di Nica FIORI
Roma non smette mai di stupirci per i tesori artistici che vi sono “nascosti” e che qualche studioso riesce a ritrovare grazie alle sue ricerche: è questo il caso di due porzioni di affresco, identificate come parti di un grande dipinto di Ludovico David, provenienti dal distrutto Collegio Clementino.
I dipinti sono stati presentati alla stampa il 16 maggio 2023 nella Caserma “Giacomo Acqua”, sede del Comando della Legione Carabinieri “Lazio”, situata in Piazza del Popolo. In questo edificio erano stati collocati ai lati di un finestrone al termine della prima rampa dell’imponente scalone realizzato da Giuseppe Valadier, ma di essi non si conosceva né l’autore né la provenienza.
“Abbiamo preservato questa opera per decenni – ha dichiarato il Generale di corpo d’Armata Antonio de Vita, comandante della Legione Carabinieri Lazio – e una volta scoperto il suo valore artistico siamo promotori del restauro insieme alla Soprintendenza, che ringrazio per lo studio e il progetto dell’intervento conservativo, e Intesa Sanpaolo che lo sostiene attraverso il progetto Restituzioni. La nostra caserma vuole mantenere uno stretto legame con la città assicurando la fruibilità a tutti i cittadini che potranno ammirare l’opera una volta riportata ai suoi colori originali”.
Le due porzioni di affresco facevano parte della perduta decorazione pittorica del Collegio Clementino, un complesso architettonico che venne distrutto nel 1936 per far posto alle nuove costruzioni intorno al Mausoleo di Augusto. Il collegio, che doveva il nome a papa Clemente VIII, era stato fondato nel 1595 con lo scopo di educare i giovani nelle belle lettere e nelle arti liberali. Venne affidato ai Somaschi e nel collegio si formarono molti personaggi noti, tra cui Benedetto XIV, come ricordato in una targa nell’edificio che ha preso il suo posto in piazza Nicosia.
Gliaffreschi ritrovati raffigurano Adamo ed Eva, insieme a San Giovanni Battista e a due putti che presentano simboli del battesimo. Questi personaggi sono stati dipinti nella cupola della Cappella dell’Assunta, il cui soggetto era la Madonna in Gloria contornata da santi e angeli. Sappiamo che quest’opera venne completata nel 1695 dal pittore Ludovico David (Lugano 1648 – Roma? post 1709), originario del Canton Ticino, come del resto l’architetto Carlo Maderno, cui si doveva l’erezione della cappella.
Il merito del ritrovamento va all’architetto Alessandro Mascherucci, della Soprintendenza Speciale di Roma. Grazie alle foto in bianco e nero della cupola, fatte prima della sua demolizione, egli ha riconosciuto le figure di Adamo ed Eva nelle due porzioni di affresco conservate nella caserma di piazza del Popolo, dove erano state montate al contrario.
La presenza dei progenitori dell’umanità, collocati immediatamente sotto alla Madonna, doveva probabilmente alludere al legame che unisce il cielo con la terra. La Vergine Maria, infatti, può essere vista come la “nuova Eva”, che, come scriveva sant’Ireneo
“obbedendo alla Parola di Dio, scioglie il nodo del peccato e della morte, a cui Eva ha condannato tutta l’Umanità”.
Ludovico David, come ha tenuto a precisare Mascherucci, era un pittore “colto” (era anche trattatista e matematico), che a Roma ha lasciato poche testimonianze del suo lavoro: oltre a queste due porzioni di affresco, una pala d’altare dello stesso Collegio Clementino, conservata a Palazzo Venezia, e due tele (l’Adorazione dei Pastori e l’Adorazione dei Magi, entrambe datate al 1695) nella chiesa berniniana di Sant’Andrea al Quirinale.
Questo ritrovamento lascia ora sperare che possa venir fuori qualche altro frammento della decorazione della cupola distrutta. Quando si procedeva a una demolizione, infatti, non era raro che, una volta messe in sicurezza le parti da salvare, gli addetti del cantiere si appropriassero di porzioni di affresco che altrimenti sarebbero finite alla discarica.
I pezzi ritrovati erano stati staccati e rimontati su tela: dovevano essere destinati alla Galleria Nazionale di Arte antica di Palazzo Corsini, ma non se ne fece niente per mancanza di spazio e andarono a Palazzo Venezia, dopo di che a un certo punto vennero “prestati” alla Caserma di piazza del Popolo, dove si perse nel tempo il ricordo di quanto era avvenuto. La storia degli affreschi è stata confermata il giorno prima della loro presentazione alla stampa, dal ritrovamento, dietro il pannello con la figura di Eva, di un cartoncino del 1936 che ne certifica la provenienza e la loro assegnazione alla Sala Corsini e poi a Palazzo Venezia.
“Dobbiamo questa scoperta alla pregevole memoria visiva del nostro architetto Alessandro Mascherucci – ha dichiarato Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma -: di questo affresco, infatti, non rimanevano che sbiadite immagini in bianco e nero. Mi piace sottolineare come in poco tempo Carabinieri, Intesa Sanpaolo e Soprintendenza siano riuscite a organizzare un progetto di restauro, già ai nastri di partenza. Una ulteriore dimostrazione della fondamentale importanza della collaborazione tra istituzioni pubbliche e private”.
Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici Intesa Sanpaolo, ha affermato a sua volta:
“Da oltre 30 anni, grazie a Restituzioni, la nostra Banca si prende cura dei beni d’arte del Paese affiancando le istituzioni pubbliche nel compito di proteggere e valorizzare il patrimonio nazionale. È motivo di orgoglio, in occasione della XX edizione del programma, restituire a nuova bellezza gli affreschi di Ludovico David custoditi nella storica Caserma “Acqua” in Piazza del Popolo”.
L’intervento sarà condotto dalla restauratrice Mariarosaria Di Napoli con le più aggiornate tecniche conservative; terminerà il prossimo settembre e sarà aperto al pubblico per iniziative come la Notte dei Musei e le Giornate Fai. Al termine del restauro l’opera, ricomposta dalla giusta unione dei due frammenti, avrà un nuovo posto, fruibile dai visitatori in particolari giornate, all’interno della stessa Caserma.
Di questo edificio si ricorda che è stato edificato nel Quattrocento per volere di papa Gregorio XII come convento dei monaci agostiniani; nel Settecento è stato adibito ad alloggiamento delle truppe di Clemente XII; nel 1834 ha assunto un aspetto neoclassico ad opera di Valadier ed è diventato nel 1870 la prima sede dell’Arma dei Carabinieri nella nuova Capitale. Al suo interno si conservano diversi gessi di gusto neoclassico e i pregevoli frammenti di affreschi cinquecenteschi staccati dalla Torre di Paolo III, parte di una dimora molto articolata che si estendeva a fianco del convento di Santa Maria in Aracoeli, demolita per costruire al suo posto il Vittoriano.
Nica FIORI Roma 21 Maggio 2023