Nicola Sebastio da un campo di prigionia in Egitto tra 1943-1945; il religioso stupore di un artista per l’antica arte egizia.

di Maria Antonietta CRIPPA

Si è aperta per due giorni, tra 17 e 18 dicembre 2022 e riaprirà dal 17 gennaio  fino al 23 febbraio 2023 la mostra L’Egitto di Nicola Sebastio. Dal campo di prigionia 1943-45. Sculture, disegni, presepio.

La sede è l’Istituto per la Storia dell’Arte Lombarda (ISAL) a Palazzo Arese Jacini in Cesano Maderno (piazza Arese 12), in provincia di Monza e Brianza. Promossa da ISAL e dal Comune Cesano Maderno, l’esposizione è composta: dalla sequenza dei disegni di Sebastio, per lo più a matita e acquarello, realizzati su fogli d’occasione; da una serie di pannelli narrativi che ne accompagnano la comprensione e la contestualizzazione; dall’allestimento di un presepio realizzato con latta dall’autore, visibile da una finestra dall’esterno anche quando la mostra è chiusa.

Nicola Sebastio (1914- 2005), allievo di Giorgio Morandi e di Oskar Kokoschca, è riconosciuto protagonista dell’arte sacra del XX secolo. Lascia disegni, bassorilievi, sbalzi su lastre metalliche, sculture a tutto tondo realizzate per privati e per opere pubbliche, ecclesiastiche, per arredi liturgici in particolare. Alla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Bellini a Comacchio (Fe) gli venne allestita una mostra nel 2014, anno nel quale Michele Dolz gli dedicò un sintetico libro, per ora l’unico. A Comacchio si conserva tuttora l’insieme delle sue opere più importanti. ISAL custodisce invece, con produzione di vario tipo, una raccolta dei suoi disegni tra i quali è presente il corpus che si espone a palazzo Jacini. Curatore della mostra è l’ISAL stesso, oggi presieduta da Nicoletta Scherillo, mentre chi scrive ne ha la responsabilità scientifica e Ferdinando Zanzottera quella della custodia e valorizzazione dei fondi archivistici.

1 Il campo di prigionia in Sicilia, prima di salpare per l’Egitto

Lo scultore Sebastio, chiamato alle armi nel 1942, viene assegnato al 540° Battaglione Costiero in Sicilia, dove tra 9 e 10 luglio 1943 inizia lo sbarco degli alleati detto in codice operazione di Husky.

Catturato subito dagli inglesi viene internato in Egitto nel campo di prigionia 304.

Quasi per opporsi al senso di panico provato durante il viaggio in nave, si accorge che può scolpire come mai aveva fatto prima.

2 Il campo di prigionia in Egitto

Ricorda:

“[…] prendendo per caso un coperchio di latta e battendolo con un ferro, mi accorsi che questa cedeva. Rozzamente vi sbalzai un pesce”.

Quest’abilità è la sua buona stella per muoversi nel campo di prigionia. Con le incisioni sulle scatolette delle derrate alimentari, aperte e stese, l’artista affascina commilitoni e inglesi che gliene conservano perché lavori su più soggetti. Li conquista inoltre realizzando molti loro ritratti. Per il Natale del 1943, il cappellano lo convince a realizzare un piccolo presepe, riportato in Italia ed esposto ora a Cesano Maderno.

3 I tre re magi del presepio scolpito in latta
4 Uno dei tre re magi del presepio scolpito in latta

Il comandante del campo, ’diretto discendente di Nelson’ per l’artista italiano, sorpreso della sua bravura gli porta latte già pronte e gli consente di organizzare un’esposizione. Visto il presepe, gli riserva una tenda ampia dove può illustrare ai soldati depressi o ammalati come lavora il metallo. Qui infermieri e medici conducono i prigionieri con problemi psicologici. Poiché l’esperimento risulta realmente terapeutico, gli inglesi concedono più libertà allo stravagante ufficiale italiano che passa le giornate a sbalzare latte di scarto e che non ha pace dentro la rete di filo spinato.

Ha trent’anni, un temperamento energico, è un artista colto. Una grande esperienza di civiltà è all’improvviso a portata di mano, in un periodo nel quale le sue ricerche espressive non possono misurarsi con la realtà mentre sente fremere grandi tensioni dentro di sé. Gli riesce la fuga verso mastaba e piramidi dell’area di Saqqara, vicina all’antica Memphis non lontana dall’attuale Cairo. Riesce anche a non danneggiare i rapporti con gli inglesi che godono delle sue capacità. Per sette mesi sta nel cuore delle piramidi, stupefatto dalla forza di segni che per la gran parte non comprende ma che osserva in composizioni ordinate di figure e geroglifici secondo ritmi e colori. Non prova paura. Anche una mummia che gli si avvicina in sogno può essere abbracciata.

