di Francesco MONTUORI
Migranti sull’About
di M. Martini e F. Montuori
IL FORO EMILIANO DI TERRACINA
Nel suo lungo percorso verso il mare la via Appia penetra nel centro antico di Terracina attraverso la Porta Romana (fig.1).
L’accesso al Foro Emiliano della città antica era allora consentito da due archi quadrifronti, realizzati in blocchi di calcare ai lati brevi opposti della Piazza Grande della città moderna; dell’arco sul lato ovest rimane attualmente solo un pilastro inglobato nel medioevale palazzo Venditti: dell’arco est è invece parzialmente conservata la parte frontale rivolta verso il Foro. Al di sotto dell’Arco è ben visibile un tratto di basolato che testimonia del passaggio della via Appia che delimitava il lato nord del Foro della città antica (fig.2)
Il Foro Emiliano antistante il Teatro Romano è ancor oggi la piazza centrale della città moderna; su di essa si affacciano il municipio e i palazzi delle istituzioni della città: il palazzo della Bonifica pontina, il palazzo Venditti, La torre dei Rosa con al piano terreno il museo archeologico Pio Capponi (fig.3).
E’ questa una caratteristica che fa della piazza di Terracina un unicum nell’ambito delle piazze romane: il foro di età romana ha mantenuto non solo la sua visibilità architettonica ed urbanistica, ma anche l’originaria funzione di centro civile e religioso della città.
Il Foro Emiliano di Terracina si configurava come una grande terrazza costruita su un complesso di costruzioni organizzate da tre principali gallerie voltate che sul lato verso il mare permettono di rettificare il profilo della rupe su cui il foro è realizzato; una serie di condotti ispezionabili si svolgono al di sotto della pavimentazione (fig.4); una grande piazza di forma rettangolare il cui asse principale, nord-ovest e sud-est, misurava m. 83,46 mentre il lato minore è risultato essere m.33,32.
Su lato nord-ovest della piazza si ergeva il Tempio, oggi inglobato nella cattedrale di S. Cesario; era probabilmente, secondo una tradizione tarda, il tempio di Apollo o di Roma ed Augusto sulla base di un’iscrizione andata perduta. A sud-est, sul lato opposto, si estendeva la Basilica forense, la cui muratura in opera reticolata fu rilevata fino al secondo piano del palazzo della Bonifica che oggi si apre sulla piazzetta di S.Domitilla.
Il lato sud-ovest del Foro, aperto verso il mare, era caratterizzato da un lungo porticato, forse a due livelli, di cui resta parte di un muro in opera reticolata, resti ancora visibili nell’atrio del municipio costruito su quel sito nel primo dopoguerra.
Ancor oggi Piazza Grande conserva ancora, seppur gravemente danneggiata, la pavimentazione originaria dell’antico Foro Emiliano. Sulle lastre della pavimentazione è ancora ben visibile un’iscrizione recante il nome del nobile romano Aulo Emilio che contribuì all’esecuzione dell’opera; egli provvide probabilmente a sue spese alla pavimentazione dell’intera area ed alla costruzione del Tempio che dominava il lato ovest del Foro Emiliano. Aulo Emilio era un esponente della gens Aemilia, famiglia terracinese appartenente all’ordine equestre, ben noto alla fine del I sec. a.C. per le sue ingenti ricchezze.
Il complesso monumentale è rimasto, nel tempo, il centro della vita della città, anche quando essa cominciò ad espandersi nella zona bassa. I primi a documentare con rilievi e disegni il complesso monumentale di Terracina furono insigni viaggiatori del XVI sec.: Baldassarre Peruzzi, che ne disegnò le gallerie sostruttive e i principali edifici del Foro (fig.5) e Antonio da Sangallo.
Dopo un lungo periodo di decadenza la costruzione della Cattedrale di San Cesareo sui resti del Tempio di Augusto sul lato nord-ovest del Foro Emiliano segna l’inizio di un periodo di profondo rinnovamento. La piazza della Cattedrale di S. Cesareo costituirà uno degli esempi più significativi di piazza medioevale italiana. Essa si colloca in posizione centrale, all’incrocio delle strade che costituivano il cardo ed il decumano della città romana. Sarà sede, come per le molte piazze medioevali italiane, delle funzioni civili, religiosa e commerciale: su di essa sorgerà, a fianco della Cattedrale, il Palazzo comunale della città (fig.6)
Dopo un lungo processo fondativo la Cattedrale di San Cesareo trova il suo assetto compiuto in età romanica e comunale fra i secoli XI e XII.
La nuova piazza che sorge sui resti del Foro Emiliano si definisce come uno spazio urbano chiuso; scompare il lato aperto verso il mare e la piazza si configura come una piazza-sagrato, emanazione diretta dell’edificio religioso simbolo della città (fig.7).
Gli accessi erano ubicati nel luogo stesso degli antichi archi quadrifronti; quello di nord-ovest è ancora presente sotto il palazzo Venditti, sede storica del comune della città, mentre quello di sud-est venne completamente inglobato da un’abitazione altomedioevale, crollata soltanto con i bombardamenti del 1943 che liberarono i resti antichi di un arco di accesso, ancor oggi visibili. Il fronte della Cattedrale fu esaltato dalla forma “a imbuto” assunta dalla piazza. Essa è preceduta da un portico del XVIII sec. formato da antiche colonne del Tempio preesistente completate da basi e capitelli medioevali; sull’architrave di marmo bianco, diviso al centro da un arco a tutto sesto, restano mosaici policromi con figure e iscrizioni (fig.8).
