di Carla ROSSI, Michela CICALINI e Nancy IMPELLIZZERI
Al mondo vi sono splendidi capolavori che purtroppo non vengono custoditi nei musei, ma circolano sul mercato privato dell’arte. A volte vengono acquistati da collezionisti colti e appassionati, che li preservano con le dovute attenzioni, altre da personaggi che operano al limite della legalità, senza scrupoli e senza cultura, che si curano solo del proprio profitto.
Uno di questi è da trent’anni tristemente noto agli studiosi per essere un biblioclasta compulsivo, che riduce in pezzi i manoscritti che acquista, per metterne poi all’asta i singoli fogli su eBay (dove si nasconde dietro più account), distruggendo per sempre opere uniche, il cui valore storico e artistico supera di gran lunga quello puramente economico.
Proprio in questi giorni, sulla piattaforma d’aste online, sono ricomparsi i fogli di un piccolissimo Libro d’Ore, creato nelle Fiandre attorno al 1480 per essere contenuto nella minuta mano di una donna (misurava 90 per 65mm), eppure riccamente decorato, grazie all’utilizzo di lenti d’ingrandimento tipiche degli atelier fiamminghi (Fig. 1).
Il 13 luglio del 2016, il manoscritto è stato messo all’asta come Lotto 115 da Christie’s di Londra, restando invenduto e venendo così restituito al proprietario. La stima di Christie’s allora era compresa tra le 30’000 e le 50’000 Sterline. Il 6 luglio dell’anno successivo, messo nuovamente in vendita da un’altra casa d’aste britannica, Dreweatts 1759 Fine Sales, è stato battuto per sole 27’000 Sterline.
Proprio dopo quella data, singoli fogli del codice hanno iniziato a comparire su eBay, messi all’asta dal noto biblioclasta a prezzi decisamente molto alti. Altri, contenenti cinque delle quindici miniature di cui il manoscritto si componeva, sono stati venduti privatamente, tramite aste clandestine, organizzate dallo stesso rivenditore, il quale utilizza eBay come specchietto per le allodole e, nel messaggio privato che invia ai suoi clienti, segnala la possibilità di puntare privatamente su quelli che definisce i suoi “pezzi migliori”, ossia i fogli con le miniature principali dei manoscritti che smembra.
Il piccolo Libro d’Ore di cui sono ora ricomparsi alcuni fogli era stato miniato verosimilmente, secondo l’identificazione proposta da Eugenio Donadoni, tra i più puntuali e raffinati esperti della casa d’aste Londinese Christie’s, da un artista fiammingo noto come il Maestro delle Ore Wodhull-Haberton, per una committenza italiana e al momento della vendita conservava ancora la sua antica rilegatura, con la coperta in tessuto, su cui era ricamato lo stemma della famiglia Madruzzo (Fig. 2).
I Madruzzo erano una famiglia patrizia trentina nota dal XII sec., cui due secoli dopo subentrarono i signori di Castel Nano (in Val di Non), che assunsero identico cognome e assursero nei secc. XVI e XVII a grande fama, con i cardinali Cristoforo e Lodovico, che ressero il vescovato di Trento.
Lo stemma (Fig. 3), com’era consuetudine, riportava quelli della famiglia estinta e delle famiglie imparentate. Al centro il blasone della prima famiglia, detto Madruzzo antico, uno scudetto rosso con due pali. Intorno l’insegna araldica della seconda famiglia, detto Madruzzo moderno, un inquartato; nei quarti a sinistra in alto e a destra in basso figurano Nanno, bandato di argento e di azzurro, in alto a destra ed in basso a sinistra Sporenberg, di nero col monte di cinque cime di argento caricato di uno scaglione di rosso. Il tutto sormontato da una corona. A tale riguardo, si confrontino le rilegature a ventaglio dei libri a stampa realizzati per il conte Gian Federico Madruzzo, 1531-86, ora alla Biblioteca Universitaria di Amsterdam, OTM: Band 2E9, e alla British Library, c46a33.
Il codice si componeva di 239 carte, con quindici miniature nello stile fiammingo, vale a dire che il recto del foglio miniato era lasciato bianco, mentre la miniatura principale era dipinta sul verso, in modo che a libro aperto, la miniatura e il foglio successivo, con il testo ad apertura di sezione, miniato sul recto, creassero un effetto di continuità (si vedano le Figg. 4 e 5).
Ma chi era la prima proprietaria del codice?
Ad apertura della sezione dedicata alle Ore dei Defunti, il manoscritto riportava una miniatura che si discosta molto dalla tradizione, che prevede solitamente la rappresentazione di una sepoltura, con un angelo e un diavolo che si contendono l’anima del defunto.
Nel libro d’Ore Madruzzo, invece, era raffigurata la Resurrezione di Lazzaro, in cui si distingue una donna inginocchiata (Fig. 6), vestita di giallo e blu, che assiste alla scena. Solitamente, nei Libri d’Ore, i destinatari sono raffigurati in ginocchio di fronte alla Vergine col Bambino, a chiusura del codice, nella miniatura che accompagna la preghiera O Intemerata.
Nel caso del Libro d’Ore Madruzzo, dunque, questo scarto dalla tradizione deve essere dovuto a un’esplicita richiesta della committenza.
