L’arte di Placido Scandurra e lo sguardo della Sibilla nell’ultimo libro di Carla Guidi

di Claudia ZACCAGNINI

Claudia Zaccagnini (Velletri-Rm 1964) è storico e critico d’arte. E’ consulente tecnico d’ufficio per le Belle Arti e il Mobile Antico del Tribunale di Velletri e Presidente dell’Associazione Il Grifo Arte che si occupa della diffusione delle Arti Visive. Ha collaborato all’attività scientifica dei Musei Capitolini di Roma, dell’Accademia Etrusca di Cortona e del Museo Diocesano di Velletri, come responsabile delle relazioni esterne e del settore mostre. I suoi studi spaziano dall’Arte Medioevale alla Museologia, dall’Ottocento romano all’Arte Contemporanea. Numerose le sue pubblicazioni in questi settori. Recentemente, nell’ambito del cinquecentenario dalla morte di Leonardo da Vinci, ha curato l‘esposizione Leonardo Spirito infinito e un ciclo di conferenze su La ritrattistica femminile nell’opera di Leonardo da Vinci (2019). Con questa recensione al volume della nostra collaboratrice Carla Guidi inizia la sua collaborazione con About Art.

Placido Scandurra e lo sguardo della Sibilla

Carla Guidi – Lo sguardo della Sibilla. Dal Daimon all’Anima mundi: la poetica di Placido Scandurra (Robin Edizioni, Torino 2022)
Copertina del libro

La produzione editoriale della giornalista Carla Guidi – da tempo collaboratrice di About Art– si è recentemente arricchita di un nuovo volume dedicato alla figura e all’opera dell’artista contemporaneo Placido Scandurra (Santa Maria di Licodia – Ct 1947), che è al contempo un atto di amicizia e d’amore per la sua arte.

Con passo leggero ma autorevole, l’autrice, nell’iniziale premessa al libro, traccia il percorso di elaborazione del suo lavoro, fissando i limiti della biografia artistica nella quale, gli intrecci tra arte e vita ma anche, più in generale, con la macrostoria, si sfiorano in un flusso ininterrotto e di reciproca relazione.

Guidando il lettore tra i numerosi registri che ne compongono l’architettura ideativa, volta a delineare non soltanto un ritratto artistico ma anche umano del protagonista, sintetizza con abilità quegli aspetti su cui si è fondata la sua ricerca e che costituiscono le note salienti del lavoro, grazie alle quali la vivida figura di Placido Scandurra emerge con forza e nitidezza dalle pagine.

Placido Scandurra nel suo studio; foto di Valter Sambucini

Attenta alla produzione iconografica dell’artista, ai suoi periodi creativi, cui allude senza dimenticare la forte dimensione spirituale che li caratterizza, peraltro accompagnata da quella spinta propulsiva che gli deriva da un eclettico demone interiore, l’autrice lascia fluire il racconto di una storia personale, ma anche di un’epoca, spostandosi dietro le quinte e dando libera voce al suo protagonista. Già dalle prime battute della narrazione si coglie il viscerale legame di Scandurra con la sua terra natale, la Sicilia, con il luogo alle pendici dell’Etna, Santa Maria di Licodia, dove ha trascorso la sua infanzia. Una relazione intensa quella con il suo paese, che si percepisce nell’appassionata descrizione della flora e della fauna locale ma che assume una dimensione magico-mistica, propria della cultura contadina a cui appartiene e che ha sempre operato nel rispetto dei cicli stagionali della Natura. La genesi umana dell’artista siciliano e poi la sua esplosione creativa sono indissolubilmente legate al significato profondo della Madre Terra e alla sacralità che da essa promana, elementi sottolineati come ricorrenti nella sua visione della vita.

