di Silvana LAZZARINO
Filo conduttore l’identità europea ad accompagnare le mostre del festival che si apre il 28 aprile 2023 a Reggio Emilia
Sempre più si parla di convivenza, interazione, condivisione tra popoli e culture diverse al fine di creare un ponte di collegamento tra pensieri, idee, in cui si possa costruire un progetto di vita condiviso dove sia dato valore all’alterità come all’unicità di ciascuno, dove l’altro non sia visto quale persona da sottovalutare, ma da includere per arricchire il proprio spazio dove ogni esperienza è motivo di evoluzione e accrescimento. In Europa vivono e si incontrano diverse culture ciascuna portatrice di una propria e specifica storia fatta di tradizioni, usi e costumi da cui apprendere nuovi saperi per entrare in contatto con esperienze e vissuti magari distanti eppure spesso affascinanti proprio per quella ventata di novità che portano con sé. A raccontare le sfumature dell’identità di questa comunità multietnica quale quella europea accostando tematiche legate all’inclusione e all’esclusione, è la XVIII edizione del Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia dedicata all’idea di Europa e dei popoli che la abitano che inaugura il prossimo 28 aprile 2023.
Promosso e prodotto da Fondazione Palazzo Magnani insieme al Comune di Reggio Emilia e con il contributo della Regione Emilia-Romagna, questo festival a caratura internazionale, vincitore dell’edizione 2022 dei Lucie Awards a Los Angeles, il premio più ambito nel settore, quale miglior Photo Festival of the Year, attraverso le opere dei protagonisti sia maestri, sia giovani esordienti offre un’occasione per osservare come il mondo sia sempre più in costante evoluzione e come sia giunto il tempo di seguire e ascoltare i segnali di questo cambiamento per ottimizzare la vita sociale entro un clima di accoglienza e spirito di cooperazione, rivalutando le potenzialità di un habitat che sempre più richiede rispetto e cura.
Al centro dello sguardo di questa edizione allestita, come pe le precedenti presso i Chiostri di San Pietro, Palazzo da Mosto, Chiostri di San Domenico, Palazzo dei Musei, Biblioteca Panizzi, Spazio Gerra e gli spazi del Circuito OFF, è la riscoperta dell’identità individuale e sociale sempre più messe alla prova. Infatti i progetti selezionati fanno riferimento proprio a quanto citato nel titolo della manifestazione “Europe matters: visioni di un’identità inquieta” a partire dalla riflessione sull’idea di Europa e sugli ideali che la costituiscono. Al centro di ogni esposizione sono le domande sulla condizione in cui si trova questa realtà globalizzata e interculturale dove l’Europa da tempo non esercita più quell’egemonia spirituale e materiale che per secoli le è stata riconosciuta. Emergono dalle immagini fotografiche incertezza e inquietudine quali sensazioni predominanti di un’identità sempre più mutabile e varia.
La direzione artistica vede accanto a Tim Clark (editor 1000 Words & curator Photo London Discovery), Walter Guadagnini (storico della fotografia e Direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia), e Luce Lebart (storica della fotografia, co-autrice del fondamentale volume Une histoire mondiale des femmes photographes, curatrice di mostre e ricercatrice sia per la Collezione dell’Archive of Modern Conflict che in modo indipendente). I tre direttori artistici così si sono espressi riguardo la selezione:
” abbiamo selezionato dunque progetti fotografici che si soffermano in particolare sulle persone e sul tema dell’identità, affrontando temi come le politiche di inclusione ed esclusione e la presenza della storia e della cultura in questo momento storico. Il nostro intento è stato quello di esaminare la relazione fra vari concetti di identità nazionale e comunità democratica, nonché le realtà multiculturali dei singoli paesi europei, che hanno come scopo la ricostruzione, la solidarietà e i modi alternativi di vivere, vedere e comprendere insieme.”
Fulcro del Festival gli spazi delle sale dei monumentali Chiostri di San Pietro (Via Emilia San Pietro, 44/c che ) accolgono dieci esposizioni come quella di Mónica De Miranda che con “The Island” mette in discussione le nozioni standard di identità fondate sulle categorie di razza e genere, attraverso una contro-narrazione costruita dalle complesse biografie che si intersecano e da cui emergono le storie e le culture africane nella loro autonomia e diversità.
