Come viveva il ceto medio a Pompei, rinvenuti gli arredi della domus del “Larario” nelle Regio V.

redazione

Importante scoperta nell’area nord di Pompei, nella cosiddetta Regio V, uno dei grandi quartieri della città antica, nel retro del “giardino incantato”, lo spazio con il grande larario che fu riportato alla luce nel 2018,

“Pompei davvero non finisce di stupire ed è una bellissima storia di riscatto, la dimostrazione che quando in Italia si lavora in squadra, si investe sui giovani, sulla ricerca e sull’innovazione si raggiungono risultati straordinari”

così il Ministro per la Cultura, Dario Franceschini.

“Pompei è una scoperta continua. – sottolinea Massimo Osanna, Direttore generale dei Musei – Ma soprattutto si conferma essere un inesauribile laboratorio di studio e ricerca, che consente di non mettere mai un punto finale alla ricerca, ma al contrario di aggiungere nuovi dati alla storia della città. Il Grande progetto Pompei, con il quale attraverso superiori esigenze di tutela si sono determinati altri scavi, ha consegnato al Parco archeologico un’esperienza e una metodologia che oggi viene perseguita in un regime ordinario, nell’ambito del quale continuano ad emergere eccezionale risultati.” 
Stanza con stoviglie

Piccoli ambienti arredati rinvenuti attorno al sontuoso larario con raffigurato un ”giardino incantato”, già scavato nel 2018 nel corso di interventi di manutenzione dei fronti di scavo. La vita immobile di Pompei che riaffiora alla luce: ultimi istanti di vita fotografati negli arredi sconquassati dall’eruzione del 79 d.C.. Piatti, vasi, anfore, oggetti in vetro e terracotta lasciati in bauli e armadi, abbandonati frettolosamente durante la catastrofe e recuperati oggi con gli strumenti dello scavo stratigrafico. Ma anche oggetti meno documentati come un prezioso bruciaprofumi decorato e il gruppo unico di sette tavolette cerate raccolte da un cordino, di cui è stato possibile realizzare un calco. È l’ultima scoperta di Pompei nell’area nord nella cosiddetta Regio V, uno dei grandi quartieri della città antica, già interessata da scavi nel 2018, nell’ambito del più ampio intervento di manutenzione e messa in sicurezza dei fronti di scavo lungo il perimetro del l’area non scavata della città, previsto dal Grande Progetto Pompei. In quest’area, con accesso dal vicolo di Lucrezio Frontone, nel 2018 emerse un lussuoso larario riccamente decorato. Si tratta di un ambiente adibito al culto, che presentava su una parete una nicchia sacra ai “Lari”, numi tutelari della casa e al di sotto due grandi serpenti “agatodemoni” (demone buono), simbolo di prosperità e buon auspicio. E tutt’intorno pareti dipinte con paesaggi idilliaci e una lussureggiante natura con piante e uccelli e su un lato una intera parete con scene di caccia su fondo rosso.

Vasi di ceramica e ciotole

Come spiega il Direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel:

“Nell’impero romano c’era un’ampia fetta della popolazione che lottava per il proprio status sociale e per cui il ‘pane quotidiano’ era tutt’altro che scontato. –Un ceto vulnerabile durante crisi politiche e carestie, ma anche ambizioso di salire sulla scala sociale. Nella casa del Larario a Pompei, si riuscì a far adornare il cortile con il larario e con la vasca per la cisterna con pitture eccezionali, ma evidentemente i mezzi non bastavano per decorare le cinque stanze della casa, una delle quali fungeva da deposito. Nelle altre stanze, due al piano superiore e raggiungibili tramite un soppalco, abbiamo trovato un misto di oggetti, alcuni di materiali preziosi come il bronzo e il vetro, altri di uso quotidiano. I mobili di legno di cui è stato possibile eseguire dei calchi sono di estrema semplicità. Non conosciamo gli abitanti della casa ma sicuramente la cultura dell’ozio a cui si ispira la meravigliosa decorazione del cortile per loro era più un futuro che sognavano che una realtà vissuta.” 

Roma  7 Agosto 2022