Con sensibilità narrativa l’autrice si addentra nei vari episodi vissuti dal giovane Scandurra, attenta a cogliere la cronaca di un’esistenza condotta tra semplicità ed essenzialità, nella quale ricordi e profumi del quotidiano, creano delle intense emozioni. Al contempo una grande importanza è riservata alla contestualizzazione storica, ai cambiamenti epocali dei costumi e al progresso industriale che hanno caratterizzato l’Italia del boom economico, senza trascurare i mutamenti politici internazionali che hanno lasciato un segno profondo nel fluire della seconda metà del Novecento. Tali scenari accompagnano lo sviluppo della personalità artistica di Placido Scandurra, dalla sua formazione in età giovanile a Catania, con un iniziale alunnato presso il pittore Mario Del Vescovo e successivamente con il restauratore Giovanni Nicolosi, i cui insegnamenti posero le basi teorico-pratiche della sua successiva carriera di restauratore, ma anche l’affetto e i consigli del maestro Antonio Villani, nonché gli innumerevoli contatti con altri artisti isolani che lo sospinsero al gran passo nel mondo dell’arte.

L’autrice, in maniera analitica, descrive il giovane artista pieno di pulsioni ed interessi, pronto a scoprire, grazie ad alcuni fondamentali viaggi d’istruzione in molteplici città italiane, non solo i più importanti maestri dell’arte antica e moderna ma anche a crearsi una rete di relazioni con artisti contemporanei ed ambienti culturali a loro vicini. Tuttavia, i puntuali riferimenti alle correnti artistiche internazionali e al clima di rinnovato fervore in questo ambito, costituiscono un elemento di continuo confronto e riflessione nel percorso di crescita dell’artista alla ricerca di una sua identità.

Scandurra anni ’70

Dimensione riflessiva e spirito di scoperta si svelano tra le pagine nelle quali, l’incalzante racconto della complessa formazione romana del siciliano – tra l’Istituto Centrale di Conservazione e Restauro, la Scuola libera del Nudo, la Scuola delle Arti Ornamentali, la Calcografia Nazionale e l’Accademia di Belle Arti – mettono in evidenza la trama di rapporti con importanti maestri ed artisti, grazie ai cui insegnamenti è cresciuto e si è inserito nel difficile ambiente artistico romano ed internazionale. La voce narrante delinea uno spaccato della vita artistica della città eterna, in un rapido susseguirsi di personaggi, pittori, scultori, galleristi e critici che in qualche modo hanno contribuito alla notorietà di Scandurra e all’evidenziazione delle sue opere. Peraltro la sua attività di restauratore (grazie alla cui riconosciuta abilità, lo ha portato ad operare anche in molte, prestigiose sedi internazionali) è sempre andata di pari passo, con lo sviluppo della sua attività artistica, con l’opportunità di dare vita ad esposizioni in molte capitali europee.

Un ampio spazio è riservato anche ai suoi turbamenti nella ricerca di un linguaggio creativo personale, tra le certezze della figurazione derivata dai germi della Scuola romana e l’astrattismo organico, alle meditazioni sull’arte di Paul Klee, alle pulsioni teosofiche provenienti dall’Oriente, mediate dalle numerose letture del pensiero junghiano sui rapporti tra oriente e occidente del mondo. La Guidi si inoltra nell’universo più profondo dell’artista e sottolinea con meticolosità la sua scelta introspettiva, l’interiorizzazione delle sue esperienze legate all’inconscio e alla sfera onirica che aprono un nuovo cammino creativo, quello del pittore-veggente.

P. Scandurra, Cavalieri inesistenti, olio su tela, 2000; 140x100cm (4 tele 70x50cm)

Di fatto la sua produzione inizia a caratterizzarsi da immagini metamorfiche che rasentano il mostruoso, dotate di una voce propria e di un simbolismo che deriva dalla notte dei tempi. Archetipi, Guardiani della soglia, Totem sono i nuovi protagonisti delle tele e delle incisioni di Placido Scandurra, emersioni sincretiche da antichi mondi mitologici e inquiete creazioni della mente.

L’interessante ricerca delle fonti culturali accompagna lo sviluppo della speculazione creativa del siciliano che dedica un’ampia parte del suo lavoro all’essere umano, nelle sue componenti di fragilità e mistero, espresso nei cicli de Le Pastorali e dei Bagnanti.

Lo sguardo della Sibilla è, dunque, qualcosa di più che una biografia artistica. E’ un potente connubio tra arte, vita e storia uscito dalla sapiente penna della sua autrice.

Claudia ZACCAGNINI Roma 1° Maggio 2022