di Claudio LISTANTI
L’Accademia Filarmonica Romana celebra quest’anno i 200 anni dalla nascita.
I festeggiamenti per questo importante traguardo che colloca l’istituzione tra le più antiche e durature non solo della città di Roma ma di tutta Italia, debbono purtroppo fare i conti con le limitazioni conseguenti alle misure di contenimento dell’epidemia di Covid-19. Gli organizzatori, però, non si sono del tutto arresi e, tramite l’inevitabile (per ora) ricorso allo streaming, onoreranno questo importante traguardo organizzando incontri e concerti dedicati a compositori, artisti, figure illustri che hanno contribuito a rendere inossidabile la fama e che, con l’Accademia Filarmonica, hanno avuto un rapporto privilegiato.
La prossima settimana sono previste le prime due iniziative ospitate presso la Sala Casella e programmate per i prossimi 26 febbraio e 1° marzo, trasmessi in streaming sul proprio canale youtube, entrambi condotti dall’attuale Direttore Artistico dell’istituzione, Andrea Lucchesini. In ognuno degli appuntamenti previsti Lucchesini disquisirà con studiosi e musicisti dei diversi argomenti all’ordine del giorno, affidano le esecuzioni musicali a giovani interpreti.
Prima di presentare nel dettaglio di appuntamenti di questa settimana vogliamo anche noi rendere omaggio alla Filarmonica, istituzione che trova un posto di privilegio nel nostro cuore di appassionati della musica, che ha avuto, e continua ad avere, un ruolo determinante nella costruzione della nostra sensibilità musicale, portando all’attenzione dei lettori di Aboutart alcune tappe importanti della sua storia, riportate nel sito della Filarmonica e redatte da Arrigo Quattrocchi, uno studioso della Musica molto legato all’istituzione romana, la cui figura, in questa occasione, ci piace ricordare con affetto e nostalgia.
L’atto di nascita dell’Accademia Filarmonica Romana risale al 4 dicembre del 1821. L’iniziativa nacque da quella spinta al cosiddetto ‘dilettantismo’ allora in auge in quel ramo della società di allora, corrispondente alle classi nobile e borghese nelle quali, molti dei suoi appartenenti, avevano una preparazione musicale e strumentale di elevato livello. Erano considerati dei ‘dilettanti’ ma dobbiamo leggere il significato di questa parola non in senso dispregiativo ma, piuttosto, in senso del tutto positivo. Se apriamo il Vocabolario Treccani sul termine ‘dilettante’ leggiamo:
“Chi coltiva un’arte, una scienza, uno sport non per professione, né per lucro, ma per piacere proprio”. E di seguito “Chi si diletta di qualche cosa, o la pratica con piacere”.
Il piacere personale, quindi, era il motore che faceva muovere l’attività dei ‘dilettanti’ che si esercitava soprattutto in posti ‘non pubblici’ come salotti o case private per portare a conoscenza degli ascoltatori, in mancanza di altri sistemi di comunicazione e diffusione, quanto produceva il mondo musicale di allora.
Fondatore della Filarmonica fu il marchese Raffaele Muti Papazzurri che riuscì a coinvolgere molti di questi ‘dilettanti’ per eseguire composizioni di vario tipo, brani isolati e, addirittura, intere opere liriche in forma oratoriale. Iniziò così un rapido processo di consolidamento che, già nel 1824, portò la Filarmonica ad essere considerata una delle solide basi sulle quali poggiava la vita culturale romana.
Uno dei meriti principali dell’Accademia Filarmonica fu quella di proporre partiture non conosciute dal pubblico romano perché non avevano trovato spazio nella programmazione teatrale e concertistica, non solo per i gusti del tempo ma anche, sovente, per motivi di censura.
