di Giulio de MARTINO
Alberto Savinio . Metamorfosi della pittura a Palazzo Altemps
Con la studiata disseminazione di 90 dipinti nelle sale e tra le sculture di Palazzo Altemps, il Museo Nazionale Romano propone un lungo attraversamento dell’opera di “Alberto Savinio”, pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico (Atene, 25 agosto 1891 – Roma, 5 maggio 1952). La giustapposizione del classico e del novecentesco – bypassando la lunga stagione della pittura medievale e moderna – si rivela, come nella precedente mostra dedicata a Filippo De Pisis, un format davvero efficace.
Racchiudendo una mostra dentro un’altra mostra, il visitatore è invogliato allo sguardo bifocale, al passaggio rapido e simultaneo dalla tela al marmo e ritorno, ondeggiando tra la figurazione apollinea della scultura e la fluidità dionisiaca delle forme e dei colori dei quadri.
Nelle tele di Savinio vi è un costante richiamo iconico e filologico alla classicità, ai miti e agli eroi – da qui il titolo della mostra “Savinio. Mito e incanto” –, ma il rispecchiamento dei corpi e delle posture antiche è alterato e spezzato, disturbato e riscritto, dai linguaggi delle arti degli anni ’30: l’elemento del gioco, dell’ironia, il «capriccio» surrealista, il « cadavre exquis» delle idee.
Alberto Savinio è stato personaggio eclettico, di sconfinata erudizione e, come l’Ulisse omerico, artista dalle molte astuzie e dal versatile ingegno. Scrittore, musicista, compositore, pittore e scenografo, seppe cogliere le suggestioni e le aperture delle avanguardie storiche (cubismo, dadaismo, surrealismo, metafisica) per innescare il dialogo tra le muse e rendere feconda quella trasversalità tra i linguaggi e le visioni artistiche – oggi si direbbe «Crossover» o «Borderline» – che fu alla base dell’anticlassicismo del primo Novecento.
La mostra di Palazzo Altemps sta al gioco. Non mette in imbarazzo, in disequilibrio, il classico di fronte al contemporaneo, quanto, piuttosto, sfida il contemporaneo a reggere davanti alla potenza monumentale del classico: algoritmo dell’inconscio occidentale. Per questo, negli spazi escheriani di palazzo Altemps, va in scena la «mise en abyme» degli archetipi.
Cimento non inutile è il confrontare – nel mentre che si guardano i quadri – Alberto Savinio con il fratello Giorgio De Chirico per scoprirne convergenze e divergenze. Entrambi frequentatori di quel bosco incantato di ingegni che fu la Parigi degli anni ’30, Savinio ne uscì con assoluta libertà, con regolata sregolatezza, con cattiveria e sarcasmo.
La mostra si visita – con prenotazioni e cautele – fino al 13 giugno 2021. Una occasione preziosa per osservare dipinti e opere grafiche, provenienti da istituzioni pubbliche e collezioni private, di non frequente esposizione.
Attenzione particolare merita il Catalogo che accompagna la mostra. Curato ancora da Ester Coen: è un’opera interdisciplinare in cui enciclopedia e labirinto trapassano l’una nell’altro. 107 lemmi – scritti da 31 autori – scompaginano l’ordine tradizionale inseguendo la casualità alfabetica. Viaggiando dentro e intorno a Savinio, si va dalla A di “Achille Innamorato” alla Z di “Zeus Giove”, passando per Cocteau, Gemito, Malaparte, Mascagni e insieme dei, eroi e simboli.
Giulio de MARTINO Roma 2 maggio 2021
Savinio. Incanto e mito
8 Febbraio 2021 – 13 Giugno 2021
Curatrice, Ester Coen
SEDE. Palazzo Altemps. Piazza S. Apollinare, 46, Roma, 00186 Italia
CATALOGO, Savinio A-Z. Electa 2020