di Nica FIORI
La necropoli nuragica di Mont’e Prama a Cabras (in provincia di Oristano) continua a far riemergere quelle sorprendenti statue di calcare, chiamate “i Giganti”, che sono considerate un unicum nella preistoria sarda. A pochi giorni dall’inizio della nuova campagna di scavo, avviata lo scorso 4 aprile 2022 dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, sono emersi i torsi e altri frammenti di due nuove statue, entrambe identificate come “pugilatori del tipo Cavalupo” per il grande scudo flessibile avvolto davanti al tronco, del tutto simili alle due sculture recuperate a pochi metri di distanza nel 2014 e attualmente esposte nel Museo civico di Cabras. Lo strato sottostante, inoltre, ha confermato la prosecuzione verso meridione della necropoli e della imponente strada funeraria, orientata sull’asse Nord-Sud.
“Una scoperta eccezionale – ha dichiarato il Ministro della Cultura Dario Franceschini – alla quale ne seguiranno altre, a conferma del significativo impegno del Ministero su questo sito straordinario, che non ha eguali nel Mediterraneo. Il ritrovamento di altri due Giganti, infatti, avviene a poco meno di un anno dalla nascita della Fondazione che vede il MiC, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna impegnati nella valorizzazione di una delle maggiori testimonianze di un’antica civiltà mediterranea. Due nuove gioielli si aggiungono così a questo gruppo statuario dal fascino misterioso, capace di attirare l’attenzione del mondo intero”.
Parliamo di un sito che presenta indubbiamente delle peculiarità rispetto alla realtà, che potremmo definire con un termine attuale “globalizzata”, della civiltà nuragica. Una civiltà megalitica caratterizzata da nuraghi (si presume più di 8000), villaggi nuragici, tombe collettive, templi e santuari dislocati lungo i nodi di una fitta trama architettonica, che regolava ogni momento e ogni ambito della vita sull’isola. Tra le forme d’arte più note di questa civiltà vi sono i bronzetti nuragici (di altezza intorno ai 10-15 cm, talvolta più alti, fino a un massimo di 45 cm), raffiguranti figure umane, animali, navicelle, mentre a Mont’e Prama sono state portate alla luce straordinarie statue colossali di pietra (tra i 2,00 e i 2,60 m di altezza), attualmente esposte nel Museo di Cabras (dove nel 2014 nasce il sistema museale di Mont’e Prama) e in una sezione del Museo archeologico nazionale di Cagliari.
L’impatto emotivo che suscita la loro visione è molto forte. Dopo il primo momento di stupore, sorge spontanea la domanda: cosa rappresentano? Non si tratta di divinità, ma di uomini reali: queste figure, in effetti, sembrano riproporre in forma macroscopica i tipi del guerriero, del pugilatore e dell’arciere, già conosciuti dai bronzetti nuragici.
Le sculture sono giunte a noi smembrate in migliaia di frammenti, ma molti ancora ne mancano, distrutti o forse dispersi. Un movente sconosciuto guidò le mani di coloro che le distrussero, ma si potrebbe ipotizzare che forse si voleva impedire alle statue di trasmettere la potenza simbolica della quale erano portatrici e custodi. Riguardo la loro distruzione, sono state fatte tre ipotesi: la prima vuole la distruzione del complesso come un episodio di lotta interna fra comunità locali di cultura nuragica; la seconda ritiene che la distruzione sia avvenuta per mano dei fenici di Tharros sul finire del VII secolo a.C.; la terza propone che la distruzione risalga alla seconda metà del IV secolo a.C. per opera dei cartaginesi presenti sull’isola.
La prima scoperta casuale risale al 1974, quando in un campo sono stati rinvenuti i primi frammenti da un contadino del luogo. Le prime ricognizioni archeologiche hanno evidenziato la presenza di una necropoli, le cui tombe erano coperte da lastre rettangolari di pietra. Da allora si sono succedute diverse campagne di scavo e sono state rinvenute almeno 16 tombe, più una fascia incavata, già interpretata come possibile percorso viario, in cui è stata recuperata la maggior parte delle sculture frantumate, modelli di nuraghi e altri elementi in calcare, oltre a tre betili in arenaria.
