla scrittura giornalistica e alle traduzioni per scoprire il dono della fotografia che ha occasione di valorizzare quando, dopo essere entrata presso la nuova agenzia Magnum su invito di Robert Capa in qualità di redattrice e ricercatrice, passa poi a far parte di Magnum Photoscome fotografa dal 1953 dopo aver ultimato con successo i primi incarichi tra i quali Il reportage, dedicato ai “Preti operai”. E’ in quegli anni che conosce Henri Cartier-Bresson di cui è assistente e con cui inizia un sodalizio decennale. La fotografia l’ha portata a viaggiare molto tra Europa e Nord Africa, Medio Oirente e Stati Uniti, per poi giungere in Unione Sovietica nel 1965 e nel 1978 in Cina dove si recherà diverse volte e da cui ha dato vita al fotolibro “Chine Encounters”.Così affermava:
“Sono particolarmente interessata a fotografare paesi in cui una nuova tradizione emerge da una antica”.
Il percorso espositivo si sofferma sui principali reportage di viaggio partendo con un’introduzione dedicata a vari momenti della sua vita “nuvole della vita’ in cui sono riunite fotografie che aiutano ad accostarsi meglio ai suoi primi anni di attività alla Magnum Photos alla collaborazione con I grandi maestri della fotografia come Ernst Haas e Henri Cartier-Bresson e all’incontro con lo scrittore Arthur Miller.
Ad aprire il viaggio entro queste immagini avvolgenti è Venezia dove la fotografa si reca nel 1953 per un reportage dedicato ai luoghi meno frequentati e quartieri popolari della città lagunare di cui ha colto le persone nella loro quotidianità, per poi passare a Roma dove giunge nel 1960 su commissione per fotografare la bellissima attrice e modella Rosanna Schiaffino, che immortala all’interno della sua abitazione romana. E’ nel 1960 che Inge Morath accompagna Cartier Bresson a Reno, per lavorare sul set de “Gli Spostati” diretto da John Huston con Marilyn Monroe e Clarke Gable. E’ in questa occasione che realizza uno dei più bei ritratti di Marilyn immortalata mentre, lontana da set, sta provando dei passi di danza; e sempre durante le arpese del film la fotografa incontra quello che diventerà nel 1962 suo marito: lo scrittore e drammaturgo Arthur Miller sceneggiatore della pellicola.
Restando in Europa è poi la volta della Spagna dove nel 1954 a Madrid realizza un ritratto della sorella di Pablo Picasso Lola, restia a farsi fotografare che riprende di notte e quello dell’avvocatessa Doña Mercedes Formica, che si batteva per i diritti delle donne nella Spagna franchista, E’ poi in Iran dove ha modo di approfondire la conoscenza dei luoghi evidenziando il complesso rapporto tra le vecchie tradizioni e le trasformazioni legate alla moderna società industriale e in Cina dove giunge per la prima volta in occasione della rappresentazione a Pechino dello spettacolo di Miller “Morte di un commesso viaggiatore”. A New York, dove a fine anni Cinquanta aveva realizzato il fotoreportage sulla vita quotidiana del quartiere ebraico per conto dell’Agenzia Magnum, ritorna negli anni Sessanta dove collabora con il disegnatore Saul Steinberg il quale le chiede di realizzare degli scatti facendo indossare ai suoi soggetti le maschere da lui realizzate. Seguendo il percorso ci si trova innanzi agli scatti dedicati al periodo in Romania tra il 1957 e il 1958 con cui sono ripresi luoghi e atmosfere durante gli anni della guerra fredda, E’ poi la volta di fotografie realizzate a Roxbury, una località di campagna non lontano da New York dove Inge Morath si trasferisce dopo il matrimonio con Arthur Miller e di cui restituisce quell’atmosfera priva di persone.
Come poche fotografe Inge Morath ha colto le intimità più profonde della gente comune, e immortalato l’anima di grandi artisti tra cui Henri Moore, Alberto Giacometti, Jean Arp, Pablo Picasso, e di scrittori quali: André Malraux, Doris Lessing, Philip Roth e celebrità come Igor Stravinskij, Yul Brynner, Audrey Hepburn, Marilyn Monroe, Pierre Cardin, Fidel Castro. Come poche artiste ha saputo immortalare l’essenza dei luoghi come quelli della casa di Boris Pasternak, della biblioteca di Puskin, della casa di Cechov, degli studi di artisti, le cui immagini sembrano restituire lo spirito delle persone che vi avevano vissuto.
E’ stata la prima fotografa ad aver ottenuto il Großer Österreichischer Staatspreis e nel 1984 ha ricevuto la laurea Honoris Causa in Belle Arti dall’Università del Connecticut.
L’ultima foto scattata poco prima di morire, a partire dal suo autoritratto realizzato nel 1958 a Gerusalemme (rimasta insieme alle altre dentro il rullino)restituisce Il suo viso nascosto dalla pianta senza vita da cui si intravedono solo i suoi occhi “che continuano ad osservare oltre i confini del tempo”. Per lei la fotografia ha rappresentato uno strumento privilegiato di infinite possibilità con cui registrare la realtà. Tra le sue citazioni: “La fotografia è essenzialmente una questione personale: la ricerca di una verità interiore”.
Silvana LAZZARINO Roma 9 dicembre 2019
“INGE MORATH La vita. La fotografia”
Museo di Roma in Trastevere. Piazza S. Egidio 1/b Roma
Orario: da martedì a domenica 10.00-20.00. La biglietteria chiude alle 19.00 dal 30 novembre al 19 gennaio 2020
24 e 31 dicembre 10.00 – 14.00. Chiuso lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
informazioni: tel. 060608 (ore 9.00 – 19.00) http://www.museodiromaintrastevere.it