di Nica FIORI
Il Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli
Inaugurato il percorso “Dal Triportico alla via Tecta”
Il complesso monumentale del Santuario di Ercole Vincitore a Tivoli costituisce uno straordinario connubio di archeologia romana e archeologia industriale, che, grazie a un ultradecennale lavoro di scavo e recupero, sta diventando un’importante attrazione turistica della città subito dopo Villa d’Este e Villa Gregoriana, e ovviamente la più periferica Villa Adriana. L’importante progetto di recupero ha interessato un’area di tre ettari (visibile dall’alto di Villa d’Este), dove gli archeologi della Soprintendenza per i Beni archeologici del Lazio hanno riportato alla luce le stratificazioni che hanno interessato il sito, riutilizzato nei secoli per attività manifatturiere e industriali (prima una ferriera, poi una centrale idroelettrica e infine una cartiera), grazie alla disponibilità di acqua del vicino Aniene, e in parte per attività agricole. Va ad Antonio Nibby il merito di aver individuato il santuario nei resti architettonici che fino alla metà del XIX secolo venivano indicati erroneamente come Villa di Mecenate.
Costruito tra il II e il I secolo a.C. sul modello dei grandi santuari ellenistici, sorgeva subito fuori dalle mura urbane direttamente sulla via Tiburtina, che passava al di sotto delle sue strutture acquisendo in quel tratto il nome di Via Tecta (ovvero strada coperta). Lì, in quella che anticamente era la via della transumanza, si svolgevano i commerci dei ricchi Tiburtini, che dedicarono il tempio al loro protettore Ercole, chiamato Vincitore per celebrare la loro vittoria sui Volsci.
Mentre prima di ora il sito era aperto solo su prenotazione o in occasione di eventi culturali e spettacoli teatrali estivi, dal 1° ottobre 2017 è possibile visitarlo tutti i sabati e le domeniche. Il nuovo percorso di visita, denominato “Dal Triportico alla via Tecta”, è stato presentato sabato 30 settembre da Andrea Bruciati, Direttore dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este, che ha ribadito come
“L’Ex Villa di Mecenate assomma compiutamente l’anima che ispira il nuovo corso dell’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este, volto alla valorizzazione del bello e del meraviglioso in un’accezione etica, aggiornata alle istanze della contemporaneità. Il Santuario di Ercole Vincitore incarna al meglio la sintesi preziosa di interventi stratificati – cinque ordini sovrapposti – e la somma di due tipologie archeologiche, quella classica e quella industriale, per cui si identifica il territorio tiburtino … Oggi finalmente il restauro del triportico e della parte centrale della via tecta dischiude i suoi spazi monumentali alle strutture cantieristiche dismesse della nostra storia recente: il ripristino interagisce alle suggestioni di ordine estetico degli ambienti abbandonati e nuovamente a predominare è la fascinazione romantica dell’insieme”.
I visitatori non trovano qui pavimenti di marmo o mosaici, né statue eclatanti (il cosiddetto Generale, qui rinvenuto, si trova nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo), ma il Santuario è un sito davvero unico per la stratificazione di oltre venti secoli di storia, per la bellezza del paesaggio, per l’arditezza delle sue sostruzioni alte fino a 50 metri sulla forra dell’Aniene e per le misteriosa atmosfera della galleria in muratura (via tecta) realizzata sotto il tempio, che conserva un lucernario e tabernae laterali, utilizzate anticamente per il deposito di merci e bestiame. Alfonsina Russo, Soprintendente per l’Area metropolitana di Roma, a questo proposito afferma:
“Non vi è studioso di Roma antica che non sia rimasto ammaliato da questo luogo affascinante per le atmosfere di luci e ombre e per gli scorci sulla gola dell’Aniene. La via tecta, o “Porta Scura” come era denominata nel Medioevo, straordinaria creazione dell’architettura voltata di epoca romana, divenne con il riuso pre-industriale della Ferriera pontificia uno dei massimi esempi dell’orrido romantico ante litteram, del quale fu sublime interprete Giovanni Battista Piranesi”.
