di Silvana LAZZARINO
Paolo Gubinelli e i “Segni di luce” dal 2 aprile al 30 al Politeama di Tolentino (MC).
Nella costruzione di una nuova percezione visivo-emozionale tra spazio, luce e colore riconduce, grazie ad un segno incisivo, leggero, tra astrazioni e geometriche percezioni, l’opera del Maestro Paolo Gubinelli a suggerire quella ricerca di senso che nasce dall’ascolto autentico di sé e di emozioni anche contrastanti presenti nei processi di risveglio del pensiero dove il visibile apre all’invisibile.
Tra i più affermati artisti contemporanei, protagonista di numerose e prestigiose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, Paolo Gubinelli, marchigiano di origine (Matelica i1946) ma toscano di adozione, attraverso studi di progettazione architettonica e grafica, ha restituito anche con la tecnica dell’incisione nuova vita ai diversi materiali da lui trattati, primi fra tutti la carta, mezzo di espressione artistica più adatto ad accogliere le trasformazioni lasciate dal segno appena accennato o più marcato nel raccontare stati d’animo lungo l’impalpabilità del tempo che sovrasta questa vita.
È proprio il segno accennato o inciso su carta e altri supporti, nel suo percorrere traiettorie verticali e diagonali, ripetute e alternate che proiettano lo sguardo verso sentieri di luce, ad essere al centro della mostra “Segni di luce. L’opera di Paolo Gubinelli” al Politeama di Tolentino (MC) aperta dal 2 e visibile fino al 30 aprile 2022.
Inizialmente attratto dalla musica, Paolo Gubinelli ben presto si interessa all’arte di cui apprende tecniche e segreti grazie ad incontri con grandi maestri tra cui Bruno Munari, Enrico Castellani, Mario Nigro e poi Alberto Burri, Giuseppe Uncini, Enrico Castellani e Piero Dorazio, compreso Lucio Fontana dal quale apprende come determinante sia il concetto spaziale che resterà fondante nella sua ricerca. Aperta alle varie sperimentazioni l’arte di Gubinelli dopo diverse esperienze pittoriche su tela con l’uso di tecniche non tradizionali, si accosta alla carta inizialmente lavorando il cartoncino bianco morbido al tatto particolarmente ricettivo alla luce, poi utilizzando al suo posto la carta trasparente, entrambi incisi in modo più e meno intenso secondo strutture geometriche sensibili al gioco della luce.
Il segno, o meglio i segni su carta e anche su altri materiali quali tela, vetro, ceramica, accompagnano chi li osserva a ritrovare una rinnovata percezione nel sentirsi in armonia con quanto intorno a prescindere da ogni condizionamento, poiché la sfida in questo viaggio comporta il tenere sempre presente non solo il rispetto per se stessi, ma anche per l’altro a partire dal prendersi la responsabilità delle proprie scelte e azioni, senza perdere quella capacità di immaginare che rende liberi e proietta verso il cambiamento.
Attraverso incisioni, tagli, piegature e acquerelli, la carta che egli sente particolarmente congeniale a indagare le incidenze che su di essa manifesta la luce, gli ha permesso di raccontare aspetti dell’esistenza che spesso sfuggono in una società frenetica e sempre in corsa contro il tempo come quella attuale. In particolare sono proprio questi tagli e incisioni che diventano occasione per ripensare all’attesa, alla sospensione con cui mettersi in ascolto dei luoghi più silenziosi del pensiero a ritrovare quella leggerezza con cui guardare la vita. Leggerezza con cui accogliere il proprio vissuto e la propria autenticità, ma anche percepita come fragilità propria del vivere dove il tempo interiore sembra abitato da solitudini. Ma ecco che in queste sequenze, dove i segni lasciano impronte simili a ferite, interviene l’uso del colore pastello con variazioni cromatiche che allontanano dal senso di incertezza e incognita che grava sul destino dell’uomo per cedere il passo ad una possibile apertura alla magia del sogno quale formula per evadere dal caos quotidiano e perdersi quasi fino a smarrire e ritrovare il proprio sé.
Riguardo la libertà del segno, che è successiva alla fase più rigorosa, così scrive nel testo dedicato alla mostra Paola Ballesi:
“…libertà narrativa fatta di segni muti meno rigorosi ma tanto più eloquenti quanto più intriganti, innescata anche da certe seduzioni sulle infinite potenzialità del vuoto dell’arte orientale”.
