redazione
E’ uno stato d’animo non ben definibile quello che lascia –certamente non solo a chi scrive- la visione dello straordinario lavoro che Rossana Torlontano, Valentina Valerio e Francesco Gangemi hanno realizzato mettendoci di fronte a quello che era stata e che invece ora è la condizione della città di Amatrice, cioè prima e dopo gli eventi sismici che nel corso dell’estate e dell’autunno del 2016 hanno colpito la città –insieme a varie località dell’alto Lazio, dell’Umbria e dell’Abruzzo- devastando oltre che la vita di centinaia di famiglie, un patrimonio culturale di grande rilievo storico ed artistico.
E’ vero, come scrivono gli autori, che la sequenza di immagini storiche e delle altre riprese post sisma esaltano il ruolo della fotografia, certamente essenziale come testimonianza del passato e strumento utile alla ricostruzione, e tuttavia sbaglierebbe chi considerasse il lavoro dei tre studiosi come una semplice ancorché perfetta serie di flash, perché qui si va ben oltre la mera testimonianza visiva, dato che le immagini travolgono i sensi, entrano nel cervello come una punta di coltello.
Del resto è sempre così: di fronte al volto drammaticamente sfregiato di un luogo colpito da eventi tanto dirompenti quali un terremoto, un bombardamento, un atto di terrorismo si ripensa a cosa si è perso di ricchezze storiche e artistiche. Viene alla mente Palmira, ad esempio, anche se potrebbe sembrare blasfemo accostare le conseguenze di un atto di bestiale terrore a quelle di un evento distruttivo ma dovuto a forze naturali, tuttavia privatore delle più care e preziose testimonianze umane e culturali.
L’idea di dar vita ad un lavoro che attraverso la ricerca fotografica potesse testimoniare quale fosse il legame che esisteva tra le opere d’arte e i monumenti superstiti ed i contesti lacerati e che in qualche maniera potesse mettere di fronte anche a quello che dovrebbe essere la stessa realtà delle macerie senza per questo cedere come tengono a sottolineare gli autori ad alcuna estetica della catastrofe, è nata già nel 2016 grazie ad un workshop promosso dall’Hertziana di Roma allorquando Francesco Gangemi, allora assistente scientifico di questa istituzione, Rossana Torlontano e Valentina Valerio, hanno deciso di condividere e mettere in opera quanto maturato e sviluppato da ognuno di loro relativamente agli studi sul patrimonio culturale di Amatrice e sulla conservazione dei beni culturali in aree a rischio sismico; in seguito nell’ambito dell’International Observatory for Cultural Heritage presso l’Italian Academy for Advanced Studies in America della Columbia University, New York si è realizzata la mostra digitale che ha raccolto i risultati della ricerca.
Roma 28 giugno 2020