redazione
E’ stato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad avviare solennemente lo scorso 5 settembre le manifestazioni per celebrare la figura del Sommo Poeta.
Nella città, allora dominio dei da Polenta, Dante Alighieri giunse probabilmente nel 1314 e sette anni dopo si spense; nella basilica di San Francesco, nota come la chiesa di Dante, si svolsero i solenni funerali ed è posto il sepolcro, costruito da Camillo Morigia tra il 1780 e il 1781, che fu motivo di forti attriti fra Ravenna e Firenze, la città che lo aveva cacciato ignominiosamente e contro cui si scaglierà nel XXVI Canto dell’ Inferno
Godi, Fiorenza, poi che se’ sì grande, / che per mare e per terra batti l’ali, / e per lo ’nferno tuo nome si spande!/ Tra li ladron trovai cinque cotali / tuoi cittadini onde mi ven vergogna, / e tu in grande orranza non ne sali./ Ma se presso al mattin del ver si sogna, / tu sentirai di qua da picciol tempo / di quel che Prato, non ch’altri, t’agogna.
Ed è stato proprio il presidente Mattarella a riaprire, a restauro completato per l’occasione, il monumento sepolcrale del poeta e il vicino Quadrarco di Braccioforte, antico oratorio collegato alla chiesa di San Francesco attraverso un portico.
La conclusione delle celebrazioni sarà invece affidata al maestro Riccardo Muti che il prossimo anno, il 12 settembre 2021 dopo la serie di iniziative (vedi) programmate per tutta Italia, dirigerà un concerto in piazza San Francesco
“Dante. Gli occhi e la mente” è la prima grande iniziativa che si apre lunedì 11 settembre alla Biblioteca Classense. A cura di Benedetto Gugliotta l’evento comprende “Inclusa est flamma. Ravenna 1921” con l’esposizione di libri, fotografie, dipinti, manoscritti omaggio a Dante e Ravenna.
L’iniziativa si presenta di particolare rilevanza perchè viene rievocato il VI centenario dantesco che si tenne nel 1921, allorquando Benedetto Croce, allora ministro della Pubblica Istruzione dell’ultimo governo Giolitti, in un’Italia da poco uscita dalle devastazioni della Grande Guerra, sentì l’urgenza di rimarcare nella figura di Dante l’espressione dell’unità nazionale di lingua, poesia e letteratura. Fra le opere esposte si segnalano due esemplari di un’edizione rarissima e a tiratura limitata della “Commedia” della Collezione Dantesca Olschki nonché il Manifesto del Seicentenario, opera di Galileo Chini, maestro italiano del liberty.
Massimo Medica, direttore dei Musei Civici di Arte Antica di Bologna, è il curatire della seconda manifestazione dal titolo “Le Arti al tempo dell’esilio”, ospitata nella chiesa di San Romualdo dal 6 marzo al 4 luglio 2021. Un itinerario sulle orme di Dante che intende mettere a fuoco le opere che il poeta poté vedere nel corso delle sue peregrinazioni, tra pittura, scultura, miniature, oreficeria, tessuti nei luoghi legati all’esilio (iniziato nel 1302), fra Emilia – Romagna, Toscana, Umbria e Marche. Alcune di queste, di grande rilievo artistico, vengono dalla Galleria degli Uffizi, a cominciare dal “Polittico di Badia”, capolavoro di Giotto datato 1300 ed originariamente sull’altare maggiore della Badia di Firenze, chesi trovava proprio a ridosso della casa fiorentina di Dante e dunque sicuramente noto al poeta.
Infine è in calendario la terza mostra, a cura di Giuseppe Antonelli, dal titolo “Un’epopea pop” che si terrà al MAR – Museo d’Arte della città, una sorta di testimonianza di come sia stata viva la fortuna di Dante nel corso del tempo, nonostante il mutare del gusto e dei generi; una voce fuori campo legherà le opere esposte ai temi guida danteschi. Di particolare rilevanza si segnala la grande architettura ispirata al Castello degli spiriti magni che uno dei nomi maggiormente di spicco dell’arte contemporanea, Edoardo Tresoldi realizzerà per il chiostro del museo.
Roma 6 settembre 2020