Gino Galli tra Futurismo e Ritorno all’ordine. In mostra al MLAC della Sapienza un artista da rivalutare.

di Nica FIORI

Dai primi anni delle manifestazioni futuriste in Roma, il pittore Gino Galli partecipò alla ridda delle idee vivificatrici che pullularono dai centuplicati cervelli degli iniziatori … È chiaro che il giovane artista segue coerentemente l’indirizzo originario del gruppo. Tuttavia, esaminando in particolare le opere esposte, emergono delle novità caratteristiche …”.

Così veniva presentato il 15 novembre 1919 sul giornale Cronache d’attualità Gino Galli nell’articolo “Un giovane futurista” (firmato L.M.), che evidenziava, tra le altre opere esposte nella sua prima importante mostra personale, il dipinto I calzolai per l’efficace “espressione degli stati d’animo”, resa con “dinamismo veridico”, come pure Riposo, il cui paesaggio “è coltivato con una lussuria cromatica audace e franca, oltre che significativamente lirica”.

1 Gino Galli, I calzolai, 1918-19, olio su tela, Coll. privata, Courtesy Futur-ism
2 Gino Galli, Riposo, 1918-19, olio su tela, Coll. privata

A distanza di più di cento anni dalla mostra del giovane pittore futurista (all’epoca ventiseienne), che si era tenuta nell’importante Casa d’arte Bragaglia nel 1919, cui seguì una successiva esposizione personale nella stessa galleria nel 1921, ritroviamo quei due quadri esposti a Roma nel Rettorato dell’Università la Sapienza, che ospita il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea (MLAC), nella mostra “Gino Galli (1893-1944). La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine”, a cura di Edoardo Sassi, giornalista del Corriere della Sera, e Giulia Tulino, assegnista di ricerca della Sapienza Università di Roma, realizzata con il coordinamento scientifico di Ilaria Schiaffini, docente di Storia dell’arte contemporanea e direttrice del MLAC.

3 Presentazione con Giulia Tulino, Ilaria Schiaffini, Edoardo Sassi

Fino al 6 maggio 2023 la mostra, a ingresso gratuito, espone una cinquantina di opere di questo artista romano che, pur essendo stato un talento precoce nella pittura, allievo prediletto di Giacomo Balla, esponente del Futurismo già nel 1914, autore di testi critici e condirettore della rivista Roma futurista, con Balla, Enrico Rocca e Giuseppe Bottai (il futuro ministro dell’Educazione Nazionale del Regno d’Italia), scomparve già dal 1922 dalla storiografia dell’arte, tanto da risultare ai nostri giorni quasi sconosciuto.

Come mai uno che esordisce in modo folgorante a un certo punto sparisce da tutti i radar, compresi quelli degli studiosi, pur continuando a dipingere per tutta la vita?

È questa la domanda cui hanno cercato di rispondere i due curatori, avventurandosi, non senza difficoltà, nella riscoperta di un artista che ha subito in vita una sorta di damnatio memoriae. Il motivo potrebbe essere legato alla sua esistenza tormentata, trattandosi di un personaggio particolarmente ricattabile in quanto omosessuale, appassionato di occultismo e probabilmente morfinomane. Un personaggio ombroso, dal carattere difficile, che a un certo punto diventa membro della polizia segreta di Mussolini (OVRA), sub-confidente nella rete di Bice Pupeschi, spia e amante del capo della polizia fascista Arturo Bocchini.

Gino Galli, Ritratto di Bice Pupeschi, coll. privata

Finora di questa donna, che aveva entrature nel Vaticano e gestiva due bordelli, si conosceva solo una fotografia, mentre gli studiosi hanno ritrovato in maniera rocambolesca un ritratto eseguito a pastello da Galli negli anni Trenta, particolarmente importante perché è l’unico esistente. Nel diario di Galli la donna viene vista come infida e pericolosa, maestra nella dissimulazione.

La mostra è nata da un’idea di Edoardo Sassi, come un’appendice alla sua tesi di laurea, discussa tanti anni fa. Già dai suoi primi studi Sassi si è reso conto che della vita di Galli non si conosceva quasi nulla e perfino la data di morte che veniva indicata, il 1954, era sbagliata, essendo invece il 1944, come risulta dal certificato di morte. Nelle sue ricerche iniziali è stata fondamentale Elica Balla (la figlia minore di Balla, nata nel 1914 e morta nel 1993), che lo indirizzò verso i possibili lontani discendenti di Galli, grazie ai quali furono ritrovati dei quadri.

Senza fonti orali questa mostra non si sarebbe potuta fare”, ha dichiarato Sassi nel corso della presentazione, specificando come le ricerche sono state fatte andando a cercare documenti e persone, perché la bibliografia è quasi assente. “Abbiamo coinvolto colleghi e studenti, che ci hanno aiutato nella ricerca, e l’entusiasmo che abbiamo visto in questo gruppo è stato incredibile”, ha aggiunto Giulia Tulino, evidenziando, inoltre, come “per un ricercatore ricostruire una storia come questa è un vero regalo”.

Questa mostra, che espone opere per lo più inedite e provenienti da collezioni private, è una prima ricognizione; questo evento potrebbe spingere gli studiosi a indagare su alcuni personaggi di quegli anni del Novecento e a ritrovare altre opere.

5 Gino Galli, Autoritratto rosso, primi anni Trenta, olio su tavola, Coll. privata, foto Simon D’Exea

Il primo dipinto che accoglie i visitatori è l’Autoritratto rosso (primi anni Trenta, olio su tavola), che presenta visivamente l’artista, caratterizzato da un volto allungato con occhiali e sguardo corrucciato.

