di Claudio LISTANTI
Domenica 31 luglio si è conclusa la 47^ edizione del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano con il tradizionale Concerto Sinfonico che ha suggellato pienamente una rassegna che ha avuto molteplici punti di interesse e che ha confermato ancora una volta la validità di quelle basi che costruì il suo fondatore Hans Werner Henze e, soprattutto, quell’aspetto che il musicista tedesco ha evidenziato nel ‘Manifesto’ costitutivo del Cantiere che dice
”… Montepulciano è un’officina per giovani artisti (cantanti, attori, strumentisti, registi, direttori d’orchestra, compositori, scenografi, costumisti, ecc.) che offre a tutti i collaboratori occasioni ideali per studiare e per provare partiture classiche e moderne e per trovare modi vecchi e nuovi di fare della musica. Dovranno essere trovati modi vecchi e nuovi in grado di offrire al pubblico delle possibilità per sentire, capire e apprezzare meglio la musica e le arti.”
Per questa serata il magnifico scenario architettonico di Piazza Grande a Montepulciano, complice anche una magnifica serata estiva forse unica conseguenza positiva di questa torrida estate italiana del 2022, ha rinnovato con la magia dei luoghi tutte le emozioni e le suggestioni che solo la Grande Musica può trasfondere dall’esecutore all’ascoltatore e rendere ‘magica, una serata come questa.
Il programma presentato è risultato attraente e piacevole all’ascolto completamento ideale per una serata come questa.
In apertura un brano di Silvia Colasanti, la compositrice romana tra le più apprezzate sia a livello nazionale che internazionale. Dal suo ricco catalogo di composizioni è stato scelto un brano del 2007, Cede pietati, dolor (Le anime di Medea) una composizione che può essere considerata parte integrante di quel percorso che la Colasanti ha intrapreso per evocare sensazioni e pulsioni ispirate all’antichità e ai riti della tragedia classica. Noi ascoltatori romani ricordiamo con entusiasmo la prima rappresentazione per la IUC di Orfeo. Flebile queritur lyra, su testo di Ovidio, un melologo di rara intensità drammatica che ha fatto rivivere il fascino del mito di Orfeo. Sensazioni analoghe le abbiamo riscontrate qui a Montepulciano con questo brano che ci ha condotto nella personalità poliedrica di Medea e del suo mito. Il brano della Colasanti è molto breve nella durata ma pregnante per trasmettere all’ascoltatore lo spirito di Medea; basato su una elegante orchestrazione, soprattutto nel trattamento degli archi la cui sezione è stata utilizzata per comunicare il necessario sentimento di angoscia, di dolore e di sofferenza
Silvia Colasanti è stata applaudita al lungo dopo l’esecuzione del suo brano. Ottenendo così un lusinghiero successo personale per il quale occorre ricordare il prezioso contributo alla serata dell’Orchestra della Toscana che nel 2007 tenne a battesimo questa partitura.
Nella parte mediana della serata un brano molto importante per la poetica musicale del primo ‘900: il Concerto n. 3 in do maggiore per pianoforte e orchestra, op. 26 di Sergej Prokofiev. Questo concerto è considerato da molti esponenti della critica una composizione tra le più importanti del secolo scorso assieme al Concerto in Sol di Maurice Ravel. Eseguito per la prima volta il 16 dicembre del 1921 dall’Orchestra Hall di Chicago, con esso Prokofiev riprese un suo progetto iniziato nel 1911 e concluso dopo il suo arrivo negli Stati Uniti.
La ripresa del progetto è dovuta, in massima parte, al fatto che con esso il musicista russo volle imporsi presso il pubblico statunitense come solista di prestigio concependo una parte pianistica di estremo virtuosismo forse, anche, in contrapposizione al coevo successo del quale godeva, sempre oltre oceano, Sergej Rachmaninov.
Il terzo concerto è suddiviso in tre movimenti. Il primo movimento, Andante. Allegro, contiene una sintesi che riesce a miscelare tradizione e modernità per lasciare spazio, quasi immediatamente, all’imponente motore ritmico costituito dalla parte pianistica che sovrasterà tutta la composizione fino al termine. Chiari sono i richiami alla musica da balletto di Prokofiev, soprattutto al quel senso ritmico vorticoso che li contraddistingue che riesce a modellare la poetica musicale di questo movimento.
Si passa poi al Tema con variazioni del movimento centrale dove l’abilità delle variazioni sono importante banco di prova per l’abilità tecnica del pianista chiamato ad interpretare questo scintillante brano che con il passare dei minuti ha assunto ruolo fondamentale nell’economia della frase musicale. A concludere il Concerto è l’Allegro ma non troppo caratterizzato da una estrema vitalità ritmica che ha per protagonista un tema che passa dall’orchestra al piano solista e che conclude vorticosamente ed intensamente il brano.
