di Claudio LISTANTI
Il Teatro dell’Opera di Roma ha recentemente annunciato la nascita di “Calibano”, una nuova rivista il cui contenuto è rivolto ad approfondire temi e dibattiti suggeriti dagli spettacoli programmati nel cartellone del teatro lirico romano.
La nuova iniziativa editoriale, che contiene senza dubbio stimolanti contenuti di novità, è realizzata grazie alla collaborazione tra la Fondazione Teatro dell’Opera e la casa editrice effequ alle quali si aggiunge anche la collaborazione con il master di giornalismo dell’Università LUISS di Roma. A dirigere la testata è stato designato Paolo Cairoli, giornalista specializzato in campo musicale ma anche comunicatore ed esperto di media, che guiderà una redazione composta dallo scrittore Christian Raimo, da Cosimo Manicone responsabile dell’Ufficio Stampa dell’Opera e dal docente dell’Università La Sapienza Giuliano Danieli. Daranno anche il loro contributo gli studenti della LUISS Alissa Balocco, Caterina di Terlizzi Benassati e Mattia Giusto Zanon.
Gli ideatori di questa nuova pubblicazione ci tengono a precisare che non si tratta di una rivista creata per scopi meramente promozionali della, di per sé già cospicua, attività della fondazione ma, al contrario, ha le caratteristiche di un vero e proprio uno strumento di approfondimento che prende il via dagli spettacoli proposti dal cartellone per intraprendere percorsi culturali che analizzino in profondo i temi in essi evidenziati. Tutte premesse che se ben sviluppate possono dar vita ad un vero e proprio strumento di analisi e di studio. “Calibano”, più precisamente “Calibano. L’opera e il mondo” sarà pubblicato con cadenza semestrale ed assumerà la forma di un volume monografico per sviscerare i diversi aspetti e riflessioni che stimola la tematica di fondo che ispira la pubblicazione.
Il numero iniziale della rivista, che da usanza consolidata è classificato “numero zero” è nelle librerie dalla fine di gennaio scorso, mette bene in evidenza tutte le caratteristiche che poco prima abbiamo elencato. L’ispirazione principale, infatti, nasce dalla nuova produzione di Aida, il grande capolavoro di Giuseppe Verdi che sarà sulle scene del Teatro dell’Opera proprio in questi giorni con recite fino a tutto il 12 febbraio. L’evento, proprio per le peculiarità dei contenuti di Aida, permette un aggancio con un tema oggi molto discusso, quello del “blackface”, vale a dire la pratica teatrale che prevede di colorare di nero le facce degli interpreti bianchi per la necessità di assumere le sembianze dei personaggi rappresentati. Questa pratica è stata spesso osteggiata soprattutto per i risvolti di carattere razzista che ne sono derivati rendendo la soluzione poco praticabile.
Questo primo numero di “Calibano”, quindi, percorre la strada di fare un po’ d’ordine su questa tematica che indubbiamente Aida, per le caratteristiche del personaggio del titolo, pone senza dubbio in evidenza.
Numerosi sono i contributi offerti da diversi studiosi per focalizzarne i punti salienti. Tra questi quelli della docente Neelam Srivastava che propone un parallelo tra colonialismo e blackface e di Andrea Peghinelli che pone la questione del ‘naturalismo spinto’ di affidare il personaggio a un vero ‘nero’ evidenziandone anche i potenziali rischi di questa scelta.
Interessanti anche le riflessioni di Ilaria Narici sul noto caso del personaggio di Otello di frequente non truccato di nero per non turbare la particolare storia d’amore tra un ‘africano’ e una donna bianca elemento, questo, origine anche oggi di lunghi e appassionati dibattiti.
Ci sono anche citazioni del razzismo nello sport con il giornalista Daniele Manusia e la storia di Michael Jackson ripercorsa dal giornalista Daniele Cassandro. Molto interessante è anche il contributo dell’egittologo Enrico Ferraris che pone in evidenza quanto conosciamo oggi dei tempi nei quali è ambientata Aida.
Su “Calibano” non mancheranno recensioni di libri scritti sul tema oggetto di ogni singola pubblicazione non dimenticando di riservare spazio alla prosa e alla poesia.
Dal punto di vista visivo, invece, ogni numero sarà valorizzato da una copertina d’artista assieme ad un gruppo di illustrazioni interne create da artisti che lavorano con le intelligenze artificiali text-to-image. Questo primo numero avrà in copertina un collage di Marinella Senatore creato per l’Opera di Roma mentre Simone Ferrini ha preparato le immagini.
Circa quest’ultimo aspetto c’è da segnalare che tutte le immagini interne sono state realizzate con un software di intelligenza artificiale al quale vengono affidate parole chiave o brani tratti dagli articoli, oltre a indicazioni stilistiche, affinché dal testo si generino automaticamente le immagini. Una ulteriore novità editoriale quindi che può essere considerato questo frutto di una stretta comunicazione ciclica tra persona e macchina.
Per comprendere con più precisione la ‘valenza’ di questa nuova pubblicazione è molto utile conoscere le parole del sovrintendente dell’Opera di Roma Francesco Giambrone, uno dei maggiori artefici di questa iniziativa editoriale che brevemente, ed efficacemente, ce ne descrive lo spirito:
“Calibano vuole osare, – dichiara il sovrintendente – guardare con coraggio e in maniera laica, critica, aperta e libera ai problemi dell’oggi, piuttosto che sfuggirli o lasciarli cadere nel neutro silenzio di scelte di comodo. Vogliamo che il pubblico si interroghi con noi. Perché il teatro è il luogo dove affiorano e si pongono domande, dove si ragiona insieme su risposte possibili e impossibili. Così anche la nostra rivista: pagine per riflettere insieme, guardarsi attorno, creare una comunità di pensiero a partire da ciò che accade sulla scena. Calibano è insomma un altro spazio di democrazia che emana da un luogo, il teatro, che per definizione, per origine e tradizione è arena di scambio e partecipazione democratici”.
Concludiamo questa nostra presentazione con le parole del direttore Paolo Cairoli anch’esse molto utili per capire la scelta del nome che a prima vista può apparire poco comprensibile:
“Se vi siete chiesti perché Calibano non ce la caveremo dicendovi che Shakespeare è sempre un ottimo riferimento per chi si occupa di teatro. Innanzitutto Calibano vuole essere un omaggio ai coraggiosi esempi di riviste-laboratorio che ci hanno preceduto dandosi lo stesso nome. E poi nella Tempesta Calibano è il figlio di una strega, o di una donna presunta tale; è considerato un’anomalia, è escluso, marginalizzato, disumanizzato. Ecco: noi vogliamo partire rimettendo la sua voce al centro”.
Nel futuro prossimo Calibano tornerà in libreria a maggio con un numero che sarà dedicato a Madama Butterfly, il capolavoro di Giacomo Puccini in scena all’Opera dal 16 al 25 giugno prossimo, con la lente di ingrandimento che sarà orientata sulle discriminazioni di genere tra oriente e occidente.
Claudio LISTANTI Roma 5 Febbraio 2023