di Giusy EMILIANO
In occasione della Giornata Mondiale del Suolo, e con il supporto tecnico della Global Soil Partnership, il 2 dicembre 2021 la Galleria La Nuvola di Roma inaugura, alle ore 18.00, la personale dell’artista Roberto Panico (Lecce, 1949). Dal titolo Soil’ Soul. Memorie Contemporanee, la short exhibition è a cura di Giusy Emiliano, curatrice indipendente d’arte contemporanea e collaboratrice stabile di varie Divisioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO).
La profondità del suolo
Nel sostenere il Decennio di azione per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs-ONU) entro il 2030, ricoprendo un’ampia serie di obiettivi di sviluppo inter-connessi, come l’inclusione sociale e la sostenibilità ambientale, Roberto Panico propone una personale declinazione sul tema, attraverso significanti opere d’arte.
L’arte materica, messa in campo da Panico, trova connessioni scientifiche basando il proprio focus d’osservazione sulla tutela, indugiando con poetica sulla biodiversità dei suoli. La sua ricerca parla d’amore per la terra, attraversando il senso di appartenenza, amplificando il nutrimento e l’atavica riconoscenza. Egli lavora con il suo gesto artistico per ripagare un debito di gratitudine verso la madre terra. Il tempo che scorre è simboleggiato da oggetti ritrovati presso i rigattieri, sui quali l’ossidazione ha agito con forza; ecco, questo impeto di forza fisica diventa palpabile e messaggera di racconti privati che l’artista condivide con il suo pubblico, attento e sensibile al passato che ritorna.
La ricerca artistica nasce da un’urgenza comunicativa che, solo attraverso opere dalle grandi dimensioni, completamente create da materiali di scarto, può rappresentare il mondo di Roberto Panico. E’ come assistere a una performance senza chiostra di chiusura: un meccanismo di scambio tra l’artista e l’opera materica. L’artista quindi plasma, costringe e piega, obbligando gli oggetti, il suolo e la tela a un posizionamento forzato. Questa manualità pura restituisce un imbavagliamento della tela, come se l’artista ponesse l’intera creazione a un silenzio che verrà interrotto solo successivamente dalla trasformazione dell’opera. Infatti, il tempo agisce sulla tela e l’oggetto imbrigliato fuoriesce come un urlo, un messaggio intrinseco che deve essere comunicato.
La rigidità delle strutture (le opere al tatto sono in tensione e poliformi) induce a un’analisi più attenta; è necessario prendersi un tempo per accogliere la trasformazione finale.
La tridimensionalità nell’anfratto visuale diventa simultanea e pare che l’artista voglia lasciare il proprio gesto performativo cristallizzato e, nello stesso tempo, aperto (quindi simultaneo), donando al suo pubblico libera licenza interpretativa. La parola “simultaneità” accompagna la mia personale immersione in questi lavori, potenti per forza e per messaggi intrinsechi.
Gordon Matta-Clark iniziò a riflettere sul concetto di svuotamento dello spazio architettonico, creando fenditure all’interno di edifici abbandonati o prossimi alla demolizione. Matta-Clark chiarisce la natura del proprio progetto artistico, paragonando i propri tagli sugli edifici a “manipolazioni sulla sintassi”. Questa metafora chiarisce che l’artista non intende il proprio gesto come un’azione distruttiva. Piuttosto, ciascun intervento costituisce una sfida all’idea di spazio fisso connaturato al concetto di architettura, aprendo lo spazio edificato alla mobilità, al dialogo con la luce e all’intera gamma delle possibili condizioni atmosferiche la cui percezione è acuita.
Allo stesso modo, l’artista converte il problema ambientale nella tutela dei suoli per colmare il vuoto di consapevolezza e, attraverso l’opera d’arte, diventa creazione di senso e soluzione visiva. Egli, inconsapevolmente, ricorre a riportare il discorso verso un’agricoltura conservativa e amica del suolo, con poetica attenzione nel rispetto degli equilibri che solo l’uomo può orchestrare a ritmo delle stagioni della vita.
Le urgenze del contemporaneo di Roberto Panico narrano un senso che svanisce di continuo, ma di continuo trova nuove forme per ricrearsi e rinnovarsi, lo spazio diventa condizione del riempimento di libera interpretazione.
Attuare un percorso educativo, offrendo informazioni scientifiche attraverso l’arte contemporanea, si può fare spingendo verso un anfratto empatico custodito in ogni essere umano. E’ nel dialogo che gli uomini s’incontrano per confrontarsi, apprendere e crescere insieme, mettendo a disposizione soggettivi punti di vista.
L’arte ci consente di addentrarci nella profondità del mondo e lo fa in modo originale, senza vincoli di alcun genere.
Giusy EMILIANO Roma 21 novembre 2021