Per comprendere bene i meriti della Filarmonica occorre ricordate le prime romane di musicisti come Gioacchino Rossini (Mosè in Egitto, Elisabetta regina d’Inghilterra, Zelmira), Gaetano Donizetti (L’esule di Roma, Lucrezia Borgia, Don Sebastiano), perfino Giacomo Meyerbeer (Il Crociato in Egitto) e Saverio Mercadante (I briganti, La vestale e l’oratorio Le sette parole di N.S. Gesù Cristo sulla Croce)
Nel 1827 la Filarmonica propose anche la prima esecuzione italiana dell’Assedio di Corinto di Rossini del quale fu eseguito anche, nel 1835, il Guglielmo Tell che, come ricordato da Arrigo Quattrocchi, fu eseguito dopo
“un pertinace divieto opposto dalle autorità per diversi anni; le condizioni imposte dalla censura prevedevano l’omissione di tutti i recitativi, le consuete mende al testo poetico e perfino l’omissione del titolo dell’opera sui biglietti d’invito”.
Non mancarono, come sempre, difficoltà economiche che costrinsero una sospensione dell’attività del 1849 al 1856; comunque molti artisti eminenti dell’epoca collaborarono attivamente con la Filarmonica, dallo stesso Donizetti al tenore Enrico Tamberlick che nel 1837 debuttò in Guglielmo Tell. Motivi politici, invece, provocarono lo scioglimento, nel 1860, della preziosa istituzione dopo un dictat del governo pontificio spaventato dalle ideologie ‘filoliberali’ di molti dei suoi esponenti.
Ma dopo la ‘Breccia di Porta Pia’ ci fu una ripresa della Filarmonica che, in linea con i tempi, si riorganizzò divenendo vicina al partito ‘liberale’.
La trasformazione di Roma in capitale del nuovo regno d’Italia portò con sé una inevitabile mutazione della società e della cultura di una città che in breve tempo cambiò i suoi connotati portando anche ad un cambiamento delle condizioni di base sulle quali nacque la Filarmonica. Come ricorda Quattrocchi “Venne progressivamente a mancare alla Filarmonica l’entusiasmo dei ‘dilettanti’”, e per organizzare esecuzioni musicali fu necessario rivolgersi sempre più spesso ai professionisti.
L’istituzione si trasformò in una società corale che, comunque, ebbe il merito di far conoscere i grandi oratori della cultura musicale tedesca, come Paulus di Mendelssohn e Le ruine d’Atene di Beethoven. Un nuovo ruolo che fu ampliamente riconosciuto dal nuovo regno come dimostra il fatto che, nel 1878, alla morte di Vittorio Emanuele II, la Filarmonica fu incaricata di provvedere alla parte musicale delle commemorazioni dei sovrani italiani che si tenevano annualmente nel Pantheon, un compito che svolse incarico fino al 1927.
E proprio il nuovo secolo favorì un ulteriore cambiamento nell’attività della Filarmonica alla quale mancò definitivamente lo spirito ‘dilettantistico’ che aveva contribuito alla sua fondazione e al dinamismo dei primi anni. Le difficoltà economiche erano purtroppo costanti e non possedeva una sede propria con l’attività musicale ormai ai minimi termini. Nel 1915, però, si ebbero i primi segni di risveglio con l’acquisizione della sede di via Ripetta e la conseguente ricerca di una nuova ‘identità’ che la conducesse verso una dimensione più internazionale, in definitiva più moderna.
Il 1920 segnò in tal senso una svolta. Grazie al segretario Romolo Giraldi furono costruite stagioni con concerti affidati ad artisti professionisti di livello europeo e mondiale. La sala di via Ripetta fu intestata a Giovanni Sgambati e sul palco si esibirono artisti come dal Quartetto Busch a Rudolf Serkin, Jascha Heifetz Alfred Cortot e Walter Gieseking lasciando anche la scena a diversi giovani emergenti come ad esempio Gioconda De Vito e Carlo Zecchi che negli anni successivi ottennero grandiosi successi. Tutti nomi che resero lustro alla Filarmonica fino agli anni precedenti la seconda guerra mondiale. La direzione artistica fu affidata a musicisti di primo piano come il pianista e compositore Alessandro Bustini, il musicologo Alberto Cametti, il violinista Mario Corti, i compositori Vincenzo Di Donato e, soprattutto Alfredo Casella.