1 – Dipinti nella sala delle offerte nella piramide di Sahura, secondo faraone della V.a dinastia, ad Abusir nel sito di Sakkara
2 – Dipinti nella seconda sala delle offerte nella piramide di Sahura, secondo faraone della V.a dinastia, ad Abusir nel sito di Sakkara

Precisa così il momento più alto e indimenticabile dell’incontro con quest’arte, vissuto ascoltando musica classica da un giradischi di campo:

“[…] il giorno di Pasqua del 1945 ero da solo nella tomba dell’architetto Ti. L’ho messo su, il disco ha incominciato a girare […] Ho vissuto attimi di eternità. Erano contemporanei in quel momento gli egizi che avevano raffigurato quelle immagini, era contemporanea tutta l’umanità prima degli egizi sino all’inizio della creazione, erano contemporanei tutti i miei conoscenti, i miei cari, i miei genitori, gli amici, e anche i defunti, e tutta l’umanità che sarebbe venuta sino al ritorno di Cristo. In un attimo era presente tutto! Questa è stata la sensazione, e me la porto ancora dentro”.
3 – Rilievi dipinti della tomba della moglie di Mereuka visir alla corte del faraone Teti della VI dinastia, ad Abusir nel sito di Sakkara
4 – Necropoli di Menphis, tomba ad arco ellissoidale interrata a 40 m., periodo Sassanide 224-642 d.C. Impero Romano d’Oriente

Non è archeologo, né storico o antropologo Sebastio, ma con naturalezza, da artista, afferra il cuore religioso dell’universo egizio e lo sente esplodere in sé. Non si sottrarrà più all’intensità raggiunta.

-5 – Statue dipinte scolpite nella roccia nell’ipogeo presso la piramide dai lati lisci, costruita nel XXIV secolo a. C. per il faraone egizio Unas, il nono e ultimo re della V dinastia

Descrive così una parete interna della mastaba dell’architetto Ti:

“[…]  in un’unica composizione appare il bassorilievo dipinto dall’architetto Ti, alta figura a torso nudo in piedi su una barca  […]; più in basso a sinistra su un’altra piccola barca il giovane figlio dell’architetto seduto pesca nell’acqua dove si muovono grossi bellissimi pesci, mentre dall’altra parte su una terza barca altri uomini cacciano ippopotami e coccodrilli. Sullo sfondo, simili ad alte canne d’organo, si elevano i papiri coronati da grandi fiori sui quali sono posati i nidi delle piccole gru pigolanti in attesa del cibo portato dalle grandi gru in volo”.
5 Rilievo dipinto della caccia a ippopotami e pesci sul Nilo nella tomba dell’alto funzionario e architetto Ti, nella sua mastaba a Sakkara

La riproduzione con matita e acquarello fatta dall’artista è perfetta, vive dello stesso incanto delle sue parole.

La mostra al seicentesco Palazzo Jacini vuol far cogliere i tratti fondamentali della geniale capacità di Sebastio di cogliere il cuore religioso egizio, in sintesi: il destino umano di immortalità, il senso dell’eterno, la positività della vita coltivati per millenni. La civiltà egiziana, affermano infatti archeologi e antropologi, è caratterizzata dalla gioia di vivere, perché garantita dall’immortalità oltre la morte iscritta nella prima vita. Allo scopo occorre che ognuno viva in vita una Regola divina. Il riconoscimento di questo destino avviene nel peso del cuore di ognuno su una bilancia di fronte a Osiride. Su un piatto della bilancia sta il cuore della persona, sull’altro una penna di struzzo simbolo di Mat, divinità custode della Regola. Se il giudizio è sfavorevole accade subito una seconda morte e il corpo, cadavere, viene abbandonato alla putrefazione. Se invece è positivo occorre prepararsi per una seconda vita. Per questo la tomba – mastaba o piramide – è luogo di vita e la mummia è corpo di ‘resurrezione’. Per questo i morti sono compagni dei vivi, sempre vicini e presenti.

La piccola mostra di ISAL fa eco agli eventi importanti offerti quest’anno dal Museo del Louvre a Parigi per celebrare il bicentenario della decifrazione dei geroglifici da parte di Jacques-François Champollion-Figeac (1778-1867), a partire dall’interpretazione delle tre scritture della Stele di Rosetta, oggi al British Museum di Londra. L’eco è nel racconto figurato che trasmette lo stupore provato da Sebastio.

Maria Antonietta CRIPPA  Milano 22 Dicembre 2022