“Storie di Libertà”. I protagonisti del socialismo riformista italiano nella pittura politica di Deanna Frosini

di Giulio de MARTINO

La «pittura politica» non è oggi un genere d’arte frequentato. Si tratta di una pittura rappresentativa – una genere della pittura figurativa – che incontra poco l’interesse del pubblico.

Quello politico è stato però – anche in Italia – un genere d’arte di successo nel secolo passato. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, lo fu con il «realismo socialista» rivisitato dai pittori che aderivano al PCI come Renato Guttuso (1911-1987) e Ennio Calabria (n. 1937)

Fig. 1   Deanna Frosini, Filippo Turati, olio su tela, cm. 122×130 (1988) © Fondazione Craxi

L’arte politica ebbe nuovo impulso durante gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso per l’attivismo dei gruppi della Sinistra extraparlamentare che coinvolsero il pubblico giovanile e animarono spazi e associazioni. Tutte le arti ebbero allora una torsione politica e sociale.

Fig. 2 Deanna Frosini, Anna Kulishoff, olio su tela, cm. 170×235 (1978) © Fondazione Craxi

Si pensi alla musica – con la canzone folk o «di protesta» -, al teatro – con la rappresentazione di autori come Bertolt Brecht e gli Espressionisti – e al cinema – con la riproposizione delle pellicole dei registi Futuristi e Surrealisti. Rilanciarono, nei tempi nuovi, la fruizione dell’arte delle Avanguardie storiche attive nel periodo tra le due guerre mondiali.

Il ritorno all’«arte impegnata» si sviluppò negli anni Sessanta e Settanta con grafiche, fumetti, poster e anche con dipinti e murales che avevano come argomento l’antifascismo, le lotte operaie, la guerra nel Vietnam, il movimento di liberazione femminile. Si trattava di un uso della tecnica e del linguaggio artistico rivolto ai militanti e ai simpatizzanti, finalizzato all’illustrazione delle scelte ideologiche e alla rievocazione degli eventi emblematici del passato e del presente. Fu un’arte che trovò spazio sui manifesti e sulla stampa di partito, che si vedeva in occasione di Feste e Congressi, sui muri delle città più che nelle gallerie e nei musei.

Fig. 3  Deanna Frosini, Giacomo Matteotti, olio su tela, cm. 120×128 (1978) © Fondazione Craxi

In alcuni casi la retorica implicita nell’«arte politica» fu avvertita come una forma di «propaganda» e si trovò in contrasto con i linguaggi anti-ideologici delle arti di neo-avanguardia. Infatti, in quegli stessi anni, dagli Stati Uniti proveniva una rivoluzione della pittura e della musica, del cinema e del teatro, che impattò fortemente sulle arti europee. L’«action painting», la performance, la Land Art e l’arte «minimalista», come pure la «pop Art», innescarono forme di contestazione della tradizione artistica – di cui l’arte politica faceva parte – e indussero processi di contaminazione tra nuovi e vecchi linguaggi.

Fig. 4  Deanna Frosini, Fratelli Rosselli, olio su tela, cm. 183×223 (1977) © Fondazione Craxi

Veniamo all’oggi. In questi giorni è in svolgimento, nella Sala degli Atti Parlamentari presso la Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” in Piazza della Minerva 38 a Roma, la mostra della pittrice Deanna Milvia Frosini (Pistoia, 1940 – Roma, 2021). È intitolata Pagine di storia della libertà. Il Pantheon socialista ed è curata dalla “Fondazione Craxi”. Propone tele di grandi dimensioni, dedicate alle figure emblematiche della storia del socialismo italiano. La dimensione «realistica» e «illustrativa» resta preponderante, ma vediamo che nella pittura della Frosini compaiono stili e procedimenti derivanti dalla pop-Art e dall’iperrealismo. Si tratta di una «pittura politica» che conserva le finalità ideologiche proprie del genere, ma che riesce a interiorizzare nuovi linguaggi pittorici.

Fig. 5 Deanna Frosini, Cesare Battisti, olio su tela, cm. 208×190 (1979) © Fondazione Craxi

La fonte della figurazione della Frosini, per ciò che riguarda i soggetti e i contesti, è costituita dalla fotografia e dal cinema: c’è quindi la riproduzione sulla tela di immagini catturate altrove. Ma la limpidezza e la precisione dei volti e degli abiti rendono i dipinti vicini all’illustrazione grafica della Ligne claire. Inoltre, la postura «iperrealistica» dei personaggi viene ambientata in un contesto «manierista», fatto di decorazioni naturalistiche e paesaggistiche, nonché di scelte cromatiche assolutamente contemporanee. Una tale stratificazione di linguaggi pittorici rende incompleta una descrizione esclusivamente contenutistica, poiché l’elemento simbolico viene incluso e ridefinito all’interno di quello allegorico.

Fig. 6  Deanna Frosini, Bruno Buozzi, olio su tela, cm. 178×180 (1978) © Fondazione Craxi

Certamente il «socialismo riformista» e i suoi esponenti emblematici costituiscono il tema centrale della mostra che è tesa a celebrare l’autonomia di storia e di dottrina della corrente riformista del PSLI (poi PSI) e del PSU (poi PSDI): un socialismo che privilegiò l’impostazione «democratica» rispetto al leninismo e allo stalinismo. Poi, negli anni dal 1960 al 1990, la corrente «autonomista» – prima con Pietro Nenni (1891-1980) e poi con Bettino Craxi (1932-2000) – avrebbe sganciato definitivamente il Partito socialista dal frontismo con il PCI, avviandolo alle esperienze del Centrosinistra e del Pentapartito. Il superamento del togliattismo collocò i socialisti italiani nel quadro del socialismo democratico europeo.

Fig. 7  Deanna Frosini, Pietro Nenni, olio su tela, cm. 210 (1980) © Fondazione Craxi

La mostra della Frosini – che fu anche attrice, scenografa e costumista – mostra una acquisizione di impianti figurativi di origine cinematografica e addirittura televisiva. Le evoluzioni di una figurazione che va ben oltre i confini del «realismo» risultano efficaci quando ritraggono i leader politici dell’ultima fase della storia del PSI. Vi fu l’acquisizione di tematiche laiciste, radicali e liberali, come quelle della Legge sul divorzio ( 01/12/1970 n°898) firmata da Loris Fortuna. Il dipinto lo ritrae nel contesto di ponte Sant’Angelo per proiettarlo in una prospettiva post-concordataria.


Fig. 8  Deanna Frosini, Loris Fortuna, olio su tela, cm. 156×120 (1986) © Fondazione Craxi

L’influsso giornalistico e televisivo emerge nel dipinto che ritrae Bettino Craxi ad Hammamet. Nel quadro della Frosini la figura del leader socialista – colpito dai magistrati della Procura di Milano e rifugiato in Tunisia – è isolata visivamente come in una inquadratura televisiva, ma viene immersa in uno sfondo naturalistico che la astrae dal contesto storico e la proietta nella dimensione dell’esilio e della distanza. L’Italia, infatti, è richiamata in lontananza attraverso il telefono cellulare collocato sul tavolo.

Giulio de MARTINO  Roma 6 Marzo 2022

Scheda Mostra

Pagine di storia della libertà. Il Pantheon socialista

Mostra storico-artistica delle opere di Deanna Frosini. Organizzata dalla “Fondazione Craxi”. Sala degli Atti Parlamentari – Biblioteca del Senato “Giovanni Spadolini” Piazza della Minerva 38, Roma. Dal 25 febbraio al 31 marzo 2022