Appare chiaramente, quindi, che per eseguire questo brano è necessaria la presenza di un pianista (o una pianista) di gran classe. Qui a Montepulciano la parte solista è stata affidata alla giapponese Mari Kodama, oggi considerata unanimamente virtuosa brillante e di grande tecnica pianistica. La sua biografia ci dice che la sua formazione è avvenuta tra Germania e Parigi, un aspetto che ha contribuito a rendere internazionale il suo modo di interpretare come è avvenuto per questo Concerto di Prokofiev nel quale ha saputo mettere in risalto con sicurezza i contenuti virtuosistici inserendoli in maniera del tutto incisiva nel discorso musicale generale anche se, per questo aspetto, forse, era necessaria un maggiore cura della contabilità. Comunque il pubblico ha riservato alla Kodama scroscianti e convinti applausi chiamando la strumentista più volte al proscenio, testimonianza di assoluto gradimento per quanto ascoltato.
La Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97 di Robert Schumann, conosciuta anche con l’appellativo di “Renana”,ha concluso il concerto. Scritta nel 1850 può essere considerata una composizione a carattere ambientale se non proprio un vero e proprio poema sinfonico se non si ispirasse chiaramente allo schema della sinfonia. L’idea di una composizione riferibile all’ambiente della Renania balenò nella mente di Schumann dopo aver assistito a Colonia alla cerimonia per l’elevazione al rango di cardinale dell’Arcivescovo Geissel.
Scritta in cinque movimenti ai quali il critico musicale Mosco Carner diede addirittura il significato di “una suite sinfonica in cinque movimenti”. Infatti è l’elemento descrittivo quello che caratterizza questa composizione e che si avverte subito nel Vivace iniziale con l’enunciazione di una idea musicale che risulta vero e proprio ‘cardine’ del movimento. Il carattere ambientale è, poi, esaltato nel secondo movimento, Scherzo molto moderato, basato su un tema di un ländler che ne modella l’anima popolare e che funge da passaggio al Non presto centrale dallo spiccato senso del canto e della cantabilità. Poi il quarto movimento, Solenne, dove si respira l’atmosfera d’una cattedrale gotica come quella del Duomo di Colonia che poi sfocia nel quinto, grandioso per le sonorità che conduce l’ascoltatore nel clima gioioso e solare del Finale.
All’esecuzione ha dato il suo contributo determinante l’Orchestra della Toscana, la compagine regionale che ancora una volta ha dimostrato il suo indiscutibile valore grazie agli strumentisti di qualità che compongono il suo vasto organico per una prova valorizzata, anche, dalla conduzione del direttore musicale del Cantiere Marc Niemann che ha impresso all’esecuzione una indiscutibile cura dell’insieme riuscendo a mettere in risalto le peculiarità di ogni singolo brano in programma, dalle sonorità angosciose della Colasanti allo squisito senso del ritmo di Prokofiev per finire con il trascinante romanticismo di Schumann e le sue visioni naturalistiche dell’ambiente fluviale. Con questo concerto Niemann ha confermato quanto di buono ci aveva fatto ascoltare con l’inaugurale Rita donizettiana e con il convincente Beethoven del 24 luglio. Al termine del concerto Marc Niemann è stato applaudito a lungo dal numerosissimo pubblico presente nella magica serata di Piazza Grande, una approvazione incondizionata per la direzione d’orchestra e per il variegato programma eseguito.
Il concerto, come già anticipato, chiudeva il Cantiere 2022 per il quale è necessario trarre le conclusioni. Per quanto ci riguarda la manifestazione poliziana è stata in linea con la grande tradizione del Cantiere, un elemento questo che si può riscontrare partecipando agli appuntamenti musicali, girando per le vie di Montepulciano, parlando con i musicisti e con gli altri spettatori spesso provenienti da paesi esteri, per comprendere ‘de visu’ la vivacità e l’interesse che anima tutti i partecipanti, musicisti, interpreti e pubblico che ruotano attorno a questa creatura che è uno dei punti focali dell’intera estate musicale italiana. Va riconosciuto alla Fondazione Cantiere organizzatrice della manifestazione, attualmente presieduta da Sonia Mazzini, che mette a disposizione dell’attività esperienza e competenze per programmare una manifestazione sempre in linea con la sua fama e la sua grande tradizione. A validare questi successi sono i numeri che pur nella loro aridità dimostrano un successo indiscutibile. Dai dati forniti dalla Fondazione stessa risulta un crescente affetto del pubblico sia a livello locale che nazionale e internazionale, con spettacoli che hanno fatto spesso registrare il ‘tutto esaurito’ accanto ad una media di riempimento delle sale in misura prossima all’80% dell’offerta totale.
Claudio LISTANTI Montepulciano 7 Agosto 2022