di Federica Isabelle ADRIANI FEDERICI
Attrice, scrittrice, dottore in Storia delle Tradizioni
Mio padre neurologo, mi introdusse sin da ragazzina alle opere di Carl Gustav Jung, (uno dei grandi padri della Psichiatria,) che per primo analizzò le fiabe secondo i principi della psicologia analitica; tra le altre cose egli scrisse che le fiabe sono: l’espressione più pura dei processi psichici dell’inconscio collettivo e ne rappresentano gli archetipi in forma semplice.
Gli studi su questo tema, furono portati avanti oltre che da Jung e da sua moglie Emma e altri numerosi studiosi, anche da Marie-Louise von Franz, allieva e collega di Jung, che dedico’ alle Fiabe ben cinque saggi tra cui Il femminile nella fiaba.
La von Franz comparava l’interpretazione di alcune fiabe con i casi clinici di cui si era occupata, trovando nelle storie narrate correlazioni con la vita reale e finanche una chiave interpretativa della realta’. Nei suoi scritti, la von Franz invitava i lettori a ricercare nella saggezza che insegnano le fiabe, spunti utili per la vita quotidiana.
I fratelli Grimm affermarono che le fiabe, che trascrissero per anni grazie ai racconti di anziane signore della regione dell’Assia in Germania, erano ‘frammenti di uno specchio rotto, sparsi nell’erba’. I Grimm erano convinti che se fossero riusciti a ricostruire quello specchio come un mosaico, qualsiasi uomo o donna avrebbe potuto specchiarvisi dentro, poiche le fiabe sono uno specchio della realtà umana…
Lo specchio e’ citato spesso sia nelle storie della tradizione mistica che nelle fiabe della tradizione classica ed e’ proprio in quello specchio, che possiamo effettivamente ritrovarci oltre il tempo e lo spazio…
Chi scrive ha passato la vita a studiare le vere storie nascoste dietro le fiabe classiche della tradizione europea ed internazionale, ma senza scomodare il Dna della Fiaba, ci basti pensare che le figure femminili delle fiabe, oltre ad essere fonte inesauribile di ispirazione ed immedesimazione, sono anche lo specchio della condizione sociale, culturale ed economica, anche delle donne, nelle varie epoche.
Le fiabe sono dunque anche preziosissimo materiale socio-antropologico, alla stessa stregua di un quadro o di un reperto archeologico nonche’ una forma d’arte, se non altro letteraria; basti pensare al nostro Italo Calvino, agli scritti delle nobildonne del Cabinet des Fees, ad Afanas’ev, ad Andersen, a Gozzano, Collodi, Puskin, Barrie, Carroll ecc. ecc…
In ogni fiaba o favola, (non e’ questa la sede per specificarne le differenze), possiamo riconoscere gli archetipi dell’essere umano: Personaggi, Caratteristiche, Paure, Speranze, Ambizioni, Sogni ed Emozioni, e persino la Ricerca di Se Stessi e i contenuti più profondi della Coscienza…
La narrazione stessa delle fiabe, il linguaggio usato, gli aggettivi o la descrizione degli abiti e dei costumi delle figure femminili e non solo, riflettono la realta’ dell’epoca, cosi’ come La Gatta Cenerentola di Basile del 1634 o la Cendrillon di Perrault di 63 anni piu’ tardi, ci raccontano di una fanciulla che dorme vicino alle ceneri del camino per non morire di freddo, ci raccontano di un’era nella quale si scaldavano le case solo con la legna dei camini, di un’epoca nella quale una fanciulla orfana e figlia del padrone di casa, poteva essere relegata in soffitta o in cantina e trattata come una schiava dalla seconda moglie del padre; insomma un’epoca senza telefono rosa o azzurro, nella quale legalita’ e rispetto e considerazione per i deboli, erano meno presenti di oggi, almeno sulla carta.
Non solo specchio dell’anima le fiabe dunque, ma anche specchio sociale e del linguaggio comune…: i personaggi o il registro comunicativo delle fiabe sono presenti ovunque come archetipi ed esempi, in ogni campo della cultura umana, basti guardare i titoli dei giornali dell’era contemporanea: La Cenerentola del Calcio’ C’era una volta la Finanza.. .ecc.
Ma Cenerentola perseguitata per invidia ed interesse da matrigna e sorellastre, consola da sempre generazioni di fanciulle incomprese che in lei si riflettono e si immedesimano soffrendo come lei e gioendo con lei nel lieto fine; cosi’ come Cappuccetto Rosso è diventata un manifesto ed un monito per le fanciulle ingenue di tutti i tempi e Biancaneve è un esempio di bontà, purezza di cuore e buona volontà.