La mostra si snoda quindi in ordine cronologico a partire dal periodo prefuturista, dove è già evidente una buona base tecnica formata sulla conoscenza dei procedimenti coloristici e luministici dell’impressionismo e del divisionismo italiano.

Ci colpiscono il Ritratto della madre (1910, olio su tela), dipinto a soli 17 anni, e quelli, più o meno coevi, raffiguranti Duilio e Silvia (1910-11).

 

6 Gino Galli, Ritratto della madre, 1910, coll. privata

Segue l’esaltante periodo futurista con opere di grande impatto, quali Trotto = slancio + caduta (1914), una grande tela che sembra guardare a Balla ma con linee più tondeggianti e spiraliformi, Insieme dinamico e coloristico in una peschiera (1914, Fondazione Brescia Musei), Voluttà (1918-19) dai corpi scultorei che richiamano Boccioni, I Calzolai (1918-19), Riposo (1918-19) e la grande tela Senza titolo (Le fasi della vita), dei primi Anni Venti, nella quale la macabra danza di uno scheletro si contrappone alla vitale sensualità di una coppia che si bacia, sul lato opposto, mentre l’uomo nudo in basso cede al sonno, sopraffatto da una malinconica solitudine. Una solitudine emblematica, che sembra quasi preludere alla caduta nell’oblio dell’autore.

7 Gino Galli, Trotto=slancio+caduta, 1914, olio su tela, Coll. privata
8 Gino Galli, Voluttà, 1918-19, olio su tela, Coll. Ovidio Jacorossi
9 Gino Galli, Senza titolo (Le fasi della vita), primi anni Venti, Coll. privata

Oltre ai dipinti sono presenti fotografie, tra cui una ingigantita che ritrae Gino Galli insieme a Giacomo Balla, mentre suona la chitarra, e alla famiglia del maestro (1910), numeri originali dei giornali Italia futurista, Roma futurista, Dinamo, il già citato Cronache d’attualità, tutti con disegni di Galli e Augustea, con un articolo di Galli, un taccuino appartenuto all’artista, un biglietto autografo di Filippo Tommaso Marinetti a Gino Galli, La danza della mitragliatrice, ovvero una serie di 5 illustrazioni di Galli per l’omonimo testo di Marinetti, una cartolina di Balla, la riproduzione della lettera di Balla a Gino Galli sulle “compenetrazioni iridescenti” (da Düsseldorf, di novembre-dicembre 1912) e altri documenti.

10 Gino Galli, Giacomo Balla e famiglia, foto del 1910
11 Gino Galli, Ritratto di Gigliola Galli, 1922-23 olio su tela, Coll. privata, foto Giorgio Benni

La mostra prosegue con la produzione degli anni Venti, Trenta e Quaranta, durante i quali l’artista aderisce agli stilemi del Ritorno all’ordine e si avvicina in particolare ai toni del Realismo magico con opere di grande qualità. Oltre ai ritratti (tra i quali voglio citare quello a figura intera di Gigliola Galli del 1922-23 e l’Autoritratto grigio, della fine degli anni Trenta, pendant di quello già citato in rosso), troviamo diverse nature morte (alcune con reperti antichi, come Natura morta con statua e Natura morta con statua e pianta, entrambe degli Anni Venti), i paesaggi romani, alcuni con alberi e altri con rovine immerse in una calda luce, come i due intitolati Foro romano del 1942, una Madonna col Bambino del 1941, che raffigura una marmorea scultura rinascimentale che emerge alla vista tra preziosi broccati, fino alla Natività del 1944.

12 Gino Galli, Natura morta con statua e pianta, anni Venti, olio su tavola, Coll. privata, foto Simon D’Exea
13 Gino Galli, Alcuni paesaggi romani
14 Gino Galli, Nudo di uomo (Luciano), 1933-35, olio su tela, Coll. famiglia Barba

Il nucleo di opere che incuriosisce maggiormente i visitatori è probabilmente quello di quadri di soggetto erotico (tre in tutto) di grandi dimensioni. Il bellissimo Nudo di uomo (Luciano), del 1933-35, raffigura il suo amante mentre si infila una calzatura; gli altri due quadri propongono alla vista scene di autoerotismo. Il più grande è il conturbante Nudo di donna (autoerotismo), un genere già visto ma raro in grandi dimensioni (cm 118×135).

L’altro, databile al 1920-21, raffigura un giovane in camicia nera, che si masturba mentre guarda una rivista.

Questo dipinto è stato rinvenuto nascosto in una cantina e ha rischiato di essere in parte coperto pittoricamente da Elica Balla, per occultare il gesto ritenuto troppo offensivo del comune senso del pudore.

15 Gino Galli, Nudo di donna (autoerotismo), anni Venti, olio su tavola cm 118×135, Coll. privata

Potrebbe essere stato proprio un dipinto “scandaloso” come questo (oltre all’attività di confidente di Bice Pupeschi) ad aver allontanato dal circuito ufficiale dell’arte Gino Galli, il cui nome torna ora alla ribalta con questa mostra, che ha il pregio di svelare quadri di rara bellezza. La Verità svelata dal Tempo, mi verrebbe da dire. Ma in questo caso non dobbiamo ringraziare il vecchio dio alato, ma gli studiosi che si sono messi sulle tracce del pittore.

Nica FIORI   Roma 19 Marzo 2023

“Gino Galli (1893-1944). La riscoperta di un pittore tra Futurismo e Ritorno all’ordine”.

L’accesso è dalle scale laterali della terrazza del Palazzo del Rettorato nella Città Universitaria (piazza Aldo Moro). Ingresso libero dal lunedì al sabato ore 15-19