di Silvana LAZZARINO
Maria Cristina Carlini è’ la prima artista contemporanea ad aver esposto all’interno della Città Proibita a Pechino. La sua scultura a parete “Cuciture” a simboleggiare la possibile unione tra i diversi Paesi della Terra.
Alla mostra aperta fino al 28 maggio 2021, prendono parte anche Eros Bonamini, Silvia Celeste Calcagno, Felix Curto, Marco Ferri, Madì Gamondes, Elisabeth Scherffig, Manuela Toselli e Eltjon Valle.
Restituire all’umanità una migliore qualità della vita nel rispetto delle diversità significa accogliere nella loro unicità ogni popolo che abita e vive su questo Pianeta. Supremazia e potere, conquista e sottomissione nei secoli hanno caratterizzato la politica espansionistica di diverse nazioni causando distruzioni e morte. Ancora interessi economici e di dominio non risparmiano quelle aree e territori del Pianeta dove si lotta per difendere i propri confini, per guerre religiose, civili e per fuggire a oppressioni e violenze. Fino a quando continueranno a persistere sete di conquista e intolleranza nei confronti di popolazioni diverse per culture e tradizioni, non si potrà giungere ad una vera convivenza in cui vi sia interazione e arricchimento a partire proprio dalle differenze.
L’idea di avvicinare popolazioni diverse, ciascuna portatrice di un universo fatto di storie, memorie che entrano nel presente e lo arricchiscono, è quella restituita dall’opera dell’artista Maria Cristina Carlini presente nella mostra collettiva “Hypothesis – Atto I” con cui la Nuova Galleria Morone di Milano ha inaugurato la stagione.
Suddivisa in Tre Atti la mostra “Hypothesis” aperta dallo scorso 6 maggio e in corso fino al 28 maggio 2021 coinvolge artisti ad essa legati da dieci anni per un confronto sulla contemporaneità attraverso un’esposizione dinamica con opere dai diversi linguaggi in perfetto dialogo tra loro in cui emergono rimandi al vissuto umano e sociale anche di oggi.
Scultrice di fama internazionale Maria Cristina Carlini attiva a Milano dove vive e lavora, facendo del suo atelier una sorta di fucina in cui persegue la sua attività creativa, si è dedicata sia nel dare vita ad opere di piccole dimensioni, sia nel realizzare quelle a carattere monumentale (tra sculture e installazioni ambientali) molte delle quali presenti in spazi pubblici e privati in Italia, Stati Uniti e Asia.
Dopo essersi dedicata inizialmente alla lavorazione della ceramica nel periodo a Palo Alto in California, negli anni trascorsi a Bruxelles Maria Cristina Carlini prosegue la sua attività creativa unendo anche l’insegnamento nel lavoro del tornio; ma è a Milano che sceglie la scultura quale sua principale espressione artistica utilizzando accanto al grès e alla terra anche materiali quali il ferro, la lamiera, l’acciaio corten, la resina, la carta e il legno di recupero.
Realizzata nel 2018, l’opera a parete di Maria Cristina Carlini esposta in mostra, oltre all’acciaio presenta un filo di ferro parti di grès, frammenti che evocano il nostro pianeta e alludono all’attuale separazione fra terre e popolazioni, divisione che secondo l’artista può essere cancellata soltanto attraverso un forte impegno comunitario.
Il messaggio positivo che merge da questo lavoro, incoraggia a credere fortemente in una possibile unione tra i Paesi per la salvezza della Terra. Presenti da sempre nell’espressività dell’artista, le cuciture simboleggiano il gesto antico e arcaico con cui far dialogare situazioni differenti. Rappresentati con forme e aspetti simili, i diversi Paesi presentano i toni caldi delle terre a suggerire quel legame ancestrale che accomuna le nostre origini, visto quale elemento da cui partire per abbattere le fratture e le diversità proprie di questo presente, in vista di un futuro migliore.
Il suo essere poliedrica le ha permesso di dare forma ad un’are trasversale capace di dare voce, in alcune occasioni, ad un profondo dialogo con danza, teatro, musica e performance. Attraverso l’uso di diversi materiali Maria Cristina Carlini grazie alla forza del segno che incide e rimodella la materia, sublima quel legame tra l’individuo e la Terra di cui tutti dovremmo essere parte senza discriminazioni, attraverso messaggi di rinascita e riscoperta di nuove possibilità per superare difficoltà e condizionamenti legati al contesto sociale di oggi.