I modelli di nuraghi, così come i bronzetti, sono diffusi un po’ dappertutto nell’isola, tanto che una mostra, realizzata qualche anno fa nel Museo Nazionale G.A. Sanna di Sassari, li ha definitivamente indicati come raffigurazione simbolica della civiltà nuragica. Questi modelli non necessariamente dovevano essere riproduzioni fedeli dei monumenti reali, ma elaborazioni originali stilizzate e idealizzate, destinate a funzioni cerimoniali e rituali. Nel 2016 sono stati rinvenuti a Mont’e Prama due modelli nuragici, probabilmente di fantasia, che presentano un’alta torre centrale con la parte inferiore quadrata con quattro torri agli angoli e quattro torrette ai lati (delle quali una conserva una cuspide conica). Si tratterebbe quindi di una struttura ottolobata, finora mai riscontrata nei nuraghi. Sembra anche questa un’altra originalità di un sito, che sicuramente è venuto a contatto con altri popoli, e forse con maestranze orientali.
Il ricongiungimento dei frammenti ha restituito ai Giganti una postura eretta e una propria fisionomia, benché parzialmente mutilata. Nessuna statua, in effetti, appare totalmente ricostruita, ma forse è proprio questa frammentarietà che le rende particolarmente misteriose. Colpiti dal loro fascino arcano, immaginiamo questi guerrieri, armati di lance e scudi, mitizzati come eroi al rientro da qualche battaglia e poi raffigurati in dimensioni colossali presso le loro tombe. Potrebbero essere loro, forse, i mitici Shardana, citati dalle fonti egizie del II millennio a.C., la cui identificazione con i Sardi è ancora oggetto di dibattito. Ma, poiché i guerrieri in tutte le società antiche godevano di un enorme prestigio, essere raffigurati come tali poteva indicare semplicemente un ruolo di grande rilevanza politica nella comunità di appartenenza.
I Giganti sono raffigurati in atteggiamento solenne, come se questi individui si stessero predisponendo all’incontro con il sacro, fondamentale nella civiltà sarda. Secondo un’ipotesi le statue potrebbero raffigurare, più che i defunti stessi, i loro antenati, evocati come eroi mitici, oppure la memoria di un importante evento della storia nuragica. Il complesso funerario potrebbe, quindi, essere un heroon, ossia un luogo organizzato e strutturato per il culto degli antenati elevati al rango di eroi.
Riguardo alla datazione, gli studi più recenti datano le tombe e le sculture tra la fine del IX e la prima metà dell’VIII secolo a.C., in piena età del ferro: sarebbero quindi opera di una società radicalmente mutata rispetto a quella dell’età del bronzo, che finisce intorno al 1020 a.C.
Grazie all’attuale promettente campagna di scavo, che sta interessando un terreno nella parte meridionale del sito, il suggestivo e misterioso gruppo dei Giganti di Mont’e Prama si arricchisce ora di altre due unità.
“Mentre i frammenti di piccole e medie dimensioni vengono quotidianamente messi in evidenza, documentati nella giacitura sul terreno e recuperati – ha dichiarato la Soprintendente Monica Stochino – i due grossi e pesanti blocchi dei torsi avranno bisogno di tempo per essere liberati dal sedimento che li avvolge e perché possa essere approntato quanto è necessario per il recupero in sicurezza. Il ritrovamento premia la costanza e la validità del metodo archeologico di esplorazione progressiva attraverso fasi di sondaggio preliminare e di indagine sistematica, misurate ed eseguite nei modi e nei tempi consentiti dalla disponibilità delle risorse e dalla parallela elaborazione dei progetti di scavo, restauro ed esposizione dei reperti e di valorizzazione del sito”.
Il cantiere in corso, finanziato dalla Soprintendenza con 85.000 euro, durerà tutta la primavera, mentre è già pronto il progetto per il prossimo intervento di 600.000 euro, che vedrà affiancati la Soprintendenza come ufficio di direzione scientifica e tecnica e il Segretariato Regionale del MiC come stazione appaltante. Segretariato e Soprintendenza, inoltre, stanno per avviare un intervento ancora più ambizioso, per un importo di 2,8 milioni di euro, che comprende il restauro delle sculture rinvenute dal 2014 al 2016.
Nica FIORI Roma 8 Maggio 2022