“N’aria ‘e Primmavera”, il grande Liberty partenopeo nella mostra di Palazzo Zevallos Stigliano (fino al 24 gennaio)

di Giulio de MARTINO

Napoli Belle Époque, Napoli floreale

Come ha ben illustrato la storiografia, Napoli – e Palermo – hanno vissuto una intensa stagione di creatività artistica e di protagonismo culturale nei decenni tra l’Ottocento e il Novecento. Lontane dal rimpiangere l’estinto Regno borbonico, e marginalmente toccate dalle contraddizioni e incongruenze del processo di unificazione nazionale, le due metropoli meridionali sfruttarono al meglio le opportunità della seconda rivoluzione industriale per diventare – per quel ciclo di anni fino al principio della Prima guerra mondiale – le «Capitali culturali» della Nuova Italia.

Fig. 1 Marcello Dudovich (Trieste 1878 – Milano 1962) I Esposizione nazionale Biennale d’arte Città di Napoli maggio-ottobre 1921 Real Palazzo, 1921 ca., Manifesto pubblicitario, carta/cromolitografia, 100,3×70 cm.

Sicuramente penalizzate nel campo industriale e agricolo rispetto alle regioni dell’Italia settentrionale, colpite da una rilevante dinamica emigratoria verso le Americhe, Palermo e soprattutto Napoli si appropriarono di un’altra dimensione della società: quella della produzione artistica, giornalistica e del design, come pure di quella della «vita notturna» nella nascente «società dello spettacolo». Al modo di Parigi e di New York: letteratura e musica, pittura e illustrazione, giornalismo e balletto, canzone e fotografia, moda e artigianato artistico furono intensamente praticati da un nuovo ceto di artefici creativi, di poeti e di artisti che, dal Mezzogiorno italiano, riuscirono a diffondere e a vendere i propri prodotti estetici e culturali in Italia settentrionale, in Europa e in America.

La mostra “Napoli Liberty. N’aria ‘e Primmavera” – che si vede nelle splendido edificio liberty delle “Gallerie d’Italia” di Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli, dal 25 settembre 2020 al 24 gennaio 2021 – documentala quella vicenda napoletana. Non si tratta di una mostra particolarmente ampia, diciamolo subito, ma – in un periodo funesto per le iniziative artistiche e culturali – riesce a raccogliere e a proporre una attenta selezione di opere non solo di pittura, ma anche di scultura e di artigianato d’arte, nonché di grafica, gioielleria e finanche della «canzone» popolare di quel tempo.

Fig. 2 Manifattura Giovanni Ascione & Figlio, Collier con pendenti, ante 1906, Corallo mediterraneo, Sciacca, oro filigranato a 18K, lungh. 47 cm

Giustamente i due curatori della mostra – Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca sottolineano che: «per la prima volta in una mostra, le cosiddette arti maggiori, pittura e scultura, sono considerate in stretto dialogo con quelle applicate, mobili e oggetti d’arredo, oreficeria e grafica». Si tratta di una attitudine interdisciplinare della storiografia dell’arte napoletana che fu suffragata e legittimata da Ferdinando Bologna decenni fa.

L’ultimo scorcio del «lungo Ottocento» – così Eric John Hobsbawm definì il primo decennio del XX secolo – fu ricco di suggestioni e di aspettative verso la realtà del nuovo secolo e peculiare fu il modo in Napoli vi partecipò. La Napoli Liberty fu, insieme, tradizionalista e moderna poiché adattò alle nuove sensibilità e alle nuove forme estetiche il meglio della sua tradizione seicentesca e settecentesca: quella raffinata e aristocratica, come quella edonista e borghese e anche quella mistica e istintiva: popolare e dialettale. Come ha indagato Roberto De Simone, la «canzone napoletana», celebrata da allora in tutto il mondo, ebbe la sua origine proprio in quegli anni con Salvatore Di Giacomo, Ferdinando Russo e Gabriele D’Annunzio che adattarono il patrimonio linguistico e poetico del dialetto napoletano a una sintassi musicale simbolista e tardo-romantica.

Fig. 3 Due numeri della rivista della canzone napoletana Piedigrotta Mario, CASA EDITRICE MUSICALE, E. A. MARIO, NAPOLI.

Particolarmente denso è il segmento espositivo della pittura e della scultura, con opere di non frequente visibilità. Per evitare di isolare la «fin de siècle» napoletana da quella milanese o fiorentina, oltre che dalle correnti europee, la mostra dedica spazio al soggiorno a Napoli, dal 1908 al 1911, di Felice Casorati (Novara, 4 dicembre 1883 – Torino, 1º marzo 1963) – pittore lontano dall’atmosfera festosa e estroversa della città partenopea – che utilizzò quegli anni per costruire le premesse della sua successiva affermazione internazionale.