Il pavimento della nuova piazza era formato da uno spesso strato di terra di riporto sovrapposto all’antico lastricato. Entrambi i fronti nord-est e sud.ovest della Piazza, compresi fra i due accessi vennero occupati da una serie di case torri e domus romaniche e gotiche che da un lato occuparono l’intera area del Teatro romano, dall’altro inglobarono i resti del portico antico del Foro Emiliano che si apriva verso il mare (fig.9).
Del tessuto edilizio medioevale rimane oggi, quale testimonianza, l’imponente casa torre dei Rosa, dal nome della potente famiglia medioevale che la costruì e la possedette. Impostata direttamente sul pavimento del Foro antico, essa si presenta, come già evidenziato nella figura 3, come una vera torre civica che domina ancora con i suoi cinque piani la Piazza della città moderna.
Se si eccettua la realizzazione, all’inizio del ‘500, del nuovo Palazzo comunale, la conformazione architettonica ed urbanistica della Piazza Grande, nome attribuitole all’inizio del ‘500, è rimasta intatta almeno fino all’unità d’Italia. In una immagine del primo decennio del ‘900 è ben visibile il vecchio edificio comunale, l’attuale Palazzo Venditti, trasformato nella canonica della Cattedrale, mentre sul lato nord della piazza fa capolino lo spigolo del nuovo Palazzo comunale costruito adattando un intero nucleo di case medievali (fig.10)
Solo alla fine del ‘700, il grande intervento per la costruzione del Palazzo Braschi modificherà l’intero fronte sud-ovest della Piazza; il palazzo fu edificato dal nipote di Pio VI, Luigi Braschi, quale residenza privata del papa, su progetto dell’architetto Luigi Morelli (fig.11)
Venne così realizzata una quinta architettonica unitaria rivolta verso la pianura e il mare, di straordinario valore scenografico e paesistico.
La Piazza del Municipio, come fu chiamata dopo l’Unità d’Italia rimase immutata fino al secondo conflitto mondiale quando venne colpita dai bombardamenti del 1943. Tutto il quartiere medioevale a nord-est della Piazza venne distrutto e con esso lo stesso Palazzo del Municipio che si affacciava verso la Cattedrale di San Cesareo; fu inoltre abbattuto il lato sud della Torre dei Rosa. Paradossalmente furono le distruzioni belliche che consentirono di riportare alla luce monumenti antichi tra cui il cosidetto Capitolium, o tempio a tre celle, sul lato nord-est della Cattedrale e i resti del portico antistante il Teatro romano. Inoltre è stato possibile portare alla luce quasi completamente il pavimento originario del Foro Emiliano ed il tratto urbano della via Appia che lo delimitava verso nord-est.
Nel 1959 venne inaugurato il nuovo Palazzo Comunale, opera dell’architetto Giuseppe Zander, costruito sul lato sud-ovest della Piazza e successivamente collegato alla Torre dei Rosa dopo il suo restauro (fig.12).
La conoscenza dell’edificio teatrale è anch’essa databile a tempi assai recenti; da un punto di vista topografico l’esistenza del Teatro è riconoscibile dalla disposizione curvilinea degli edifici che su di esso insistono nel versante settentrionale della città antica, come si può evincere dalle planimetrie che abbiamo esaminato per narrare delle trasformazioni del Foro Emiliano. La sue affettiva conoscenza è però recente; dopo i devastanti bombardamenti del 1943 che colpirono anche il quartiere costruito sull’area del Teatro romano, fu possibile per la Soprintendenza eseguire negli anni’60 le prime ricerche.
Del grandioso complesso formata dalle gradinate e dal portico dietro la scena sono stati riportati alla luce ampi settori che hanno permesso di ricostruirne la genesi; il Teatro risale agli ultimi decenni dell’Età repubblicana ma venne completamente rinnovato durante il periodo augusteo fra il 27 a.C. e il 14 d.C. (figg. 13 -14).
La riscoperta dell’edificio teatrale ha permesso inoltre il ritrovamento di numerosi ed importanti reperti quali statue, affreschi, decorazioni architettoniche facenti parte dell’assetto strutturale e decorativo di un impianto teatrale fra i più antichi e meglio conservati del Latium vetus.
Lavori recenti hanno permesso di restituire una continuità visiva e funzionale fra l’antico Teatro ed il Foro Emiliano. Il Teatro la cui capienza è di circa 4.000 posti potrà divenire una struttura permanente per le proposte culturali della Terracina attuale. Il disegno della città moderna sovrapposta ai tracciati della città antica riassume con chiarezza le vicende urbane della città (fig.15).
Esso illustra inoltre il progetto di risalita meccanizzata fra le parte bassa e moderna della città ed il colle che ospita la città romana ed il Teatro ove potranno svolgersi gli spettacoli estivi che la città potrà offrire ad un pubblico numeroso di cittadini, turisti e stranieri.
Il centro storico di Terracina, ancor oggi ignorato da quanti transitano distrattamente attraverso la città bassa, vedrà finalmente valorizzati i magnifici resti della città romana.
Francesco MONTUORI Roma 19 luglio 2020