di Silvana LAZZARINO
Le Gallerie Nazionali di Arte Antica Barberini Corsini sono sui canali social con la nuova rubrica “#fictionBarberini”.
Il Palazzo con i suoi arredi e ambienti di grande raffinatezza e pregio è stato fonte di ispirazione per registi e scrittori di fama internazional.
Da quando la pandemia ci constringe in casa, i Musei e le Gallerie d’arte, offrono l’occasione di “entrare virtualmente” nei luoghi d’arte attraverso la rete. In particolare le Gallerie Nazionali di Arte Antica Barberini e Corsini, consolidano la loro presenza sui canali social continuando a proporre attività e percorsi online collegati alla campagna #iorestoacasa. Dallo scorso 21 aprile 2020 è fruibile la nuova rubrica “#fictionBarberini”.
Tutti i martedì Palazzo Barberini viene raccontato da scrittori, sceneggiatori e registi che ne hanno subito la suggestiva bellezza. Il Palazzo è presente in diversi film, come ad esempio “Vacanze Romane” (1953) diretto da da William Wyler” e “Habemus Papam” (2011) di Nanni Moretti; ed inoltre i suoi ambienti monumentali, i Barberini stessi e alcune opere della collezione hanno fatto non solo da sfondo, ma sono diventati protagonisti in molte opere letterarie.
A partire dal XIX secolo Palazzo Barberini diventa fonte di fascinazione soprattutto per gli scrittori e i poeti stranieri che fecero lunghi soggiorni in Italia, come gli inglesi Anna Jameson e Henry Neele.
La sontuosità e magnificenza del palazzo stesso hanno più volte solleticato l’attenzione di nomi di prestigio nello scenario letterario quali quello di Gabriele D’Annunzio autore del romanzo “Il Piacere” (1889) dove campeggiano descrizioni di ambienti sfarzosi e di lusso. mentre le alterne vicende della famiglia Barberini hanno soggiogato ad esempio Dostoevskij nel “Giocatore” (1866), o Dumas (padre) nella “Sfinge Rossa” (1866).
Percy Shelley, Stendhal, Nathaniel Hawthorne e Herman Melville, solo per citarne alcuni, ripercorrono infine la vicenda di Beatrice Cenci, facendone un’eroina romantica fragile e coraggiosa. La giovane accusata di parricidio processata e decapitata a Roma è ritratta nel dipinto conservato nel Palazzo, che appartiene alla collezione della famiglia Barberini dal 1818, dove la giovane donna viene ritratta mentre si volta verso l’osservatore manifestando uno sguardo supplichevole e innocente che più di qualsiasi racconto, sottolinea il suo tragico destino, compiutosi l’11 settembre del 1599 di fronte a Castel Sant’Angelo. Viene narrato che alla decapitazione fosse presente anche Caravaggio, che prese spunto dall’evento per il suo capolavoro “Giuditta e Oloferne”.
Silvana LAZZARINO Roma 25 aprile 2020
Le Gallerie Nazionali di Arte Antica Barberini Corsini
La nuova rubrica “#fictionBarberini”
Sui canali social della Galleria
Tutti i martedì dal 21 aprile 2020