Ma, molto prima di Piranesi, il luogo aveva affascinato Jan Brueghel il Vecchio, che ambienta qui la sua “Allegoria del fuoco” (1608), raffigurante una cupa officina dove vengono forgiate armature e altri oggetti. Il restauro appena concluso, curato dalla Soprintendenza, restituisce al visitatore la piena visione delle volumetrie e di particolari strutturali sfuggiti persino agli architetti e ai disegnatori del passato. Sul pavimento ci si imbatte in minirotaie per vagoncini utilizzate nel periodo industriale, mentre su una parete è collocata un’iscrizione (copia) relativa a quattro magistrati locali (quattuorviri) che ne avevano curato la sistemazione. L’area sacra, di forma rettangolare, era porticata su tre lati (con due ordini di altezza); il tempio vero e proprio sorgeva su un alto podio addossato al lato centrale e davanti ad esso, in posizione più bassa, vi era il teatro, ora ripristinato. Nei locali dell’ex cartiera, nel triportico, attraversiamo una lunghissima teoria di arcate che da un lato si aprono su un grande cortile centrale, e a metà del percorso ammiriamo un grande plastico, realizzato da Giuseppe Isoldi, che permette di rendersi conto di come doveva articolarsi il complesso monumentale. Il portico, ovvero l’area in cui si concentravano le funzioni civili, doveva ospitare la maggior parte delle statue celebrative e onorarie che si datano dal I secolo a.C. alla tarda età imperiale e che ora sono accolte in un antiquarium.
La visita permette di ammirare l’architettura delle strutture superstiti del porticato, e allo stesso tempo degli spazi industriali; il tempio è andato quasi completamente perduto con la collocazione in loco di una centrale idroelettrica nel 1925, ma già in epoca medievale si era impiantata lì una calcara per la trasformazione del materiale lapideo in calce (nell’area sorsero ben due chiese, poi distrutte). Gli scavi hanno riportato alla luce le strutture di un lato del podio, con parti in travertino ben modanate, un thesaurus in pietra (una sorta di antica cassetta per le elemosine) e una fontana-ninfeo accanto alla gradinata di accesso al tempio, che presumibilmente doveva avere una fontana gemella dall’altro lato. Grazie a disegni ottocenteschi, è possibile ipotizzare che si trattasse di un peripteros sine postico, cioè circondato da un colonnato tranne che sul lato posteriore, con 8 colonne corinzie sulla fronte e 10 per ognuno dei due lati.
Come ha evidenziato il prof. Filippo Coarelli, supervisore scientifico del restauro, l’enorme santuario (188 per 140 metri)
“costituisce una delle prime realizzazioni della grande architettura romana, un prototipo dove si applicarono le novità tecniche del cementizio, che permettevano di costruire economicamente e con rapidità strutture voltate gigantesche e praticamente indistruttibili”.
Con la costruzione di questo complesso c’era il desiderio da parte di Tivoli, come del resto da parte di altre città laziali dove sorsero altri importanti luoghi di culto (ad es. il tempio della Fortuna Primigenia a Palestrina e quello di Giunone a Gabii), di riaffermare la propria identità culturale in contrapposizione a Roma.
Questo complesso si distingueva in particolare, oltre che per le imponenti dimensioni, per la presenza di una biblioteca e di un collegio di musici e danzatori che svolgevano la loro attività nel teatro. Inoltre, rispetto agli altri santuari, che erano frequentati per lo più dalle classi più basse, era gestito e frequentato da personaggi di altissimo livello sociale. Lo stesso imperatore Augusto, che aveva una villa nei paraggi, esercitava alcune delle sue funzioni davanti al tempio e con lui Ercole divenne un protettore diretto dell’imperatore. D’altra parte il mitico eroe, che nasce mortale (ricordiamo che era figlio di Zeus e di Alcmena, una donna mortale) e diviene dio per i suoi meriti, diventa il modello ideale dell’imperatore, che viene divinizzato alla sua morte con la cerimonia dell’apoteosi. Per questo motivo troviamo diversi ritratti di imperatori che si sono fatti raffigurare con la clava e la pelle di leone, attributi tipici di Ercole.
Santuario di Ercole Vincitore Via degli Stabilimenti, 5 – Tivoli
Prenotazione visita al numero 0774 312070 va-ve@beniculturali.it
Nica FIORI Roma Ottobre 2017