Nel 1936 a seguito della sciagurata decisione del regime fascista di dare nuova evidenza al Mausoleo di Augusto con la creazione di Piazza Augusto Imperatore tramite le demolizioni dell’Augusteo e delle costrizioni adiacenti, tra le quali c’era anche la Sala Sgambati di via Ripetta, la Filarmonica restò senza sede per i concerti ed iniziò un altro periodo poco felice per l’istituzione.
Fu costretta a cercare nuove sedi individuate prima nella Sala Pichetti, una sala da ballo situata nel Quartiere Salario e poi presso il Teatro Eliseo sede dei concerti per molti anni nel periodo post-bellico. (Fig. 6)
La ferita dovuta all’abbattimento dell’Augusteo è stata insanabile per la vita musicale della città di Roma che solo nel terzo millennio ha avuto la possibilità di una rivalsa con la costruzione dell’Auditorium Parco della Musica, capolavoro dell’architetto Renzo Piano.
L’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ebbe il suo, anche se tardivo, risarcimento. Forse una iniziativa simile poteva essere messa in campo anche l’Accademia Filarmonica Romana con l’agevolazione per l’utilizzo degli spazi del nuovo Auditorium.
Dopo la guerra iniziò per la Filarmonica una nuova rinascita. Nella stagione 1946-47 Alfredo Casella fu nominato direttore artistico. Entrarono così nei programmi musicisti come Béla Bartok e Manuel De Falla, Benjamin Britten e Olivier Messiaen e la riproposta di uno dei capolavori indiscussi di tutto il ‘900, il Pierrot lunaire di Arnold Schönberg, portato anche in otto città italiane dopo che nel nostro paese mancava ormai dal 1924.
La presenza della Musica Contemporanea fu il primo elemento di modernizzazione dei concerti della Filarmonica con una ‘costante’ che ci porta fino ai giorni nostri. A partire dal dopo guerra musicisti come Igor Stravinskij, Luciano Berio e Pierre Boulez intrapresero con l’Accademia una proficua collaborazione mentre la direzione artistica fu affidata a musicisti di primo piano come Goffredo Petrassi, Mario Peragallo, Roman Vlad, Valentino Bucchi, Guido Turchi, Hans Werner Henze, Paolo Arcà un ruolo al quale sono stati chiamati anche insigni musicologi come Massimo Bogianckino, Giorgio Vidusso, Gioacchino Lanza Tomasi, e Bruno Cagli.
Grazie a tutte queste personalità alle proposte di musica contemporanea sono stati affiancati capolavori del Teatro da Camera e spettacoli di balletto, dando spazio alle più grandi compagnie di danza moderna e contemporanea per presentare programmi dai caratteri multiculturali che hanno reso la Filarmonica istituzione unica nel panorama culturale di Roma fino ai giorni nostri.
Concludiamo ricordando la figura di Adriana Panni, personaggio che ricordiamo con affetto e ammirazione, che ha contribuito a dare solidità al rinnovamento del dopoguerra che abbiamo prima citato. Membro del consiglio direttivo dal 1945, è divenuta vicepresidente nel 1955 e presidente nel 1973, carica che ha ricoperto fino alla sua scomparsa nel 1994.
Riuscì ad ottenere regolari finanziamenti pubblici per l’attività e la concessione da parte del Comune di Roma della Casina Vagnuzzi in via Flaminia per la sede amministrativa. Portò la sede dei concerti dal Teatro Eliseo al Teatro Olimpico riuscendo poi, nel 1980 ad acquisirne la proprietà grazie ad una intelligente operazione che ha avuto il coinvolgimento azionario di abbonati, concertisti e diversi uomini di cultura.
In questi ultimi anni la Filarmonica ha risentito della mutazione che l’apertura dell’Auditorium Parco della Musica ha provocato nel mondo culturale e musicale della capitale, luogo al quale la più gran parte della cittadinanza ha attribuito una sorta di ‘centralità’ cittadina effetto che, a nostro avviso, dimostra di essere conseguenza di una mentalità provinciale, certo non di larghe vedute come dovrebbe essere quella di una grande capitale europea. Il tutto ha contribuito a marginalizzare, ingiustamente, molte altre istituzioni.
