di Claudio LISTANTI
Venerdì 24 luglio è partita con un lusinghiero successo la 45ma edizione del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. Una edizione certo travagliata in quanto la sua programmazione è stata influenzata dall’emergenza sanitaria tuttora in atto, non solo nel nostro paese, ma in tutto il mondo. Le disposizioni di contenimento dell’epidemia hanno costretto gli organizzatori a soluzioni sia di carattere logistico sia musicale per la scelta degli interpreti e dei brani in programma. Il tutto completamente in linea con i contenuti delle disposizioni istituzionali ma non perdendo mai di vista quella linea dell’orizzonte derivante dalle solide radici, artistico e culturale, che Hans Werner Henze, fondatore del Cantiere, ha impresso alla sua creatura. Il concerto inaugurale ha rinnovato questo spirito.
Nella straordinaria cornice di Piazza Grande, quest’anno divenuta il centro assoluto delle attività del Cantiere, in una platea organizzata secondo i dettami del distanziamento interpersonale un pubblico foltissimo ha assistito al concerto inaugurale che prevedeva la partecipazione de I Solisti Aquilani sotto la guida di Roland Böer direttore musicale del Cantiere Internazionale d’Arte. Il programma scelto per la serata era molto ben assortito e del tutto in linea con il titolo della 45ma edizione della manifestazione poliziana: Caos e Creazione – Scienza, Arte, Utopie.
Un titolo questo che calza in maniera assoluta con i tempi che stiamo vivendo dove il ‘Caos’ provocato da un evento improvviso e tragico come una pandemia ci induce a trovare una via d’uscita stimolando una necessaria ‘Creazione’ che può essere ottenuta grazie alle risorse che ‘Scienza’ e ‘Arte’ mettono a disposizione non tralasciando il coraggio di ricorrere ad ‘Utopie’ che possano privilegiare nuovi percorsi e nuove avventure.
Il concerto aveva in programma tre composizioni di carattere ‘barocco’, grandi capolavori dallo straordinario fascino che hanno illuminato la serata come i due brani che hanno aperto e chiuso la serata, Le Chaos dalla Symphonie nouvelle Les Éléments di Jean-Féry Rebel musicista francese vissuto a cavallo tra ‘600 e ‘700 e la sfolgorante aria per soprano e flauto obbligato, Sweet Bird, che Georg Friedrich Händel inserì nell’oratorio L’Allegro, il Penseroso ed il Moderato HWV55. Nella parte mediana del concerto una nuova proposta dei quattro concerti di Antonio Vivaldi, i numeri 1, 2, 3, e 4 dell’opera 8, universalmente noti come Le Quattro Stagioni.
Nella disamina della serata vogliamo iniziare proprio da questa parte mediana, risultata all’ascolto come una sorta di concerto nel concerto, in quanto conteneva chiari elementi di contrasto e di novità. Infatti le celeberrime ‘Stagioni’ vivaldiane sono state presentate in una nuova veste esecutiva ed abbinate ad un cortometraggio per ottenere una fusione musica-cinema rivolta a dare con efficacia un significato ‘ecologico’ all’alternanza delle stagioni metereologiche che superi in maniera definitiva il ‘Caos’ nel quale è sprofondato l’ambiente a seguito del poco rispetto che tutti i cittadini del mondo riservano a questo fondamentale elemento della nostra vita quotidiana, tendando la ricerca di una soluzione individuata in maniera ‘onirica’ in una simbiosi costruttiva tra uomo e natura finalità indispensabile per la rinascita di tutto il nostro pianeta.
Autore di questo interessante progetto è stato Daniele Orlando primo violino dei Solisti Aquilani impegnati nella serata i cui componenti hanno partecipato a questa singolare realizzazione.
Molto crude le immagini proposte dal filmato che hanno posto all’attenzione dello spettatore rappresentazioni crude della deforestazione o dell’avanzare spaventoso dei rifiuti di plastica, due elementi che avvelenano l’ambiente che ci circonda e che soffocheranno, qualora non si adottassero seri provvedimenti, le nostre esistenze.