Nel suo lavoro emerge. come scrive il critico e storico dell’arte di fama internazionale Carlo Franza
“Una ricerca di eventi visuali che portano al risultato di processi concettuali e che offrono non solo la purificazione di idee e concetti, ma esaltano l’azione umana come operazione che si deposita in un materiale o in una forma e che oltre a puntare sui volumi lavora sui segni in superficie, sulle linee e le loro finite combinazioni di colori e forme. Un racconto sulla civiltà e sul suo svolgersi, sul sistema della cultura in cui i segni sono simboli, e ne rivelano la potenza quasi umana, con una tendenza a semplificare e a stilizzare, unita a un forte senso della natura”. E ancora “I lavori di Maria Cristina Carlini sono capolavori di terra, ma le terre sono le radici del mondo”. (dal testo critico di Carlo Franza “Terre”2006).
Numerose sono le sue mostre personali e collettive in diverse sedi pubbliche e private, nazionali e internazionali, ed è stata la prima scultrice contemporanea ad essere stata invitata ad esporre all’interno della Città Proibita a Pechino nel 2010 con la personale “Colloquio tra giganti”.
Diverse sue sculture monumentali sono presenti in permanenza in Europa, America e Asia, tra queste: “La porta della giustizia” a Milano alla Corte dei Conti, “La nuova città che sale” a Rho Milano Fieramilano Porta Sud, “Legami II” a Shanghai presso lo Sculpture Park, “Dentatrici” tre opere entrate a far parte della collezione del National Art Museum of China di Pechino e “Letteratura II” a Tianjin.
Le sono stati conferiti importanti premi e riconoscimenti, in particolare tra i tanti ricordiamo: il Premio delle Arti Premio della Cultura per la Scultura, XVI edizione, Circolo della Stampa, Milano 2004, il Premio Ignazio Silone per la Cultura per l’importante contributo culturale innovativo al mondo delle arti visive, XVII edizione, Campidoglio, Roma 2009, l’onorificenza di Guest Professor alla Shandong University of Art and Design di Jinan, nel 2010 e la nomina da parte del Comune di Milano quale “rappresentante della città” per partecipare a Shangai a Expo 2010 e alla Giornata Internazionale della Donna.
Inoltre noti critici e curatori d’arte hanno scritto di lei e sulla sua arte tra questi citiamo: Luciano Caramel, Guo Xiao Chuan, Claudio Cerritelli, Martina Corgnati, Philippe Daverio, Gillo Dorfles, Carlo Franza, Flaminio Gualdoni, Paolo Levi, Yacouba Konaté, Frédérique Malaval, Laurence Pauliac, Elena Pontiggia, Cortney Stell.
Accanto alla scultura “cucita” di Maria Cristina Carlini dove viene scritto con segni materici un messaggio di speranza in cui ampliare gli orizzonti non restando circoscritti al proprio universo, sono le opere in cemento di Eros Bonamini, le tessere fotografiche in ceramica di Silvia Celeste Calcagno, la “chapa” che diviene supporto pittorico e descrittivo di Felix Curto, le opere pittoriche legate allo scorrere del tempo di Marco Ferri e i tessuti naturali di Madì Gamondes. E poi le architetture segniche e naturali su acciaio di Elisabeth Scherffig, le sete di Manuela Toselli e le terre piene di petrolio di Eltjon Valle, dove il riferimento al petrolio rimanda ai recenti conflitti internazionali da cui prendere le distanze per il bene del Pianeta.
Silvana LAZZARINO Roma 15 maggio 2021
M. Cristina Carlini partecipa a “Hypothesis – ATTO I”
Nuova Galleria Morone,Via Nerino 3 – Milano, fino al 28 maggio 2021
Orari lunedì – venerdì ore 11 – 19; sabato ore 15 – 19 http://www.nuovagalleriamorone.com
Informazioni: Nuova Galleria Morone tel. 02 72001994 – info@nuovagalleriamorone.com