di Carmen D’ANTONINO
ESPOSIZIONE PERSONALE
Roma – NOA-Nuova Officina delle Arti
OPENING
VENERDÌ 1° APRILE 2022 dalle ore 18:30
dal 1° aprile al 14 maggio 2022
Claudio Migliarino, in arte Calido, nasce a Rovereto, ma trascorre la maggior parte della sua vita in un piccolo paesino del Molise, sua terra d’origine, di cui vuole essere fiero testimone. Possiamo definirlo un raffinato conoscitore dell’arte poiché ha sempre vissuto nell’èlite più elevata tra opere di prestigio, sculture e oggetti di antiquariato che gli hanno permesso di stringere rapporti con collezionisti e professionisti della cultura.
La selezione presentata delle opere d’arte di Calido è concentrata su due concetti fondamentali per l’arte contemporanea: l’arte come esplorazione e il design come osservazione.
La sua arte si fonda su un’indagine minuziosa di nuovi temi, nuove tecniche, nuovi materiali e nuovi media. Con la tecnica utilizzata ovvero l’estroflessione, si tende a prediligere la juta come base di lavoro dando vita ad effetti di luce e ombra amplificati dal colore morbido e avvolgente ed esaltati dal rilievo sottostante.
L’artista, in questa maniera, non fa altro che aumentare lo stile e la concettualità dell’opera stessa. Nella sua produzione artistica il designer osserva e sfrutta ciò che trova con un obiettivo specifico: costruire e rifinire per ottenere un risultato.
Estroflettere era una delle più credibili possibilità della fine degli anni 60, dopo che l’informel aveva esaurito tutti i suoi argomenti e tutte le proprie ragioni. In quegli anni l’Italia si confrontava finalmente con il resto del mondo, con le ricerche americane dei Minimalisti, di Frank Stella e con gli artisti europei. L’estroflessione era finalmente la giusta risposta nel periodo del tramonto del pessimismo bellico.
L’arte ha sempre visto l’alternanza tra chi ha proposto il mondo in termini mimetici e chi invece si è espresso con segnica automatica, istintiva, immediata ed astratta, ovvero chi come Calido ha lasciato parlare, al posto di un’apparenza considerata inattendibile, la concettualità che è dietro i propri pensieri. L’artista ha quindi scavato, è entrato nelle proprie profondità, ha cercato di rifondere la realtà partendo da nuovi presupposti. Fontana ad esempio è stato uno di quei grandi maestri che ha cancellato tutto quello che era stato realizzato in quel momento. Ha bucato, ha tagliato, è andato oltre. Ha reso l’opera parte del mondo squarciando il velo, rompendo la barriera, eliminando quel confine che la faceva esistere in una dimensione estranea.
Con Fontana e tanti altri artisti come Burri l’opera è divenuto parte del mondo, oggetto reale nel reale. Sulla scia della storia dell’arte, Calido propone le sue opere come elemento plastico nella dinamicità degli stessi eventi del proprio spettatore. E’ come se fossimo difronte ad un nuovo realismo, forte nella condivisione dimensionale con una realtà tangibile nella quale l’opera vuole essere se stessa. Un oggetto in grado di esprimersi unicamente attraverso le proprie possibilità e non più come supporto passivo.
Le sue superfici come quelle di Simeti o Amadio, sono il risultato di un sapiente ed attento utilizzo del materiale, nonché la profonda conoscenza della materia. Muove le superfici, le piega, le distorce, le fa danzare dando luce a nuove possibilità di dialogo. Esaminando le sue opere come ad esempio Tsunamii, O. Spacing, Neverland, Only Whit, Oasis.c, Tracing, notiamo come cambia continuamente l’angolazione, come la tela si muova affinchè la luce stessa restituisca allo spettatore riflessi sempre differenti, ombre sempre più calde, sfumature sempre più eloquenti.
Black Introspection 2022. Tecnica mista su tela di juta. Diametro 180 cm
I riflessi e le ombre che si formano sulle loro estroflessioni creano da sole un disegno sempre differente attraverso le mille possibilità che fuoriescono da colori differenti come si può osservare nell’opera “La goccia del mare”. Fondamentale per la sua ricerca è il concetto di dinamismo, l’idea di spazio che non si limita alla tela ma ne oltrepassa i confini, deformandoli, forzandoli, e di un’opera pronta a invadere i territori non suoi, che diventa ambiente, luogo tattile, esperienza fisica.
