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Di cosa parla Il Sigillo di Benvenuto e altri scritti celliniani
Appassionato studioso di Benvenuto Cellini, curioso delle sue tumultuose vicende giudiziarie e biografiche e del suo percorso artistico, Piero Calamandrei raccolse un vero e proprio corpus celliniano con un ritrovamento d’eccezione nel campo antiquario: il disegno del sigillo e dei caratteri dell’Accademia del Disegno (1563), di cui diede l’annuncio sul «Corriere della sera» il 9 agosto del 1938.
A colpirlo nel disegno era stato soprattutto l’alfabeto ideografico ideato dall’artista, una sorta di «crittografia ieratica, intelligibile soltanto agli iniziati». In seguito, durante la guerra, la collezione venne nascosta in una villa di campagna distrutta poco dopo dai bombardamenti.
Tra i calcinacci il disegno riaffiorò miracolosamente intatto da un astuccio di cartone in cui era custodito, ma – come racconta la nipote di Piero, Silvia Calamandrei – le peripezie del sigillo non erano ancora concluse.
Chi era Cellini secondo Piero Calamandrei:
«…una specie di meticoloso grafomane che tra memorie e libri di conti e suppliche e contratti e testamenti non passava giorno, si può dire, che non lasciasse ai posteri qualche testimonianza scritta della sua esuberante vitalità; e per di più fu non soltanto un artista, ma anche un manipolatore di speculazioni d’affari, attaccatissimo al suo denaro e sempre in cerca di espedienti per farlo fruttare, sicché anche per questo è assai facile trovare il suo nome immischiato nei registri dei notari, nelle polizze degli usurai e nelle sentenze dei giudici (e, purtroppo, non soltanto di quelli civili).»
L’importanza del Sigillo
«Cominciamo intanto dal disegno del sigillo: il quale, racchiuso entro una doppia cornice quadrata presentata per diagonale, raffigura,tra un serpente araldico e un leoncello seduto, una cariatide femminile in posizione rigidamente frontale e simmetrica, fornita di quattro coppie di mammelle stilizzate, separate da cinture trasversali e combinate con elementi di grottesche, quali le mezze teste di delfino che tengono il posto delle spalle e due lunghe trombe a svolazzo in luogo delle braccia. La prima impressione, che si ha guardando questo abbozzo del sigillo, è che esso sia troppo inferiore alla fama del maestro. Ma, a veder meglio, è proprio la sommarietà di questo schizzo che rivela l’orafo: il quale del disegno si serve soltanto per buttar giù la prima idea, e poi la sviluppa modellando lacera».
Il Sigillo sotto i bombardamenti
«Durante la guerra queste carte mi premevano tanto, che stimai prudente portarle via dal mio studio e nasconderle in una villa di parenti, che mi pareva assolutamente fuori pericolo. Viceversa accadde che il mio studio rimase intatto, e che nella villa arrivò il flagello dei tedeschi in ritirata e poi il diluvio delle cannonate americane. Lontano di lì, quando sentivo che la guerra passava da quei cari luoghi materni, stavo in ansia per i miei parenti e per la loro villa, ma anche un po’, devo confessarlo, per i miei documenti celliniani. Ma, per fortuna, se la villa in parte crollò, i parenti si salvarono e i documenti si ritrovarono quasi tutti tra i calcinacci. Il disegno originale, che più mi stava a cuore, affiorò miracolosamente dall’astuccio di cartone in cui l’avevo lasciato, tra le tegole sconvolte del tetto. E questo mi fece sperare che Benvenuto, se dal mondo di là riuscì ad operare questo miracolo, deve trovarsi, nonostante tutti i suoi trascorsi, in luogo di salvazione».
Piero Calamandrei
Il Sigillo di Benvenuto e altri scritti celliniani
collana Letture di Pensiero e d’Arte
pagine xxiv-108, 8 tavv., prezzo 18 euro