Tutte e tre le fanciulle fanno cose buone: si danno da fare, aiutano in casa, portano focacce alla nonna attraversando boschi infiniti o fuggono minacciate da lupi o streghe più o meno dotate di poteri magici, riuscendo magari anche a sposare un bel principe o almeno ad uscire dal bosco incantato avendo salva la vita!
Chi scrive e’ altresì convinta come Jung e la von Franz, che le fiabe siano non solo in qualche modo lo specchio dell’inconscio e dell’anima collettiva dell’essere umano, ma anche utili metafore di vita e che contengano una specie di utile prontuario per affrontare la realtà immedesimandosi nei personaggi e vivendo con loro ogni avventura. Al fine di superare prove sempre più complesse e conquistare l’agognata meta infatti, il protagonista della fiaba nel quale spesso ci riconosciamo, vince grazie ai pilastri della realizzazione personale, tipici delle fiabe, ma riflessi anche dall’altra parte dello specchio, nella vita reale.
Forza d’animo, Pazienza, Costanza, Determinazione, Gentilezza e Buona Volontà, tutto questo si da’ sempre per scontato, ma nell’Era dell’Immagine nella quale i valori sono stravolti, quasi nessuno ne parla più, oggi quasi nessun genitore si ricorda di dire ai figli ‘certe banalita’, che in realtà erano e sono i pilastri e gli ingredienti indispensabili per riuscire a superare gli innumerevoli ostacoli presenti nelle fiabe e nella vita, solo che a parte le Fiabe quasi nessuno li insegna più.
L’immedesimazione nei personaggi fiabeschi -concordano numerosi psicologi- aiuta anche al superamento di traumi da parte di piccoli e grandi lettori, che rileggendo le storie, rivivono i drammi dei personaggi, ma anche la vittoria finale che diventa dunque quasi un catartico processo interiore di purificazione dal dolore per poter andare avanti.
E ancora… le fiabe come specchio della famiglia:
Leggendo i personaggi femminili delle fiabe ci accorgiamo che le fiabe attingono a piene mani da storie familiari: ecco la bella principessa vittima di un terribile incantesimo lanciato da una strega per renderla infelice e farle espiare la sua grande fortuna e bellezza, doni della nascita si, ma che nessun’ altra donna neppure un membro della stessa famiglia, può perdonare; ed ecco allora matrigne malvage, padri padroni e sorellastre gelose, lupi cattivi che usano violenza fra le mura domestiche… eppure la fanciulla povera e bisognosa, spesso alla fine delle storie, sposa il Re e vive felice e contenta, nonostante tutte le angherie precedentemente subite e una vita di privazioni e delusioni.
E forse ancora vi chiederete visto che nelle fiabe c’è sempre il lieto fine e nella vita no, cosa hanno in comune con noi queste fanciulle fiabesche?
Proprio ciò che dicevamo: esse per salvarsi, migliorare, cambiare o ripristinare il loro destino, deviato da angherie e gelosie, (le stesse debolezze umane), sono costrette a misurarsi e a specchiarsi dentro loro stesse, come Atreju ne ‘La Storia Infinita’ di Michael Ende, affrontando le loro paure più profonde…ma tirando fuori coraggio, determinazione, costanza e forza di volonta’, portano a casa la vittoria, piccola o grande che sia… perché sono quelli gli ingredienti indispensabili senza i quali ogni vita ed ogni fiaba diventano impossibili da superare e forse… anche ‘Senza Sale’, come la nota fiaba yemenita.
Ma tornando ai personaggi femminili, non ci rispecchiamo sempre solo nella povera fanciulla vittima di angherie, perché se leggiamo bene le pagine dei nostri libri di fiabe e guardiamo aldilà di questo specchio che ci rappresenta inesorabilmente, troviamo anche i nostri difetti piu’ nascosti, ed ecco la strega, la matrigna, la sorellastra, la fata,.ecc…
E non siamo forse noi un po’ l’una e un po’ l’altra nelle varie fasi della vita?
Quando giovani e belle o con la bellezza dell’asino o un’innata eleganza, suscitiamo terribili invidie anche nei membri della nostra stessa famiglia, o quando avanzando con l’eta, invidiamo a nostra volta chi gioisce degli sguardi degli uomini come facevamo noi stesse anni prima, o ancora desideriamo avere una bacchetta magica per spegnere il sorriso di chi lo regala al nostro stesso oggetto d’amore: quante realtà interiori sono narrate nelle fiabe? Quante volte ci specchiamo in esse?
Il nostro interesse per questi racconti infatti non finisce mai, e quante volte leggiamo con avidita’ riviste che raccontano le storie d’amore dei membri delle famiglie reali (le fiabe moderne), sognando di essere loro o in qualche modo immedesimandoci in regime o principesse almeno per una volta?