- Tsunami, 2022. Tecnica mista su tela estroflessa. Diametro cm 180
- La goccia nel mare, 2022. Tecnica mista su tela di juta. Cornice illuminata, cm 125 x 125
- Only white, 2022. Tecnica mista con cornice concava in tessuto. Cornice illuminata, cm 120 x 90
Questo è il filo conduttore dell’estroflessione italiana ricordando grandi nomi come Enrico Castellani, Agostino Bonalumi, Turi Simeti, Giuseppe Amadio, Dino Castelvecchi e Andrea Bassani. Ciascuno, secondo la propria poetica è stato in grado di far respirare la pittura, liberandola dalla schiavitù della logica, della bidimensionalità a tutti costi. Con gli estroflessionisti l’arte non interpreta più la realtà, non si limita a darne una spiegazione, piuttosto la rivive, la trasforma andando oltre quella che viene definita la terza dimensione, facendone conquistare lo spazio oltre i propri limiti, intraprendendo così una delle linee di ricerca propedeutiche dell’arte del XX secolo.
Lo Spazialismo ha ispirato le generazioni successive, fornendo presupposti che hanno portato Castellani e Bonalumi e gli altri a fondare la propria volontà sulla violazione dei confini dell’opera, sul bisogno di ridiscutere i tempi e i modi di dipingere e sulla necessità di rivedere i canoni del pittore stesso.
Se per la maggior parte degli artisti la tela è solo la superficie su cui dar vita alla creazione, per Calido il supporto diventa l’anima stessa del lavoro, un carattere definito e compiuto capace di indirizzare il colore, il gesto, la forma che dovranno arrivare. La preparazione del quadro non è semplice stesura del fondo ma è “architettura dell’idea”, presa di possesso dello spazio.
Sono opere create per un target specifico, evocando nell’utente la propria espressione artistica.
Tale produzione è frutto di una pittura complessa ma affascinante, che si contrappone alla tradizione dell’arte figurativa e naturalistica, abbandonando ogni rapporto con la realtà oggettiva. Nasce così un mondo fatto di linee e colori vivi, spesso monocromatici, avvolta in cornici solide ben evidenti, veri manufatti artigianali che dialogano in modo elegante con lo spazio circostante trovando ispirazione nelle sensazioni, espressione del contenuto psichico (ovvero, della cosiddetta “necessità interiore”) dell’artista. Ogni colore è pertanto portatore di un messaggio emotivo ben preciso, a cui si associa anche uno specifico significato acustico. I quadri non hanno nulla dell’impianto tradizionale, sono una sorta di sculture – installazioni su cui la storia racconta e insegue chi le osserva.
Siamo di fronte ad una pittura – oggetto legata ad un linguaggio del tutto nuovo, a un’idea di spazio nuova che sfocia in una geometria umanizzata, persino antropomorfa, sempre con rigore formale e coerenza. Le sue opere spinte verso l’esterno o ritratte verso l’interno contribuiscono alla nascita di un pensiero in relazione alla loro forma.
L’artista, crea qualcosa di nuovo, di ricercato, ma soprattutto dà vita ad opere funzionali appartenenti ad un mondo in continua evoluzione in cui solo la ricerca e l’esperienza nel settore dell’arte possono creare l’opera intesa come luogo, come opportunità per sviluppare tutto quello che ci circonda. I colori intesi come codici matematici, danno il titolo ad ogni singolo lavoro. Nella spazialità che egli consegue, gli intervalli di superficie priva di sensibilizzazione, gli apparenti “vuoti”, gli inauditi silenzi, assumono valenze incisive e concorrono a dare un forte significato al processo creativo dell’artista.
Carmen D’ANTONINO Roma 27 Marzo 2022
Opening 1° aprile 2022 ore 18:30 Fino al 14 maggio 2022
Orari:
Lun – 15:00-19:30; Mar-Ven – 10:30-19:30 ; Sab – 10:30-13:30, al pomeriggio solo su appuntamento
NOA-Nuova Officina delle Arti, Largo Giorgio Maccagno, 28, 00136 Roma Tel. 06 33223008
Mail: noa@nuovaofficinadellearti.it Instagram: @noa.nuovaofficinadellearti
Referente Stampa: Guido Grignaffini Tel. 346 1058777