di Franco LUCCICHENTI
La sindrome da Caravaggio-mania si sta facendo questi ultimi anni più acuta e diffusa.
Il mondo dei collezionisti, degli antiquari, degli storici dell’arte non ha ancora a disposizione una cura efficace (fig 1)
L’argomento della Caravaggio-mania è gia stato affrontato in modo approfondito e stimolante su About Art da Sara Magister, Keith Christiansen e Luca Bortolotti. Vorrei in queste brevi riflessioni analizzare un possibile aspetto patologico del fenomeno.
La prima cosa che viene in mente come precedente è la vicenda che si sviluppò sopratutto negli Stati Uniti d’America per buona parte del XIX secolo nota agli storici come “febbre dell’oro” (fig 2)
Alcune circostanze all’epoca favorirono l’avvenimento: il miglioramento dei trasporti attraverso la ferrovia, il progresso nella comunicazione di notizie rilevanti con la pubblicazione di giornali, malcontento sociale, sistema monetario internazionale basato sull’oro.
Oggi dopo quasi duecento anni queste condizioni si ripetono, l’aereo ha contratto le dimensioni del mondo, la notizia di scoperte di inediti di opere d’arte arriva praticamente istantanea e l’incertezza economica è diffusa.
L’esistenza di numerosi dipinti caravaggeschi di qualità e di copie dal maestro in giro per il mondo alimenta la speranza di un ritrovamento miracoloso (fig 3)
Direi, continuando il confronto tra due storie diverse, che i caravaggeschi sono quello che per i cercatori d’oro era la pirite e il Caravaggio “autografo” è l’oro.
La differenza è che i cercatori d’oro dell’ottocento non avevano nessuna sindrome da metallo prezioso, la ricerca diretta sul territorio aurifero, la fatica del lavoro in miniera l’avere a che fare con lesplorazione del mondo materiale visibile, mantenevano il pensiero sulla realtà delle cose.
Il collezionista seriale di opere d’arte, invece, si alimenta di una miscela alchemica che mantiene la mente nel tessuto labirintico della RETE: mostre, aste, segnalazioni di esperti, quadri in cantina sono gli ingredienti della miscela. L’attesa è di un evento probabilistico prossimo allo zero (fig 4) la scoperta cioè di un Caravaggio autentico. Caravaggio diventa protagonista fantasmatico di un sogno incantatore che porta la mente a staccarsi dalla realtà e a rimanere in uno stato sospeso di attesa.
Perchè proprio Caravaggio, tra i non pochi artisti fondamentali della storia, può indurre la sindrome che ho accennato all’inizio?
C’è una risposta più sottile della semplice importanza culturale-economica dell’artista e della esistenza di numerose copie di qualità ed è che la “malattia”, è portatrice di un principio terapeutico che contribuisce a ristabilizzare il pensiero. Ritengo che Caravaggio col suo modo PERENTORIO di rappresentare i corpi materiali che abitano i suoi dipinti non lasci molto spazio a interpretazioni recondite. Il fascio di luce che rivela la forma STABILIZZA significante e significato e l’attimalità della rappresentazione rimane vincolata allo spazio della tela (fig 5).
La mente del collezionista seriale, esplorando il territorio del caravaggismo, si connette con la grande capacità di sintesi imposta dall’impalcatura formale della più significativa ricerca caravaggesca e tende incosapevolmente a stabilire un rapporto piu razionale con l’arte dimenticando le porte girevoli del caso. La sindrome da Caravaggio-mania è portatrice della sua stessa guarigione.
Franco LUCCICHENTI Roma 13 giugno 2021