L’ipotesi del nostro team è che vi sia una connessione onomastica tra la giovane ritratta e il nome di una delle sorelle di Lazzaro, che nei Vangeli assiste alla scena. Ma abbiamo a disposizione un ulteriore elemento di identificazione: ai ff. 231-239, il Libro d’Ore Madruzzo conteneva la traduzione in italiano di alcune preghiere di San Gregorio, aggiunte con ogni verosimiglianza di proprio pugno dalla stessa destinataria del codice, che si definì sì grave peccatrice, con evidente allusione al proprio nome.
Ora, come è noto, si deve principalmente a Rabano Mauro, nella sua Vita di Maria Maddalena, di sua sorella Marta e di suo fratello Lazzaro, l’errata identificazione di Maria Maddalena, la peccatrice che unse i piedi di Gesù, poi divenuta santa, con Maria di Betania, sorella di Lazzaro, che unse anch’essa i piedi di Cristo, come narrato in Giovanni 12, 1-7. L’erronea identificazione di questo episodio (unzione dei piedi) con quello analogo, in cui fu protagonista un’ignota prostituta (Luc. 7, 36-50), e l’opinione che nella notizia di Luc. 8, 2 (cfr. Marc. 16, 9), in cui si parla della liberazione da sette demoni, ci fosse da scorgere un indizio di vita peccaminosa, suggerirono la figura complessa di una donna peccatrice, e per di più indemoniata, trasformatasi in penitente, fedele ed entusiasta seguace di Gesù: Maria Maddalena. In realtà si tratta di tre donne diverse. La loro confusione ha dominato l’esegesi occidentale per lungo tempo e il Libro d’Ore Madruzzo ne sarebbe un’indiretta testimonianza.
Tutto sembra infatti portare, a nostro avviso, alla conclusione che la destinataria del prezioso libro di preghiere fosse Maria Maddalena della Torre (Maria Magdalena von Thurn und Valsassina zu Kreuz), figlia di Phoebus e di Lucia Arcoloniani, nata nel 1464 e andata in sposa a Georg von Lamberg zu Ortenegg, proprio nell’anno della possibile produzione del manoscritto, il 1480. Il codice potrebbe essere un dono di nozze del marito alla moglie adolescente (la donna raffigurata nella miniatura sembra infatti molto giovane, al pari della Vergine Maria), o comunque essere collegato al matrimonio (pur non essendo prodotto per una coppia), realizzato per un cliente italiano abbastanza ricco da ordinare un libro a un artista influente del grande centro di produzione di Bruges.
Maria Maddalena della Torre era di madre italofona e questo giustificherebbe l’inserimento delle preghiere in italiano nelle ultime carte del manoscritto, essendo l’italiano all’epoca, in quelle zone geografiche, per alcuni, lingua intima, materna, quindi adatta proprio alla devozione privata. L’incipit O Signore Idio intendi e exaudi permette, tra l’altro, di collegare il testo delle Ore Madruzzo ad un codice conservato presso la Biblioteca Vaticana, il Vat.lat.15175, libro di devozione privata del XV sec., in latino e italiano, in cui figura la stessa versione (Fig. 7; per cui Cfr. G. Baroffio, Iter liturgicum Italicum, CLEUP 1999, p. 289).
Il libro sembrerebbe essere rimasto all’interno della famiglia, come spesso accadeva per questo genere di manoscritti, venendo tramandato attraverso il ramo femminile (si veda in particolare C. Rossi, The Fauquelin-Croiset Hours in Theory and Criticism of Literature and Arts, Vol. 6. No. 1, August 2022, Special Issue Fragmentology, Biblioclasm & Digital Reconstruction, pag. 72-82). La prima ad ereditarlo sarebbe stata, secondo la nostra ricostruzione attuale, la nipote di Maria Maddalena, quella Helena von Lamberg, andata in sposa a Nicolò III Madruzzo, primogenito del barone Giovanni Gaudenzio di Madruzzo, signore dei Quattro Vicariati Imperiali di Val Lagarina, di Nanno, di Rallo, di Portolo e di Denno, nonché fratello del noto Cardinale Cristoforo Madruzzo (1512-78), mecenate e amante di manoscritti e opere d’arte, possessore di un Libro d’Ore realizzato a Tours nel 1515 (ora alla Morgan Library, New York, M732, cfr. The Last Flowering, French Paintings in Manuscripts, 1982, p. 107).
Il manoscritto avrebbe dunque ricevuto la nuova coperta in tessuto, con lo stemma dei Madruzzo, proprio in occasione del passaggio di proprietà.
Attualmente il nostro team è impegnato nella ricostruzione digitale di questo manoscritto smembrato, consultabile come lavoro in fieri all’indirizzo: https://www.receptioacademic.press/madruzzohours
Grazie al prezioso invio di alcune foto scattate privatamente da Eugenio Donadoni, che ringraziamo qui pubblicamente, abbiamo recuperato le immagini di alcune miniature, mentre quotidianamente seguiamo l’immissione su eBay di nuovi fogli da parte del rivenditore biblioclasta che, purtroppo, non si è dimostrato né collaborativo, né cortese quando è stato da noi contattato con la richiesta di informazioni e anche con un’offerta di acquisto delle restanti miniature, ben dieci, in suo possesso.
Fino a quando non ci sarà una legge che tuteli il patrimonio manoscritto, comminando severe multe a chi palesemente immette sul mercato fogli di codici smembrati, sarà complicato contrastare gente come il rivenditore in questione. L’unica nostra arma, al momento, è la ricostruzione digitale, che comporta molta pazienza, attenzione ed energia, per restituire agli studiosi, almeno virtualmente, manoscritti ormai distrutti e materialmente perduti per sempre.