di Rita RANDOLFI
Quando una persona che hai incontrato nella strada della vita se ne va, ti metti a scavare nella memoria per cercare i ricordi più belli. E così, quando ho appreso della scomparsa di Maurizio Calvesi, dopo quella sensazione di dolore, pensando soprattutto ai familiari più stretti, i ricordi sono piano piano affiorati, e senza accorgermene, ho sorriso, riflettendo su quanto, pur non essendone stata un’allieva diretta, la sua personalità abbia inciso sui miei studi e sulla mia carriera. Quando ero studentessa alla Sapienza, a causa della lettera iniziale del mio cognome non ero entrata nella “classe” del professore, ma complice la mia piccola statura, ed alcuni amici che avevano la fortuna di farne parte, mi intrufolavo di nascosto per assistere a quelle lezioni magistrali su Caravaggio, sulla Fuga in Egitto alla Doria Pamphili letta alla luce del Cantico dei Cantici. Una folgorazione. Ma il momento più bello fu la discussione della mia tesi di laurea: lui faceva parte della commissione, ed io come argomento avevo sviluppato circa 400 pagine su Bartolomeo Manfredi. Sono entrata in quell’aula con un senso di soggezione non indifferente. Poi, come accade, mi sono sciolta parlando. Mi sembrava distratto e invece era attentissimo. Alla fine di tutto, la gioia più grande fu, non solo il 110 e lode, ma la sua stretta di mano e la sua proposta:”Mi scriva un articolo in cui condensa le cose più importanti. Lo pubblichiamo su Storia dell’arte”. Non potevo crederci. Due settimane dopo ero di nuovo all’Università a consegnargli quella che è stata la mia prima pubblicazione. Ogni tanto capitava di incontrarlo alle mostre, ai convegni. Era sempre gentile, come anche le ultime volte che l’ho visto, ancora per consegnare articoli per la stessa rivista. Venivo accolta e travolta dall’entusiasmo di Augusta Monferini, che gli diceva: “Ti ricordi? Questa è un fenomeno, lavora, ha famiglia , ma è un’investigatrice” e così lui mi chiedeva gli argomenti degli ultimi studi e si accendeva sempre, si appassionava e chiacchieravamo per un po’. Me lo immagino così anche ora seduto con un libro davanti, pronto a parlare di arte di qualsiasi epoca, e anche questa curiosità mi ha lasciato, l’interesse per qualsiasi argomento o personaggio legato all’arte, senza fossilizzarsi necessariamente e morbosamente su un periodo o un solo artista.
A lui la mia riconoscenza ad Augusta il mio affetto più profondo.
Rita RANDOLFI 25 luglio 2020