Fig. 4 Felice Casorati, Persone, 1910 olio su tela, 150 x 177 cm
Fig. 5 Ulisse Caputo, Figura di donna seduta , 1918 olio su tela, 100 x 73,50 cm

Segue la riproposizione dei maggiori pittori e scultori napoletani tra i due secoli – un’opera per autore – tesa a sottolineare come il pre-novecentismo napoletano non sia stato interno a canoni regionalisti o veristici ottocenteschi, ma abbia realizzato uno stile che, sotto le diverse denominazioni di Liberty, stile floreale o Art Nouveau, riuscì non solo a cambiare le arti, ma a suggerire un nuovo modo di vivere le passioni e gli affetti.

Si tratta di un’arte di forte impatto sperimentale, che guardava alle Secessioni europee e che assorbiva anche lo slancio delle manifatture nel campo delle arti applicate. Non di rado, negli stessi dipinti – nei ritratti, negli interni – è accurato il riferimento decorativo a abiti e vasi, a tendaggi e coralli, a mobili e tarsie.

Fig. 5 Vincenzo Migliaro, Seduzioni, 1906, olio su tela, 62 x 42 cm

Un mondo di oggetti e di manufatti che  modificò il gusto e le forme del vestire dell’abitare e che ebbe riconoscimenti tanto all’Esposizione Universale di Parigi del 1900 quanto all’Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino nel 1902.

Con felice intuizione, nella sezione dei gioielli, è esposto il dipinto Seduzioni (1906), di Vincenzo Migliaro in cui è raffigurata una vetrina della gioielleria Jacoangeli, in cui si specchia una figura femminile che mostra tutta la sua emozione davanti a quegli oggetti del desiderio.

Si espongono poi le opere dei protagonisti di quel movimento d’avanguardia, denominato Secessione dei 23, nato a partire dal 1909 per iniziativa di Edgardo Curcio, Francesco Galante, Edoardo Pansini, Raffaele Uccella e Eugenio Viti, insieme agli scultori Costantino Barbella, Filippo Cifariello e Saverio Gatto, un movimento che introdusse nell’opera d’arte quella intensificazione della sensibilità e dell’immaginazione che avrebbe trovato ulteriore sviluppo nelle forme comunicative del pieno Novecento.

Fig. 6 Giuseppe De Curtis, Sogno a Venezia, 1890 tempera su tela, 130 x 145 cm

Nelle arti maggiori e applicate, la Napoli Liberty si manifestava, insomma, come una città che contrapponeva la sua nuova realtà «umbertina» – moderna e borghese: le strade dritte e ampie, gli edifici eleganti e svettanti, le ville e i grandi alberghi dei quartieri di Chiaia e di Posillipo – alla vecchia e cadente città borbonica. In essa, le nuove strade e i nuovi palazzi sostituivano e, insieme, nascondevano – a partire dal 1884, dopo gli anni drammatici dell’epidemia di colera – i vicoli e i «bassi» del vecchio e malsano “ventre di Napoli”, come lo definì Matilde Serao.

Fig. 7 Attilio Pratella, Balcone con neve, XIX secolo olio su tela, 31 x 27 cm

 

Una città contraddittoria che, nell’aprile del 1910, avrebbe accolto Tommaso Marinetti per una memorabile serata futurista al Teatro Mercadante e che avrebbe dato vita – negli anni ’30 – alla originale esperienza d’avanguardia di Emilio Buccafusca. Vi operava un mondo dell’arte e della creatività che si poneva in sintonia con Venezia, Vienna e Parigi, e che cercava di collegare la storia e la cultura meridionali, intrise di grandezza, ma anche di povertà, alla realtà del Novecento internazionale.

 

Giulio de MARTINO   Napoli 4 ottobre 2020

La Mostra:

Napoli Liberty. “N’aria ‘e primmavera”

a cura di Luisa Martorelli Fernando Mazzocca 

allestimento di Lucia Anna Iovieno

Le Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano, sede museale di Intesa Sanpaolo, via Toledo 185, Napoli

25 settembre 2020 – 24 gennaio 2021 

Il catalogo della mostra, Edizioni Gallerie d’Italia | Skira, contiene i saggi dei curatori e un testo di Renato de Fusco, architetto e storico, autore del libro Il Floreale a Napoli ( 1956).

Contatti

Modalità di visita in sicurezza, informazioni e prenotazioni su gallerieditalia.com, info@palazzozevallos.com, Numero verde 800.454229.