Anche in questo caso l’Accademia Filarmonica Romana ha dovuto adattarsi a questo particolare momento dedicando il Teatro Olimpico ai grandi spettacoli di Danza Contemporanea e utilizzare per i concerti la Sala Casella della sede di via Flaminia e per quelli di maggior richiamo di pubblico la prestigiosa sala del Teatro Argentina.
I primi due appuntamenti del bicentenario
Venerdì 26 febbraio alle ore 21 il primo degli appuntamenti per festeggiare questo straordinario traguardo, ovviamente influenzato dalle disposizioni anti-covid.
Per l’occasione il direttore artistico Andrea Lucchesini dialogherà con il musicologo e compositore Daniele Carnini per ricordare due figure molto importanti per la storia della Filarmonica: Giovanni Sgambati e Franz Liszt.
Sgambati fu il primo importante direttore artistico dell’Accademia ricoprendo la prestigiosa carica dal 1893 al 1896 ma come socio, musicista e compositore dedicò alla Filarmonica anche gli anni successivi fino alla morte avvenuta nel 1914.
Della collaborazione di Sgambati con la Filarmonica si ricorda l’omaggio che l’istituzione dedicò, nel 1894 per ricordare i 300 anni della morte di Giovanni Pierluigi da Palestrina. L’iniziativa si basò anche sul coinvolgimento di prestigiose istituzioni musicali europee e americane che si concluse con un evento musicale che comprendeva l’esecuzione di mottetti, canzoni e madrigali del grande compositore. A Sgambati si affiancherà il nome di Franz Liszt, insegnante di pianoforte del compositore romano divenuto in seguito suo amico fraterno. Il 4 marzo del 1839 Liszt fu nominato dall’Accademia Filarmonica socio d’onore, un’onorificenza conferita anche altri celebri musicisti, come Rossini, Verdi, Mendelssohn, Donizetti, Paganini. Liszt ringraziò l’istituzione offrendo un recital un recital comprendente trascrizioni e fantasie da opere e alcuni studi di Chopin e Moscheles.
Alla serata del 26 febbraio parteciperà anche il pianista Leonardo Pierdomenico, giovane talento della nuova generazione di pianisti italiani, vincitore nel 2017 del “Raymond E. Buck” Jury Discretionary Award al prestigioso concorso pianistico internazionale “Van Cliburn”. Eseguirà pagine dei due autori. Nello specifico da Mélodies poétiques op. 29 (36 Schott) di Giovanni Sgambati gli ultimi tre brani: n. 10 Glühende Seele (Anima appassionata), n. 11 Tiefes Lied (Profonda pena) e n. 12 Hymnus an die Hoffnung (Cantico di speranza). Di Franz Listz Deux Légendes, S 175 ( St François d’Assise: la prédication aux oiseaux e St François de Paule: marchant sur les flots) assieme a Ave maris stella, S. 506
Il lunedì successivo, 1 marzo sempre alle 21, è in programma il secondo incontro incentrato su altre due figure molto significative per la storia dell’Accademia Filarmonica Romana: Alfredo Casella e Igor Stravinskij. Per questa occasione Andrea Lucchesini dialogherà con la musicologa Mila De Santis e con il compositore e vicepresidente della Filarmonica Marcello Panni. Per la parte musicale parteciperanno il Trio Chagall composto da Edoardo Grieco violino, Francesco Massimino violoncello e Lorenzo Nguyen pianoforte per eseguire una composizione di Alfredo Casella: Sicilienne et burlesque, op. 23 bis per violino, violoncello e pianoforte. Di Igor Stravinskij ci saranno i Three Movements from Petrushka; I. Danse Russe II. Chez Pétrouchka III. La semaine grasse eseguiti dal pianista Alessandro Simoni.
LoLostreaming sarà fruibile sul canale youtube Accademia Filarmonica Romana utilizzando il seguente link: https://www.youtube.com/user/FilarmonicaRomana
Claudio LISTANTI Roma 21 febbraio 2021