Mettendo in luce e dando rispetto alla partecipazione attiva e dinamica di uomini e donne di origine africana che vivono e hanno vissuto in Portogallo ed i cui contributi sono al centro delle storie dei luoghi in cui sono oggi integrati, fa cadere ogni pregiudizio a riguardo radicatosi nella società portoghese. Ad Istanbul e ai profondi cambiamenti che stanno interessando non solo la città, ma la società turca guarda il lavoro di Jean-Marc Caimi & Valentina Piccinni con.” Güle Güle” i cui soggetti ritratti legati alle comunità emarginate svelano solo alcune delle realtà che si celano: come la gentrificazione, la critica situazione in cui vertono le classi sociali più deboli, la crescente discriminazione della comunità LGBTQ+, il massiccio flusso migratorio dei rifugiati siriani e l’endemica problematica curda. L’interazione di immagini scattate in situazioni differenti e messe in dialogo tra loro portano a porsi domande creando un cortocircuito a rivelare scenari inimmaginabili. L’aspetto legato alla condivisione e partecipazione quale espressione di appartenenza sono al centro del lavoro di Simon Roberts presente in questa manifestazione entro questo spazio dei Chiostri di San Pietro con “ Merrie Albion & The Brexit Lexicon”. Se con Marrie Albion l’autore fotografa il Regno Unito, offrendo occasione di riflessione sulle nozioni di identità e appartenenza e su cosa significhi essere britannici in questo momento cruciale della storia contemporanea, con The Brexit Lexicon, opera video in due parti, raccoglie i termini più comuni che hanno caratterizzato le discussioni sulla Brexit sia in politica che nei media durante l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea.
Contro il crescente popolarismo e la discriminazione in senso ampio: xenofobia, omofobia, misoginia e anche crisi climatica è rivolto The Archive of Public Protests. You will never walk alone, mentre all’identità culturale dell’Italia meridionale entro una sua costruzione in termini visivi e sociologici guarda il progetto multimediale Parallel Eyes di Alessia Rollo in cui ci si confronta con immagini che rappresentano parte di un vasto patrimonio rituale tuttora vivente, dove un ruolo importante lo hanno avuto gli eventi rituali ad oggi “amuleti necessari” per abitare la propria esistenza sempre meno comunicativa seppur più collegata.
A tracciare il passaggio degli esuli nell’Italia meridionale e nelle Alpi è Bilateral di Samuel Gratacap che diventa anche un lavoro fotografico sul paesaggio, su entrambi i lati del confine, da un mondo all’altro. Vi sono coloro che cercano di passare i confini e vi sono quelli che restano nei luoghi in cui vivono lottando per rendere il mondo meno violento, Odesa riunisce gli scatti di Yelena Yemchuk affascinata fin da bambina dalla reputazione di questa città quale luogo libero durante l’epoca sovietica.
Ai margini delle aree coltivate o negli spazi incolti con L’Or des ruines Geoffroy Mathieu segue i raccoglitori alla ricerca di prodotti naturali. La sua è un’osservazione antropologica poiché in questi paesaggi danneggiati si tessono nuove economie aprendo a quello che potrebbe essere un nuovo modo di vivere in una realtà in comune dove ogni prodotto della terra dalla frutta alle piante medicinali, può essere raccolto singolarmente o in gruppo.
A restituire le narrazioni personali dei giovani verso una riscoperta di sé in Francia e Martinica è il lavoro proposto da Cédrine Scheidig che con De la mer à la terre invita ad una riflessione su temi politici, l’ibridazione culturale, le mascolinità moderne e la migrazione in particolare con la serie “It is a Blessing to be the Color of Earth” (2020) e la serie “Les mornes, le feu”, iniziata nel 2022 in Martinica dove l’artista rivela le connessioni tra due territori e gli immaginari dei loro abitanti. Il suo sguardo poetico restituisce delicati ritratti di giovani, come anche le nature morte e i paesaggi urbani infondono l’emozione suscitata da quel luogo.
Al piano terra del Chiostro di san Pietro nelle sale affrescate è ospitata la mostra storica che in questa edizione vede esposte le fotografie di Sabine Weiss scomparsa all’età di 97 anni nel 2021 che insieme a Robert Doisneau è considerata una delle più importanti voci della fotografia umanista francese, per essere riuscita a immortalare con autenticità gesti, sguardi e sentimenti di persone ritratte nella loro spontanea quotidianità riferita ad azioni e comportamenti abituali su cui lei si soffermava. Curata da Virginie Chardin, e realizzata con il patrocinio del Consolato Generale di Svizzera a Milano. la mostra “Sabine Weiss. Una vita da fotografa” attraverso foto d’archivio e numerosi documenti e riviste dell’epoca ripercorre l’intera carriera della fotografa dagli esordi nel 1935 fino agli anni ’80. L’esposizione è prodotta da Atelier Sabine Weiss Studio e da Photo Elysée con il supporto di Jeu de Paume e Les Rencontres d’Arles.
