Il segno rivelatore di Gillo: presentazione del catalogo della mostra dedicata a Gillo Dorfles 

di Eleonora PERSICHETTI

È uscito in questi giorni, in occasione del 110° anniversario del compleanno di Gillo Dorfles, nato a Trieste il 12 aprile 1910, il catalogo della mostra artistico-documentaria “Il segno rivelatore di Gillo”, chiusa anticipatamente per l’emergenza sanitaria alla Biblioteca statale  Stelio Crisedi Trieste.

La pubblicazione, ideata e curata, così come la mostra, da Marianna Accerboni sotto l’egida dell’Associazione culturale Gillo Dorfles, è realizzata grazie al contributo della Fondazione CRTrieste. Propone testi, opere e documenti di Dorfles, tra cui molti inediti, e verrà presentata (salvo ulteriori disposizioni per l’emergenza in corso) in Biblioteca il 15 aprile prossimo.

Gillo Dorfles negli anni 2000

Gillo (al secolo Angelo) Dorfles (Trieste, 12.4.1910 – Milano 2.3.2018), critico d’arte, filosofo dell’Estetica e dei costumi e artista, già ordinario di Estetica alle Università di Trieste, Milano e Cagliari e visiting professor negli atenei di Cleveland, Buenos Aires, Città del Messico, New York ecc., ha apportato, con scritti di contenuto storico-filosofico e antropo-sociologico un contributo notevolissimo e innovatore allo sviluppo dell’estetica italiana del dopoguerra. Esegeta profondo e creativo, è autore di un segno di originale introspezione attraverso la sua personalissima pittura, influenzata inizialmente per alcuni anni dall’esperienza vissuta nel ’34 a Dornach in Svizzera, dove aveva seguito delle conferenze steineriane al Goetheanum, il centro studi di Rudolph Steiner vicino a Basilea.

Gillo Dorfles ritratto negli anni Duemila davanti a un suo quadro

La pubblicazione rappresenta, in sintesi, lo specchio della rassegna ma propone anche delle novità. In apertura del volume sono presenti infatti un testo critico della curatrice, che compone un ritratto inedito in cui Dorfles viene ricordato sia come uomo che come artista poliedrico e originale, con particolare riferimento al disegno, elemento fondamentale della sua creatività, che Accerboni definisce “disegno pittorico”.

Senza titolo, 1991 – pennarello su cartoncino – cm 31,3×22,7

Scendendo nel dettaglio, l’autrice ricorda per esempio la frequentazione del critico, – come lo stesso Dorfles le raccontò – assieme al gallerista triestino Leo Castelli, grande amico di gioventù, della Cedar Tavern, un bar ristorante di New York City, dove si ritrovavano, al margine orientale del Greenwich Village, scrittori e artisti dell’avanguardia più avanzata. E, quale riferimento culturale, compare anche il Black Mountain College nella Carolina del Nord, importante incubatore della sperimentazione americana ed europea più coraggiosa. Espressa in quella sede tra il 1933 e il 1957 anche attraverso il concetto innovatore dell’interdisciplinarietà delle arti, di cui furono protagonisti, tra gli altri, compositori d’avanguardia come John Cage, pittori come Robert Rauschenberg e coreografi rivoluzionari come Merce Cunningham.

Segue un’intervista inedita della nipote Giorgetta Dorfles allo zio, raccolta nel 2017, in cui vengono ripercorsi la vita e i diversi step di esperienze e approfondimento intellettuale e artistico che condussero via via Dorfles alla creazione del proprio linguaggio filosofico e artistico, singolare e innovatore.

Pendente spilla inedito, 1999 – argento dorato (fusione nell’osso di seppia) – cm 6,7×3,7

La sezione dedicata al disegno propone una ventina di bozzetti inediti di animali e personaggi fantastici realizzati alla metà degli anni Cinquanta per i nipoti Piero e Giorgetta e, in una sorta di antologica, l’evoluzione dagli anni Trenta al 2016 del suo segno, declinato in bianco e nero o percorso da un cromatismo originale e acceso; una seconda sezione ci parla del suo raffinato design per tessuti, tappeti, arazzi, manifesti pubblicitari e servizi da caffè. E, oltre a questi, il libro pubblica mosaici, etichette per vini e un gioiello, disegnati da Dorfles e mai esposti. Inediti emersi, insieme ad altri, nel corso della preparazione della rassegna avvenuta nella casa studio milanese del grande intellettuale artista, da cui proviene la maggior parte delle opere e dei materiali in mostra e che oggi è sede dell’Associazione che porta il suo nome.

In catalogo è presente anche una selezione dei documenti esposti in mostra, tra cui molti inediti: tra questi, una delle 5 lettere scritte nel 1928, ’20 e ’30 a Gillo (esposte in mostra) dall’amico pittore Arturo Nathan; una delle lettere (anche queste esposte in mostra) molto accese della figlia di Svevo, Letizia Fonda Savio, e della zia materna di lei e cognata di Svevo, Dora Oberti di Valnera Veneziani, al direttore de La Lettura del Corriere d’Informazione, scandalizzate perché Gillo in un suo articolo del ’46 (esposto in mostra e pubblicato in catalogo) aveva appellato, tra altre osservazioni poco simpatiche, la Villa Veneziani, dove Svevo visse con la famiglia della moglie Livia, come il “patibolo borghese” dello scrittore.

Compaiono anche due edizioni del giornale L’Italia letteraria del 1930 con la pubblicazione dei primi articoli di critica di un Dorfles appena ventenne, su uno dei quali  è vergato un suo appunto autografo diretto a Nathan: “Che gliene pare della mia critica?”; e poi, tra gli altri, un testo originale battuto a macchina, corretto a mano e firmato, intitolato “Le mode e le patrie” del ’79, in cui Gillo riflette sulla moda austriaca e italiana e sull’eleganza americana (jeans compresi). Anche le foto inedite testimoniano una vita d’eccezione, svolta a livello internazionale, e lo ritraggono accanto, tra gli altri, al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano mentre riceve un’onorificenza, con il grande gallerista Leo Castelli, con Luigi Einaudi, con il tenore Andrea Bocelli.

La quarta sezione sottolinea infine il legame di Dorfles con l’arte della sua città d’origine, Trieste, e della Regione Friuli Venezia Giulia, attraverso l’esposizione delle opere di oltre una decina di pittori e scultori di cui Dorfles si era occupato, tra cui Leonor Fini, Arturo Nathan e Getullio Alviani, affiancando all’opera di ogni autore un suo testo critico.

Eleonora PERSICHETTI   Roma 22 marzo 2020