E non siamo sempre noi che a tutte le età corriamo gli stessi pericoli delle fanciulle ingenue delle fiabe, anche quando a 80 anni apriamo la porta ad un truffatore senza ricoscere il lupo cattivo, ma scambiandolo per l’agnellino delle favole esopiane? Eh si perché l’ingenuità e’ rimasto un imperdonabile peccato che poi di peccato ha ben poco! Poiché credere alla buona fede dell’altro sarebbe auspicabile in ogni società, ma haime, la malafede e’ l’altra faccia della medaglia, della società umana. Vittime e carnefici che si alternano fuori e dentro di noi.
E non siamo forse noi che come Cenerentola o Biancaneve o la sorella maggiore ne L’Acqua della Vita o in Madama Holle, lavoriamo instancabilmente, occupandoci di case e famiglie, sgobbando spesso il doppio degli uomini al lavoro per avere risultati spesso inferiori?
Non e’ forse dunque possibile l’immedesimazione in quasi ogni personaggio fiabesco, amiche mie?
Anche le nostre principesse subiscono dolori e delusioni, attacchi e persecuzioni, violenze, diffamazioni ed incantesimi di amore e di morte. La luce e l ‘ombra anche li…
E’ pur vero che senza l’ombra non c’e desiderio della luce e dunque dobbiamo ringraziare anche l’ombra poiché ci fa crescere, magari con un brutto risveglio, ma ci trasforma, donandoci la volonta’ di arrivare a condizioni migliorative sia dentro che fuori di noi, ed anzi ci porta, ci ha portate e ci portera’ a grandi risultati: a scoperte scientifiche e tecnologiche, a creazioni artistiche e letterarie, e perche no? anche solo a tentare di rendere magico ogni giorno ed ogni pezzetto di vita che ci rimane, magari tutte noi, insieme.
Altrimenti a che serve ‘essere’ esseri umani amiche mie? Se non a migliorare e a sperimentare, a conoscere e a conoscerci sempre di piu?
Specchiamoci nelle fiabe dunque e sorridiamo vedendo narrate noi stesse perché da quelle stesse principesse, regine, fate, streghe sorellastre o matrigne potremo accettare qualità e difetti, forze e debolezze riconoscendoci come esseri umani, unite nel bene e nel male.
La vittoria sull’ostacolo, sulla magia, sul tentativo costante di chi ci invidia di distruggere la nostra felicita a discapito della sua stessa vita, e cioe’ dedicando tutto il tempo possibile alla rovina dell’altro che reputa piu’ fortunato, piuttosto che alla ricerca della sua stessa felicita’, sono elementi comuni a quasi tutte le fiabe e putroppo anche a noi stessi o alla nostra vita. Mal comune mezzo guadio si dice, lo raccontano le fiabe perche accade anche nella vita reale.
Molto spesso il nemico della fanciulla nelle fiabe e’ un’altra donna, vi basti leggere i commenti delle ‘haters’ sui social nella nostra era, che sembrerebbe cosi lontana da quella di Cenerentola, in realta’ queste condizioni si ripetono ancora e ancora, anche se fortunatamente, non e’ sempre così.
Infatti nelle fiabe come nella vita, la collaborazione di donne straordinarie può creare cose mirabili: Cenerentola acchiappa di corsa i topolini per la fata madrina che cosi’ puo’ trasformarli in 6 splendidi destrieri, ed e’ sempre Cenerentola a correre nell’orto per trovare la zucca piu grande affinché la fata con la sua bacchetta magica, e per chi si intende di magia, anche con la sua volonta, la trasformi in una splendida carrozza per raggiunger il palazzo reale e far si’ che la povera fanciulla incontri la sua anima gemella: il principe, che la salvera’ dalle cattiverie quotidiane di matrigna e sorellastre…e da una vita triste e grama per renderla Regina.
E’ pur vero che quando ad invidiare o a detestare la fanciulla e’ la matrigna o addirittura la sua stessa madre, allora l’odio si trasforma in incantesimi di paura e di morte che solo amici ( i nani o le fate buone) o un principe ( un amore) possono spezzare…
I poteri magici che provocano incantesimi distruttivi, nella realta’ sono equiparabili forse a tutte le mancanze e ai dolori provocati ad una figlia da una madre che non la ama.
Le fanciulle protagoniste delle fiabe, sono tutte vittime: vittime di madri ottusamente parziali, di matrigne gelose e cattive, di sorelle, fratelli, mariti o padri, orchi o maghi, in generale maschi prevaricatori, ma anche della maldicenza della comunità e della gente.
