di Giulio de MARTINO
Il segno e la luce. Un incontro all’ICCD per i 100 anni di Guido Strazza
Per l’avvicinarsi del compimento dei 100 anni di Guido Strazza (Santa Fiora (Grosseto), 21 dicembre 1922), Carlo Birrozzi Direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione ha organizzato – giovedì 17 febbraio scorso, in via di San Michele 18 a Roma, sede dell’Istituto – un re-finissage della mostra “Strazza. Il segno e la luce” inaugurata il 24 febbraio del 2021 e bruscamente interrotta dalle misure anti-pandemia.
La serata – resa bella e coinvolgente dalla presenza di Guido Strazza e della moglie Ille – si è aperta con la visita guidata dalle curatrici Luisa De Marinis e Simona Turco alla mostra “Strazza. Il segno e la luce” e si è conclusa con la visione del documentario “Il viaggio di Ulisse” di Stefano Ribaldi dedicato alla vicenda personale e artistica di Guido Strazza: contiguo a tutte le svolte dell’arte nel Novecento italiano, ma al tempo stesso artista autonomo e originale.
Ciò che ha contraddistinto la serata è stato il ruolo poliedrico svolto dalla fotografia che è risultata decisiva nel gioco di specchi che si è creato tra la storia dell’artista e la storia della sua opera. Lungi dal costituire un mero supporto funzionale per l’archiviazione e la rimemorazione del lungo viaggio di Strazza nel mondo delle arti visive, la fotografia è apparsa come una vera e propria forma tecnica intermodale tra la pittura e le arti dell’incisione.
La cronologia proposta dalla mostra – in larga parte basata sull’archivio fotografico privato di Guido e Ille Strazza – ci fa vedere l’artista giovanissimo discepolo di Filippo Tommaso Marinetti che, nel 1941, partecipa a Roma alla mostra Aeropittura futurista di Guerra a Palazzo Braschi e alla XXIII Biennale d’arte a Venezia nel 1942.
Ma ci fa vedere anche lo Strazza pilota dell’aereonautica militare nel 1943 e lo Strazza laureato in ingegneria a Roma nel 1946. Da un tale poligono di conoscenze e di esperienze – intersecato dalla guerra e dalle sue distruzioni anche ideologiche e culturali – sarebbe emersa una vocazione artistica che si concretizzò, inizialmente, in esplorazioni e mostre durante la lunga permanenza di Strazza in sud America: in Cile, Perù e in Brasile (1948-1954).
La fotografia di Strazza si rivela, da un lato, come il suo taccuino di viaggio, la memoria visiva dei luoghi e delle esperienze della sua vita, dall’altro si presenta come una tecnica di dematerializzazione e di semiotizzazione della realtà. Montagne, sentieri, rocce, fiumi, alberi, una volta fotografati, diventano ideogrammi.
Tornato in Italia, a Venezia (1954-1957) e poi a Milano (1957-64) Strazza incontrerà sia le dinamiche dell’arte informale e segnica sia le dimensioni del design e delle arti industriali. Ne diventerà attivo protagonista con mostre personali alle gallerie di Carlo Cardazzo.
Dal 1960 – e definitivamente dal 1964 – sarà a Roma dove frequenterà la Calcografia nazionale e i laboratori sperimentali di grafica e di stampa organizzati da Maurizio Calvesi.
Strazza è stato un artista che dalle suggestioni del Futurismo è passato a intercettare le esperienze di Vedova, di Capogrossi e di Fontana, ma che ha e seguito sempre la sua personale ispirazione e il suo approccio soggettivo alle pratiche artigianali delle arti visive.
A Roma, negli anni ’70, ’80, ’90, Strazza studiò e sperimentò le tecniche dell’incisione. Ne divenne docente all’accademia dell’Aquila e, dal 1976, all’Accademia di Belle arti di Roma, di cui sarebbe diventato anche il direttore (1985-1988).
Nel 2008 il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi a Pisa gli ha dedicato una mostra documentaria per i suoi cinquanta anni di attività artistica. Nel 2017 c’è stata la mostra antologica alla Galleria Nazionale d’arte moderna di Roma.
La mostra all’ICCD è stata suddivisa in cinque sezioni: 1. la formazione e i viaggi, 2. gli studi, 3. i ritratti,4. l’insegnamento dell’incisione, 5. le mostre le persone.
Si è trattato di un percorso cronologico – artistico ed esistenziale – in cui si vedono sia immagini fotografiche – frutto di una ricerca condotta presso lo studio romano dell’artista a Trastevere – sia alcune sue opere originali tra i dipinti, disegni e incisioni.
Il percorso espositivo fa emergere i molteplici nessi che sono scattati nel tempo tra gli eventi della vita personale di Guido Strazza e la sua produzione di tipo segnico e polimaterico, con la fotografia – la sua, della moglie Ille, di amici e colleghi – come linguaggio di traduzione
La mostra si conclude con i ritratti dell’artista scattati tra il 1958 al 2016 da fotografi come Mario Cresci, Paolo Di Paolo, Nino Migliori, Franco Mapelli. Per i presenti c’è stata, infine, la proiezione del magnifico documentario di Stefano Ribaldi: “Il viaggio di Ulisse” – con Guido e Ille Strazza seduti in prima fila a stimolare la memoria e il pensiero «sulla prima e sulla seconda navigazione» dell’arte. Ribaldi ha paragonato la vita di Strazza al circolare viaggio dell’eroe omerico da Itaca a Itaca, con l’arte come motore ed energia di ogni suo progetto esistenziale.
Giulio de MARTINO Roma 20 Febbraio 2022
LA MOSTRA
Il segno e la luce. Guido Strazza attraverso le immagini del suo archivio
Esposizione e catalogo a cura di Luisa De Marinis e Simona Turco
24 febbraio – 21 dicembre 2021
Re-finissage 17 febbraio 2022
ex Chiesa delle Zitelle – ICCD – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, via di San Michele 18 – Roma
Documentario sulla mostra a cura di Stefano Ribaldi: “Il viaggio di Ulisse”.