La musica di Vivaldi è sembrata funzionale a tale scopo con la solo controindicazione che lo stesso Orlando, per questa occasione alla guida dell’esecuzione musicale, ha provveduto ad operare alcuni cambiamenti alla partitura ed agli equilibri sonori dovuti non solo alla necessaria amplificazione di Piazza Grande ma anche ad una manipolazione di alcuni interventi delle parti soliste rendendo l’ascolto più simile ad un concerto rock che ad una doverosa esecuzione di un innegabile capolavoro della musica barocca. A nostro avviso le Quattro Stagioni di Vivaldi brillano di luce propria per la loro freschezza evocativa, per il rispetto della natura, per l’equilibrio dei suoni, per i colori strumentali e per il coinvolgente virtuosismo richiesto agli esecutori. Tutti elementi che rendono questo grande capolavoro di straordinaria attualità e di immensa popolarità. Una esecuzione attenta alla tradizione esecutiva avrebbe senza dubbio illuminato parimenti la serata restando del tutto funzionale alla validità dello scopo dal quale è scaturito questo valido progetto interpretativo.
Noi che scriviamo apparteniamo alla cultura del ‘900 e quindi il nostro giudizio è certamente influenzato da tutto ciò e dobbiamo riconoscere che questa parte della serata è stata visibilmente la più applaudita dal pubblico che esauriva la platea di Piazza Grande nel quale evidente era la partecipazione di giovani spettatori. Nel complesso possiamo affermare con certezza che questa nuova proposta è perfettamente in linea con lo spirito fondativo del Cantiere di Montepulciano e ne onora indiscutibilmente l’impronta voluta da Henze che è rimasta sempre ben visibile nel corso di tutte le 45 edizioni presentate fino ad oggi.
Come abbiamo già detto la parola ‘Caos’ è tra i punti ispiratori del Cantiere 2020. E proprio a questo elemento era dedicata l’apertura di questo concerto con un brano di Jean-Féry Rebel che nel 1737 compose la Symphonie nouvelle Les Éléments della quale la parte introduttiva è, appunto intitolata ‘Le Chaos’. È questa una pagina straordinaria che in un certo senso anticipa quella rappresentazione del Caos che alla fine del ‘700 Franz Joseph Haydn descrisse mirabilmente con l’incipit del suo oratorio Die Schöpfung (La Creazione).
Anche con Rebel ci troviamo di fronte a quei toni cupi che caratterizzano il disordine degli elementi prima della creazione messo in risalto dalle evidenti dissonanze che ci conducono in un clima di incertezza che vede il sovrapporsi dei bagliori del Fuoco, del fluire dell’Acqua, della leggerezza dell’Aria e della solidità della Terra. Già in questa introduzione l’ascoltatore percepisce un progressivo senso di distensione che vede l’ordine prevalere sul caos. Pagina stupenda alla quale Roland Böer ha saputo rendere del tutto coinvolgente.
Audio 1
Non disponiamo di una registrazione della serata ma per chiarire il nostro giudizio su questo brano di Jean-Féry Rebel voglia proporre l’ascolto del brano Le Chaos in una interpretazione di Reinhard Goebel alla guida del complesso Musica Antiqua Köln in una registrazione della Archiv.
Anche il brano conclusivo del concerto è risultato del tutto funzionale al contenuto della serata soprattutto alle sue caratteristiche di esaltazione della bellezza della Natura.
E’ stata scelta un’aria proveniente dall’Oratorio L’Allegro, il Penseroso ed il Moderato che Georg Friedrich Händel scrisse nel 1740 su testi di John Milton e Charles Jennens. Si tratta dell’aria Sweet Bird per soprano e flauto obbligato nella quale è evocato il canto dell’uccello, simbolo di libertà ma anche, per questa occasione, simbolo del rispetto per la Natura e per tutto ciò che gravita intorno. Molto apprezzata l’interpretazione del soprano rumeno Adina Vilichi che ha eseguito con sicurezza la fiorita linea vocale concepita da Händel ottenendo così un buon successo personale.
Abbiamo già citato le prove di Roland Böer e di Daniele Orlando ma per la riuscita della serata c’è da porre in evidenza la prova di tutto il complesso de I Solisti Aquilani nel quale c’è da porre in evidenza Paolo Vaccari flauto, Giampiero Allegro e Gaetano Schipani flauti dolci e Edoardo Filippi fagotto.
Il pubblico ha salutato la fine del concerto con lunghi e convinti applausi.
Claudio LISTANTI Montepulciano 2 agosto 2020