di Vittorio SGARBI
Puoi stare tranquillo che andrà invenduta!
-Ecco come ci ha immediatamente risposto Vittorio Sgarbi alla domanda su cosa ne pensasse della prossima vendita all’asta della Villa Ludovisi con i capolavori che contiene da secoli. In verità eravamo partiti da un nostro presupposto, evidentemente fallace, vale a dire che considerando la cifra – oltre 450 milioni di dollari- con cui era stato battuto in un’asta il discusso Ecce Homo discutibilmente attribuito a Leonardo da Vinci, probabilmente la stima di 471 milioni di euro per tutto il complesso di Villa Ludovisi credevamo fosse bassa.
R: Ma chi vuoi che possa comprare un complesso certamente così prestigioso in un posto tra i più belli di Roma e quindi del mondo sapendo che è sottoposto a vincolo; forse un qualche emiro o qualche riccone orientale ?, ma per farci cosa ? Una dependance ? magari per vantarsene coi suoi sodali ? non la vedo proprio.
-E lo stato italiano?
R: A quel prezzo è impossibile, l’unica possibilità sarebbe un forte abbassamento della stima, oppure che dopo varie sedute a vuoto – come immagino avverrà- il prezzo arrivasse ai limiti possibilmente immaginabili, diciamo sui 20 25 milioni, a quel punto forse si potrebbe pensare ad un’opzione sostenibile, ma poi si porrebbe il problema di come gestire l’eventuale acquisto perché immaginando pure un biglietto d’ingresso, book shop, affitti per conferenze o altre attività culturali, quanti anni ci vorrebbero per ripagare quanto versato? Venti ? trenta ? Senza pensare alle spese di gestione, alla manutenzione e così via.
-Mi pare però che tralasci l’aspetto etico, diciamo così, della questione: un bene di interesse pubblico che potrebbe finire in mani private solleva un tema che non possiamo trascurare, cioè di venire considerato come cosa da sfruttare a scapito dell’aspetto didattico, di studio, ricerca, conoscenza.
R: Ma che c’entra ? Come è noto l’intero complesso è sottoposto al vincolo di tutela del ministero della cultura per cui il proprietario, chiunque esso sarà dopo l’asta, non potrà in nessun modo venire meno ai criteri che riguardano la tutela e la fruizione, come d’altra parte mi pare sia avvenuto finora con i legittimi proprietari. Se poi mi vuoi dire che trattandosi di un complesso assolutamente fuori dall’ordinario dal punto di vista artistico e culturale lo stato dovrebbe garantire in ogni caso dal rischio di un suo utilizzo improprio, questo è già nelle cose considerando i vincoli che consentono, tramite il controllo delle sovrintendenze, di prendere parte al suo mantenimento e alla sua salvaguardia. Altro però è sostenere, come mi pare vuoi fare tu, che in quanto bene tutelato il proprietario privato non dovrebbe in nessun modo operare e neppure pensare a metterlo a frutto. E’ una concezione tardo statalista ed aprioristica che non tiene conto del fatto che un complesso del genere è di per se stesso non solamente una grandiosa attrattiva e non solo dal punto di vista turistico ma anche e soprattutto culturale, per quanto ci riguarda, basta considerare i capolavori che contiene, e quindi capace di muovere opportunità di ogni tipo, certamente anche economiche; né si capisce perché un privato, proprietario di un bene che è –lo ripeto- sottoposto a vincoli non dovrebbe avvalersene: lo stato si e un privato no? Non esiste. Peraltro ricorderai come la vendita degli affreschi di Giambattista Tiepolo di Palazzo Barbarigo venne stoppata dal Ministero dopo che venne sollevata precisamente la questione sulla fruibilità pubblica di opere ritenute patrimonio collettivo anche se appartenenti a un privato e il ministero guidato da Franceschini esercitò il diritto di prelazione sulle opere dichiarate di interesse artistico e storico eccezionale, proprio per salvaguardarne la fruibilità
-D’accordo, però vorrei che giudicassi ora quello che va in vendita, cioè quello che il Casino Ludovisi contiene, capolavori assoluti della storia dell’arte come l’unico dipinto su muro di Caravaggio, per non dire di Guercino e così via. Sarò pure un tardo statalista come dici tu ma il mio punto di vista rimane quello di chi pensa che opere del genere siano patrimonio universale e debbano rimanere tutelate da un ente pubblico che opera senza scopo di lucro.
R: Ma perché un ente pubblico non dovrebbe porsi la questione di ottenere il massimo risultato dalla gestione di un bene pubblico? Allora un museo non dovrebbe lavorare per ampliare la sua offerta, per avere sempre migliori risultati anche in termini di fruibilità e di accessi? E poi che vuol dire senza scopo di lucro? Che siccome un bene lo può prendere un privato certamente lo fa con malcelate intenzioni commerciali? Cominciamo col dire che la vicenda del Casino Ludovisi nasce a seguito dei contrasti nati tra gli eredi dopo la scomparsa del principe Niccolò Boncompagni Ludovisi, i quali si sono rivolti al Tribunale di Roma, e quindi ha tutti i crismi della legalità. Aggiungiamo che un magistrato ha incaricato della valutazione personaggi di specchiata onorabilità e professionalità che se hanno esagerato la stima, ma è tutto da dimostrare, non vuol dire che non si siano mossi seguendo ogni tipo di criterio di fattibilità; la conseguenza è che siano di fronte ad un’operazione del tutto legittima che se porterà ad una proprietà straniera, non comporterà comunque alcuna possibilità di venir meno ai criteri di tutela e fruizione.
-Un’ultima domanda: cosa consiglieresti al Ministero ?
R: Non si tratta di consigliare, ma di aspettare e vedere, perché, come ti dicevo, alla fine la stima sarà molto meno elevata.
Pd L Roma 10 novembre 2021