di Bruno CAGNOLI
La costruzione di Villa Lante avviene tra il 1511 e il 1566 con integrazioni successive. La sua ideazione è attribuita a Jacopo Barozzi da Vignola. Il giardino è un capolavoro assoluto che sarà da esempio per i giardini di tutta Europa da allora fino ai giorni nostri. Si tratta del giardino rinascimentale per antonomasia.
Esso è costituito da due aree principali con caratteristiche opposte che in zone intermedie evolvono gradualmente l’una nell’altra. Ad un estremo c’è il Bosco ubicato a monte delle due Palazzine che costituiscono l’abitazione principale, e all’altro estremo il Parterre geometrico di siepi di bosso e tasso disegnato intorno alla Fontana dei Mori. Il Bosco rappresenta la natura selvaggia, mentre il Parterre con il suo disegno perfetto è dove l’uomo esercita il controllo completo sulla natura. Questo Parterre può sembrare soltanto uno dei tanti che si ritrovano nei parchi di mezzo mondo, ma la sua importanza deriva dall’essere tra i primi mai realizzati. Sono anni che frequento il giardino e ho notato che è disceso lentamente in un degrado che ha raggiunto, oggi come oggi, livelli davvero preoccupanti. Tutte le foto di Villa Lante in questo articolo sono state scattate tra la fine di luglio e l’inizio di agosto 2021.
Dal Bosco si giunge al Parterre attraverso un pendio terrazzato lungo il quale scorre l’acqua che viene incanalata e zampilla da una miriade di beccucci e mascheroni di fontane e vasche in pietra vulcanica. Tra gli elementi più geniali ci sono la cosiddetta Catena D’Acqua che appare come un corrimano in pietra all’interno del quale l’acqua gorgoglia nel suo fluire in discesa, e la Mensa del Cardinale che è una tavola in pietra nel cui centro e lungo il cui perimetro scorre l’acqua che garantisce refrigerio ai commensali e alle loro pietanze. Il pendio terrazzato consente di godere di una vista dall’alto del Parterre. Cosa questa necessaria per apprezzare il disegno geometrico delle siepi di bosso e tasso, ma che consente anche la realizzazione di un miracolo che consiste letteralmente nel portare il cielo in terra quando l’azzurro del cielo si specchia nell’acqua della Fontana dei Mori (Fig. 1).
La Fig. 1 mostra la perfezione della concezione del Parterre dove la combinazione di luce diretta e luce riflessa accosta il verde all’azzurro, se non fosse per una macchia ruggine che non ci aspetteremmo. La macchia ruggine è, ahimè, una siepe di tasso morta (Fig. 2).
Nel bel mezzo del Parterre. Non che le altre siepi vicine appaiano tanto rigogliose (Fig. 3).
Per esempio la grande siepe che circonda il Parterre dalla parte della Palazzina Montalto manca di compattezza apparendo, come è, in forte sofferenza con rami e foglie morti (Fig. 4).
Le erbacce torreggiano sulle siepi del Parterre sfigurandone la perfezione del disegno (Fig. 5).
Una passeggiata rivelerà che quanto mostrato da queste foto non è un caso isolato.
Nelle intenzioni del progettista le piante del Parterre hanno una funzione eminentemente architettonica. Ma affinché questa si realizzi devono mantenere costantemente una forma compatta e regolare. Ogni alterazione rompe l’incantesimo.
Per capire il concetto facciamo un confronto con la manutenzione perfetta di quell’altro capolavoro che è il giardino neorinascimentale di Villa I Tatti progettato dall’architetto Cecil Pinsent (1884-1963) sui colli fiorentini ed ora proprietà della Harvard University (Fig. 6). Qui il genio di Pinsent mette a contrasto trame fogliari diverse che sono scolpite in geometrie perfette. Questo è lo standard a cui deve aspirare Villa Lante.
Un altro luogo dove l’incantesimo si è spezzato è presso la Catena D’Acqua. L’acqua è l’altro elemento fondamentale del giardino di Villa Lante che ne è protagonista attraverso le forme dei getti, il suono del gorgoglìo e l’effetto che essa ha sulla temperatura dell’aria che a contatto con l’acqua si raffredda rendendo l’ambiente gradevole. L’effetto del suono e quello sulla temperatura sono magnificati in spazi ristretti come lungo la Catena D’Acqua che era infatti affiancata a destra e a sinistra da alte siepi di bosso in quello che era uno stretto e lungo corridoio lungo l’asse longitudinale del quale c’è l’acqua che gorgoglia. Lungo e stretto, appunto, affinché l’aria all’interno si raffreddi compiutamente e il gorgoglìo diventi protagonista. Ma, sorprendentemente, alcune delle piante di bosso delle due siepi laterali non ci sono più, anche per parecchi metri, creando dei vuoti come in una bocca sdentata. Mentre alcune piante si stanno seccando, di quelle mancanti rimangono le file dei ceppi a terra (Fig. 7).
Se mi autorizzassero, mi porterei la vanga da casa, ed espianterei le piante infestanti che contendono lo spazio al bosso di queste siepi (Fig. 8). Gratuitamente. Per il piacere di fare la cosa giusta.
Alberi infestanti stanno crescendo nelle crepe dei muri (Fig. 9) ai lati della Fontana dei Giganti, come ad Angkor Wat, mirabile centro della cultura Khmer divorato dalla giungla.
Il secchio blu che si vede nella foto è lì perché potrebbe servire. Non si sa mai. Di piante morte se ne trovano un po’ dappertutto: tra le siepi (Fig. 10) e tra le acidofile (Fig. 11).
È morto perfino uno dei pini il cui compito era quello di grandeggiare sopra alla Fontana del Pegaso (Fig. 12).
Praticelli e siepine ingiallite fanno venire voglia di venire ad innaffiarli (Fig. 13).
Logge (Fig. 14) ed aiuole (Fig. 15) a fianco della Fontana del Diluvio sono infestate da talmente tante erbacce da rendere arduo, anzi impossibile, il passaggio.
Che il Bosco sia una parte integrante del giardino di Villa Lante è dimostrato dal fatto che sia stato progettato per essere percorso da stradelli che all’ombra ristoratrice dei lecci portano ad alcune fontane. La Fig. 16 mostra la Fontana Abbeveratoio e la Fig. 17 la Fontana della Madonnella.
Entrambe sono stracolme di mucillaggine ed infestate da sterpaglie. Che sia un’installazione artistica per sperimentare una nuova estetica? Quella dell’Orrore?
La Fig. 18 mostra le manichette antincendio che si trovano in giro per il giardino di Villa Lante così come si presentano il 5 agosto 2021. Le cassette che ne costituiscono l’alloggio sono in sette casi su otto aperte perché hanno perso il vetro. Talvolta hanno subito colpi così violenti che ne hanno rimosso o ammaccato il tetto spiovente. In alcuni casi, le manichette, lordate da patine verdastre, sono in parte svolte e sono finite o a terra o sopra alla scatola che dovrebbe proteggerle dalle intemperie. Quando le lance sono staccate dalle loro manichette si ritrovano alla rinfusa dentro alle scatole, forse raccolte lì da mani responsabili.
La domanda è: queste manichette sono in grado di svolgere al meglio la propria funzione in caso di necessità? Domanda più che legittima. Come è legittimo chiedersi come sia potuto accadere tutto questo al giardino di Villa Lante.
Bruno CAGNOLI Roma 22 agosto 2021