Ad essere perseguitata in realta’ è l’innocenza di queste giovani donne che sono colpevoli spesso solo di essere belle e pure, perché tutto si perdona, ma non gli errori dettati dall’ingenuità ed e’ proprio per questo che servono le fiabe ad insegnarci che non si va nel bosco di notte, che ci sono tanti pericoli, che dobbiamo tenere gli occhi aperti e che si’ forse un bel principe, un cavaliere su un cavallo bianco o un cacciatore ci salveranno, ma forse è meglio indossare una bella corazza piuttosto che solo una bella mantellina rossa….
Ma ora passiamo finalmente alla parte della Riscossa : il Lieto Fine!
Alla fine della fiaba le fanciulle in gamba riescono a trionfare grazie al loro buon cuore e alla buona volonta che come dicevamo fa loro superare situazioni sempre piu’ difficili, e così la fanciulla viene spesso ripagata con un bellissimo matrimonio.
Oggi magari qualcuna potrebbe sognare piuttosto di diventare CEO di una grande azienda o di fondarne una propria, o semplicemente di diventare mamma come la mamma di Biancaneve, oppure nonna per avere una nipotina premurosa come Cappuccetto Rosso, ma in fondo che differenza fa?
Cosi’ come sono cambiate le lingue, i costumi e le mode, cosi come esistono più di 300 versioni di Cenerentola, cosi’ cambiano anche i luoghi e i tempi rispetto a quelli delle fiabe, ma la sostanza non cambia, dovremmo solo rileggere, capire e ricordare, anche attraverso le fiabe, cosa ci rende felici.
Il fatto è che le fiabe raccontano semplicemente noi, e possiamo cambiare nomi, il tipo di ostacolo o di meta da raggiungere, ma alla fine la storia è sempre quella e le figure archetipiche sono le stesse anche nella vita…
La morale della fiabe è che una fanciulla, di qualsiasi età, puo’ superare grandi difficolta’ se non si abbatte, se va lo stesso alla fonte a prendere l’acqua anche se è buio e freddo e la brocca è bucata, perché le sue qualità prima o poi verranno fuori, ed infatti se incontra un bisognoso alla fonte gli dà da bere o condividerà il pane con lei/lui! E il bisognoso prenderà la forma di una fata, di una mago e persino di un angelo o dello stesso Gesù nella tradizione cristiana delle parabole religiose, e riceveremo un dono che cambierà la nostra vita, il nostro destino, la nostra consapevolezza del mondo e di noi stessi…. Per Aspera ad Astra.
La verità amiche mie è che Cenerentola continua a lavare pavimenti per quasi tutta la vita, ma non perde mai la speranza di migliorare la sua condizione, e non passa giorno che non guardi il palazzo del principe sognando un giorno di abitarci e Biancaneve anche se e’ nata principessa, e’ diventata orfana e aiuta i nani a cucinare, rassettare e pulire e continua a fidarsi della gente anche la terza volta che arriva la strega travestita e cade nei suoi tranelli fino a rischiare la vita per ben tre volte e dunque sbaglia ancora e ancora e ancora, come succede anche se in modi diversi, a tutte noi, ma alla fine raccoglie ciò che ha seminato e l’amore degli amici/nani: animaletti/bambini/genitori/nonni, la preserva fino all’arrivo del principe azzurro.
E’ vero che la consolazione del lieto fine che ci piaceva ascoltare da bambine alla fine di una bella fiaba, magari narrata dalla voce suadente di nostro padre, non è sempre lo specchio della nostra realtà, ma è anche vero che possiamo misurare ed adattare la nostra vita a seconda delle nostre aspirazioni; dopo tutto ogni fiaba ha la sua trama, i suoi ostacoli e la sua meta da raggiungere, basta solo capire o ricordare quale sia la nostra metà, perché la cosa veramente terribile, sarebbe dimenticarsi della propria.
Ed è proprio per questo che sono orgogliosa di essere un essere umano e ringrazio il cervello e la storia dell’uomo per averci regalato le fiabe, come memorandum dei nostri sogni !
Si, siamo esseri umani, uomini o donne, siamo fatti di emozioni, speranze, paure e delusioni, ci vogliono forza di volonta, costanza, determinazione e un pizzico di fortuna per andare avanti, ma soprattuto una volontà di ferro e allora è difficile che le cose vadano sempre male ! Troviamo ciò che funziona e rendiamolo magico ogni giorno.
Vita docet.
Dunque:
Specchio Specchio delle mie Brame … CHI SIAMO?
Se sapremo guardare oltre lo specchio, sapremo anche dove vogliamo andare.
C’era una volta… amiche mie, cominciamo a creare la nostra fiaba…
Federica Isabelle ADRIANI FEDERICI Reggio Emilia 10 gennaio 2021