“Ombre di luci a Capodanno”, la personale di Francesco Maria Bonifazi alla Librogalleria “El Topo”.

di Rita RANDOLFI

Francesco Maria Bonifazi mette a nudo la propria anima nella personale presso la Librogalleria “El Topo” di via delle Acacie 15c, il cui titolo “Ombre di luci a Capodanno” contiene un ossimoro che fa intuire la liricità della sua poetica.

Cinque tele di  formato ridotto e un dipinto particolare concepito come un grande puzzle, raccontano i temi cari all’artista, che con una nuova grammatica costituita da forme, colori, sagome, luci e ombre accennate o dichiarate in maniera più decisa, mai “gridata”, piuttosto sussurrata, dà vita a dipinti che richiedono una fruizione attiva.

Bonifazi infatti non vuole solo parlare di sé, esprimere il mondo che ha dentro, ma invita l’osservatore a compiere un viaggio nel quale riconoscersi e vedere rispecchiati tutta la grandezza e la fragilità della natura e dell’uomo, nel tentativo di una conciliazione tra gli opposti, forte e fragile, creativo e distruttivo. Il tempo dunque diventa una dimensione importante non solo per il pittore che pian  piano si svela, ma anche per il fruitore che deve impegnarsi e guardare senza fretta per decodificare il linguaggio dell’autore e ascoltare le emozioni che trasmette. I titoli delle opere, come spiega l’artista, non sono didascalici ma forniscono una delle possibili chiavi di lettura dei quadri che possono essere interpretati in un’ottica globale, e dunque tutti insieme, ma anche scomposti uno per uno, come fosse un’orchestra che funziona sia quando gli strumenti eseguono gli assolo  sia quando suonano in concerto.

L’emoji del giudice bonario (acrilico su tela, cm 40 x 40) è un quadro nel quadro:

Francesco Maria Bonifazi – Emoji del giudice bonario– 2023 – Acrilico e pigmenti su tela – 40 x 40

il caos primigenio, nel quale si intravedono elementi naturali, è rappresentato all’esterno di una lente,  dentro la quale compare una realtà ordinata: a sinistra un muro di recinzione di campagna, chiaro omaggio a La vedetta di Fattori, a destra un edificio moderno di vetro e ferro con una copertura avveniristica. I due fabbricati inquadrano una strada che va dritta verso una collina brulla che si staglia in lontananza. Ma la lente, per definizione, è uno strumento che indirizza l’occhio di chi guarda e lo guida ad entrare in un’altra dimensione più profonda, onirica. Le linee degli oggetti rappresentati riproducono infatti tratti stilizzati di un volto, quello del giudice bonario per l’appunto. Ma chi è questo personaggio misterioso? Una sorta di “grillo parlante”, la coscienza? E qual è la realtà che l’artista vuole rappresentare, quella che è all’interno o oltre i bordi della lente?

Ecco che inizia un viaggio tra dentro e fuori, ragione e sentimento, passato (il muretto alla Fattori) e presente (l’edificio di vetro e acciaio). La distorsione anamorfica dei maestri del Rinascimento si mescola ai ricordi dell’uso della camera ottica di Canaletto, alle visioni di Escher, alle architetture di Sironi, alla metafisica e agli enigmi di De Chirico, perché Bonifazi costella i suoi lavori di citazioni colte, che fanno parte della sua formazione accademica. Del resto Francesco Maria insegna storia dell’arte in un liceo di Roma, e lo studio è alla base dell’ispirazione.

Il Giudice bonario è “il padre” – così lo ha definito l’artista stesso – di tutte le altre tele, tre delle quali costituite da una sorta di sovra (o sotto ?) struttura di verticali e orizzontali che si intrecciano, quasi fossero la trama e l’ordito di un tessuto, che ricorda una di quelle tovaglie quadrettate di una volta, che si usavano nelle case di campagna, impregnate del profumo dell’accoglienza e dell’allegria.

È infatti la casa il tema che fa da sottofondo ai dipinti esposti, una casa perduta o da ricostruire, inquinata e da purificare, il nido familiare, il pianeta Terra. Una “casa” per un defunto è Piramide Cestia (acrilico su tela, cm 40 x 40), una tela dominata da questo stupefacente monumento sepolcrale romano, imitazione modesta delle maestose tombe dei faraoni egizi, a significare simbolicamente la fine di un legame affettivo molto importante. L’opera ha avuto una lunga gestazione, confida il suo autore, da gennaio a luglio 2023, ed è stata il frutto di una lenta ma necessaria elaborazione interiore di una separazione dolorosa.  A sinistra si intravede una piccola casa,  il desiderio di essere amati e di amare, di essere protetti e di proteggere, e a destra un albero, metafora della rinascita dalle macerie di un rapporto definitivamente concluso. Gli oggetti appaiono e scompaiono dietro o davanti la struttura a griglia, che torna anche in

Francesco Maria Bonifazi – La Croce in mezzo alla via. – 2023 -Acrilico su tela – 40 x 40 cm

La Croce in mezzo alla Via (acrilico su tela, cm 40 x 40), dove una piccola croce gialla compare sotto una macchia di verde, che fa venire in mente la folta chioma di un albero rigoglioso, ancora una volta simbolo di resurrezione, dopo aver attraversato un dolore. Le trasparenze dell’acqua, le vibrazioni del cielo sembrano muoversi e trasportare, accompagnati da un silenzioso viandante visto di spalle, abbigliato con un saio dotato di cappuccio, in un altrove intriso di malinconia, dove la croce, seppur opacizzata, si confonde con linee e colori, ma resta immutata e immutabile, come la cicatrice di una ferita.