Alla committenza è riservato lo spazio della sede dei Chiostri di San Domenico (Via Alighieri, 11) dove sono esposte le opere della fotografa italiana Myriam Meloni da cui emerge un ritratto delle “Europa” contemporanee in cui affiora una nuova osservazione critica rispetto alla contaminazione culturale e i due progetti vincitori della Open Call di Mattia Balsamini e Camilla de Maffei rispettivamente con Protege Noctem – If Darkness disappeared che documenta la battaglia per la difesa dell’oscurità e con Grande Padre che invita a riflettere sul rapporto globale tra individuo, società e potere. A Palazzo da Mosto (Via Mari, 7) sono presenti le opere fotografiche Masters of Contemporary Photography provenienti dalla collezione di Ars Aevi che celebrano la Bosnia Erzegovina come Paese Ospite di questa edizione del festival e al piano terra sono i due lavori realizzati dall’artista belga Ariane Loze dal titolo Utopia e Studies and Definitions per riflettere sull’Europa attraverso la trattazione di tematiche quali l’essere comunità, il sentirsi rappresentati, la ricerca del bene comune e l’immaginazione di un’utopia.
Non mancano diverse mostre partner che gravitano intorno al festival, ospitate nelle più importanti istituzioni culturali cittadine da cui sono state organizzate. Tra queste presso Palazzo dei Musei trovano sede l’esposizione “Un piede nell’Eden. Luigi Ghirri e altri sguardi. Giardini in Europa e L’Architettura degli Alberi”, a cura di Ilaria Campioli dove protagonista è l’elemento naturale da cui a partire dagli anni Settata e Ottanta erano iniziate le ricerche di Luigi Ghirri e la mostra collettiva che a partire dal progetto del Comune di Reggio Emilia “Giovane Fotografia Italiana #10 | Premio Luigi Ghirri 2023” valorizza i talenti della fotografia italiana under 35 invitandoli a riflettere sul motivo dell’appartenenza.
Queste esposizioni e molto altro legato anche alla declinazione musicale di Fotografia Europea con Fotofonia curata da Max Casacci produttore e fondatore dei Subsonica, accompagnano i visitatori in un viaggio come sostiene l’Assessora alla Cultura del Comune di Reggio Emilia Annalisa Rabitti “ai margini delle criticità e dei problemi del nostro continente.” e aggiunge come il progetto rappresenti “una mostra potente, profondamente ‘politica’, che ha uno sguardo profondo verso la complessità dell’attualità, verso il mondo: le immagini che vediamo è come se ci dessero uno ‘schiaffo’, come se provocassero in noi un risveglio per metterci davanti agli occhi l’inquietudine e le criticità che ruotano intorno all’idea di identità. Per questo motivo e per il significato che porta con sè, trovo che questa sia una edizione importante, imperdibile e soprattutto necessaria, che non potevamo non fare.”
Per Fotofonia che inizia il 28 aprile 2023 in Piazza Prampolini, citiamo tra gli altri la giovane cantante Whitemary autrice di una “dance” trascinante ed intelligente, Spime.im, collettivo torinese che caratterizza il suo stile nell’interazione tra immagini e tecnologie musicali ed il tastierista dei Nine Inch Nails, Alessandro Cortini con un proprio progetto elettronico dai grandi numeri d’ascolto. Il 28 aprile presso Polveriera a partire dalla mezzanotte, l’appuntamento con la fotografia è insieme a Nicolas Ballario (esperto d’arte contemporanea, volto di Sky Arte e voce di Radio Rai) e Rodrigo D’Erasmo (polistrumentista, compositore e membro degli Afterhours) con il progetto Lives che ambisce a stilare una serie di “romanzi musicali” dell’arte e, in questo caso, della fotografia con una special edition su Nan Goldin fotografa attivista statunitense membro fondatore del gruppo di advocacy PAIN (Prescription Addiction Intervention Now) e attivista di ACT UP (AIDS Coalition to Unleash Power).
I biglietti sono acquistabili sul sito www.fotografiaeuropea.it o presso la biglietteria del Festival Fotografia Europea ai Chiostri di San Pietro – Via Emilia 44-/C – Reggio Emilia. Per maggiori informazioni: 0522 444446, info@fotografiaeuropea.it
Silvana LAZZARINO Roma 23 Aprile 2023
Fotografia Europea 2023
“Europe Matters: visioni di un’identità inquieta”
la XVIII edizione del Festival di Reggio Emilia
Reggio Emilia
Chiostri di San Pietro, Palazzo da Mosto, Chiostri di San Domenico,
Palazzo dei Musei, Biblioteca Panizzi, Spazio Gerra,
e gli spazi del Circuito OFF accolgono mostre di grandi maestri e di giovani esordienti
28 aprile- 11 giugno 2023
Per Informazioni: telefono 0522 444446, info@fotografiaeuropea.it,