di Elena GRADINI
Liberamente
A cura di Elena Gradini
Liberamente é il mandala silenzioso e sapienziale che Rita Turriziani Colonna ha fatto del proprio percorso artistico.
Artista dalla raffinata sensibilità nella percezione del reale, dei vissuti interiori, approda alla scultura in ceramica dopo aver sperimentato le diverse tecniche che il panorama artistico offre per poi trovare la propria collocazione estetica nella creazione di originalissime opere scultoree ceramiche, ove spesso quest’ultima viene posta in dialogo con i tessuti, con le trame.
Emerge un universo creativo estremamente elegante e raffinato, decantato nella materia che si rende nobile, quasi morbida, sotto le mani sapienti dell’artista che riesce a trasformare la durezza del materiale ceramico in una delicata frammentazione del vivere reale. Nelle sue produzioni vive l’amore per la vita, per le pause, per i momenti di gratitudine e gratificazione del quotidiano, che Rita esalta e nobilita attraverso le sue opere. Nelle infinite varianti che la sua libera mente restituisce trova posto tutto il suo universo immaginifico, rappresentato da pittosculture, volti femminili, busti ceramici, e poi ancora frammenti intessuti che abitano la superficie come fossero brandelli di ricamo, strappi, ricuciture dell’esistenza che lei blocca nell’istante in cui la materia comune diviene pensiero creativo e si mostra con tutta la forza espressiva del ricordo che emerge.
Nelle opere c’è infatti la trasposizione degli affetti nella materia, e la ceramica posta in dialogo che restituisce forma al pensiero, ai sogni, ai ricordi d’infanzia fatti di affetti, di sogni, di desideri antichi che come il mare profondo riemergono in superficie e con prepotenza reclamano il loro posto a questo mondo. Allora appaiono le serie, se così sono inquadrabili, dedicate alla donna, alla lettura, alle farfalle, alla Natività, al mare. Onde immote e leggere. La ceramica ed il filo di ferro che insieme restituiscono un mare incantato abitato dai suoi pesci rossi, ridenti e flebili come la spuma delle onde.
V’è poi il ricordo antico nei busti, lavori significanti in cui l’artista spende tutta se stessa, quasi una proiezione del sé, in cui il busto è opera solida, forte, ma lavorata con una abilità tale da sembrare una veste delicata, sulla cui superficie incide un ricamo che sembra più seta che ceramica e le cuciture in tessuto rendono viva questa ambivalenza dei materiali, apparentemente antitetici, posti in dialogo continuo. Colori, smalti, tecniche dissimili, confluiscono nella sua mente prima e nelle sue mani dopo per aprirsi alle forme della creatività senza confini, senza limiti né imposizioni, e attraverso di essi la ricerca si fa via via più sottile, più elegante e raffinata sino a restituire il suo universo personale, sfumato in ogni singola creazione.
La ceramica sta alla scultura come i lavori a maglia stanno ai ricordi, e in ogni piega, in ogni frangia vive un passaggio esistenziale ove ricucire gli strappi che il vivere riserva sembra essere il sottile filo conduttore di tanta manualità guidata dal pensiero. Ceramica e filo, gomitoli e ferri, idea e progetto, sono tutti strumenti dei quali essa si serve per restituire le sensazioni dell’abitare umano, della sensibilità dell’anima nascosta sotto pieghe interminabili di cose più importanti da fare che sopisce, attende, pazienta, per poi emergere con tutta la prepotenza dello spirito che prevale sulla banalità del quotidiano e lo rielabora secondo la sua propria visione estetica, dove convive il contraltare tra la bellezza delle cose e la realtà dell’esistenza che sa essere anche triste.
Creazioni leggiadre, effimere, sapienti e divertenti insieme, sono le sue produzioni che la circondano e dove in ciascuna di esse abita un po’ dell’artista, come se in ognuna vi fosse un brandello di Rita, delle sue sensazioni, dei suoi desideri. In questa poetica del segno la ceramica diviene prezioso ricamo di memorie, tenue come i colori utilizzati e forte come la durezza del materiale stesso. Ogni pezzo vive come frammento di un insieme ma allo stesso tempo anche come singola entità autoreferenziale che si colloca nel suo spazio.
Piace pensare che nelle sue tessere, nelle ceramiche smaltate vi sia il ricordo della parte che è nelle sue origini della Romagna, delle sue ceramiche, dei preziosi mosaici ravennati in pasta vitrea, della musica giocosa delle balere, della manualità culinaria e gastronomica, e di tutta quella gioia di vivere insita nei romagnoli, che trova sempre occasione di emergere e coinvolgere. Abitare i suoi mondi vuol dire condividere intime porzioni della sua esistenza, gentilmente offerta al pubblico.
Piace pensare che ciascuno di questi universi custodisca la sua propria anima come un piccolo tassello di un grande mosaico affettivo, che i suoi busti, tanto potenti quanto delicati, siano in attesa di essere vestiti dalle loro amazzoni, donne meravigliosamente libere, con i capelli al vento e il cuore saldo nei propri ideali.
Elena GRADINI Roma 30 Luglio 2023