Ricordo di un dolore rappresenta il riassunto della vita e della poetica dell’artista.

Francesco Maria Bonifazi, Ricordo di un dolore, 2023, Acrilico su tela , 40 x 40 cm

Tornano a sinistra  l’albero verde, la cui chioma funge da quinta scenica che incornicia la mezza lente, strumento per osservare meglio, che contiene un riferimento a Autoritratto – IO (acrilico su tela, cm 40 x 40), un quadro dipinto nel 2012 in cui Bonifazi esprime le sfumature della sua personalità attraverso quadrati di colore. A destra  un’altra lente diventa l’ambiente ideale per ospitare la piramide Cestia. E di nuovo la trama e l’ordito di un immaginario tessuto, una sorta di tappeto della vita, che annoda le colorate e colorite esperienze terrene, al cielo azzurro, alla libertà, al bisogno esistenziale di salvezza, che si conquista molto più spazio nel quadro, come a dire che le sofferenze non devono avere il sopravvento sul desiderio di felicità. I colori tenui, delicati esprimono un carattere riflessivo, venato di nostalgia, ma anche proiettato verso il sogno di un futuro più armonico, più empatico, dove gli opposti possano armonizzarsi, compenetrarsi, conciliarsi.

Solo righe orizzontali (acrilico su tela cm 40 x 60) non deve essere interpretato come un mero esercizio di stile, ma come un sospiro di sollievo, l’agognata e raggiunta liberazione, l’incontro tra terra e cielo dietro il silenzioso e tenero sguardo di una luna piena.

Francesco Maria Bonifazi – Solo righe orizzontali– 2023 – Acrilico su tela – 40 x 40 cm

Niente più griglie quindi, ma solo righe orizzontali che sconfinano dallo spazio limitato della tela, per avvolgere il fruitore, fasci di colori in cui la luce si fonde e rischiara, creando un’atmosfera nuova permeata di un sentimento dolce di tranquillità, la conquista della pace interiore.

Infine l’ultima grande opera, dal titolo Dente di leone  è costituita da 60 tasselli di legno (ognuno cm 7 x 7) che possono essere letti sia individualmente, che insieme, a formare un unico grande dipinto. Riproponendo un percorso già intrapreso nel 2002, e giocando con i mosaici ed i polittici medievali e del primo Quattrocento Bonifazi propone un quadro composto da  diverse tessere uniche, che rappresentano frammenti di esistenza, ognuno con un proprio intrinseco valore. Ogni pezzo è acquistabile singolarmente, proprio come era consuetudine tra i mercanti di un tempo che, per soddisfare la brama di collezionisti senza scrupoli, smembravano le tavole dipinte, le predelle, le cuspidi.

Francesco Maria Bonifazi – Fine di un Amore- 2023 – Acrilico su tela – 40 x 40 cm

Bonifazi stesso diventa il nuovo Federico Zeri, in grado di ricomporre e scorporare all’infinito, aggiungere e sottrarre elementi, a seconda delle sorprese più o meno piacevoli che la vita gli riserva. E così l’artista-demiurgo interpella di nuovo il suo fruitore, rendendolo attivo, chiamato anche lui a costruire e disfare, a vedere tutto, ma anche il tutto in un frammento. Perché non è tanto importante quanto sia lunga la vita, ma come è stata vissuta, non è determinante conteggiare quanti legami si sono instaurati e quanti sciolti, ma riflettere sull’impronta che ogni relazione ha lasciato nel nostro cuore e quanto abbiamo depositato di noi nel cuore degli altri, sulla terra. É come se l’artista volesse interrogarci con questa riflessione: “E tu, quale tua eredità vuoi donare agli altri?”

Un invito alla responsabilità, dunque, a non lasciarsi scivolare addosso le situazioni, a relazionarsi con le persone e con la natura in modo più consapevole, ma soprattutto più conciliante, perché la guerra al creato, e agli uomini, è una follia insensata.

Rita RANDOLFI  Roma 1 Ott0bre  2023

Ombre di luci a Capodanno

Librogalleria “El Topo” di via delle Acacie 15c

Vernissage venerdì 6 ottobre ore 18,30. Visitabile da lunedì a venerdì ore 12-20, sabato ore 16-20

Contatti:  francescomariabonifazi@gmail.com