Il segno ed il colore diventano anche vie per esplorare il visibile dietro l’invisibile. L’ alternarsi di trasparenze visive ed emotive restituite da sfumature pastello e lievi incisioni di linee in divenire, indirizzando l’uomo a percepire quel senso di smarrimento innanzi all’infinito della Natura, risvegliano in lui una nuova consapevolezza per rinascere.
È un segno quello di Paolo Gubinelli che se da un lato fa riferimento a certe rigidità e finte sicurezze che accompagnano questa esistenza, dall’altro restituisce la proiezione di un pensiero aperto a nuove possibilità della vita nel suo divenire. Sono proprio i segni abbozzati a far pensare a possibili forme che ancora non sono definite, come anche i colori quando appena accennati rimandano a nostalgie, desideri e speranze.
Il segno geometrico da rigoroso e costruttivo ha acquistato sempre più maggior libertà attraverso l’uso di pastelli colorati e incisioni appena avvertibili a scandire l’imprevedibile moto della coscienza entro un’interpretazione tutta lirico musicale. Nel suo rigore e semplicità, nel suo movimento sinuoso e indefinito a suggerire un “altro spazio”, il segno che incorpora la luce e la scompone, che avanza e retrocede, mantiene una bellezza ed eleganza che bene si sintonizzano con l’impalpabilità del colore libero e aurorale nel suo stendersi sulla superficie quasi a volerla oltrepassare nell’imprevedibilità della vita.
La sequenza di solchi, linee e graffi creati da Paolo Gubinelli è in sintonia con l’energia della continuità della vita: ora ritrovata nel movimento delle onde del mare e dell’acqua di fiume che avanza e scorre attraverso linee morbide e continue, ora avvertita dal contatto con la terra a volte ruvida e argillosa suggerita dai solchi che incidono la materia, senza dimenticare la leggerezza dell’aria fonte di energia insita nelle trasparenze che riflettono la luce.
Tra le mostre cui ha preso parte il Maestro Paolo Gubinelli, va ricordata la 54^ Biennale di Venezia Padiglione Italia presso L’Arsenale invitato da Vittorio Sgarbi e scelto da Tonino Guerra, con l’installazione di n. 28 carte cm. 102×72 accompagnate da un manoscritto inedito di Tonino Guerra.
Si avverte un profondo lirismo nella sua opera che dona ogni volta nuova emozione nel ritrovare se stessi, il proprio punto iniziale dove complessità e semplicità si incontrano, e dove ripartire con quella capacità di accogliere anche ogni aspetto più semplice della stessa esistenza portatore di nuova luce di bellezza. Non a caso il nome di Paolo Gubinelli, o meglio la sua arte è associata a nomi importanti del panorama poetico italiano e internazionale. Diversi infatti sono i cataloghi in cui le sue opere sono accostate a poesie inedite di autori tra i quali citiamo: Alberto Bevilacqua, Libero Bigiaretti, Maurizio Cucchi, Milo De Angelis, Tonino Guerra, Emilio Isgrò, Clara Janés, Mario Luzi, Alda Merini, Giampiero Neri, e poi Umberto Piersanti, Antonio Riccardi, Davide Rondoni, Tiziano Rossi, Roberto Roversi, Paolo Ruffilli, Mario Santagostini e Maria Luisa Spaziani.
L’ingresso all’esposizione di Paolo Gubinelli realizzata in collaborazione con CeSMa (il Centro Studi Marche) Associazione che opera da anni con la Regione Marche Marchigiani nel Mondo, è consentito soltanto ai possessori del “Green Pass” rafforzato. Le attività del Politeama si svolgono nel rispetto delle normative per il contrasto del Covid-19.
Silvana LAZZARINO Roma 3 aprile 2022
Segni di luce. L’opera di Paolo Gubinelli”
Politeama di Tolentino (MC) Corso Garibaldi, 80 – 62029 Tolentino (MC)
In collaborazione con CeSMa (Centro Studi Marche)
Orario da lunedì al venerdì 17.00- 20.00 fino al 30 aprile 2022; ingresso libero
Per informazioni; telefono +39 0733 968043 info@politeama.org
https://www.politeama.org/eventi-in-programma/mostra-segni-di-luce-l-opera-di-paolo-gubinelli/